Sotto la lente - E' il momento di fare sul serio

12.09.2014 02:55 di Carmen Vanetti Twitter:    vedi letture
Sotto la lente - E' il momento di fare sul serio
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© foto di Alberto Lingria/PhotoViews

E ora si fa sul serio.

Sì, il campionato in realtà è alla seconda giornata, ma la prima è stata sostanzialmente un antipasto, innocuo per le grandi, ancorché incomplete perché affollate di nazionali di tutto il mondo reduci dal Brasile: in realtà si sarebbe benissimo potuto iniziare diretamente questa settimana, in tutta calma, visto che a fine stagione non sono in calendario competizioni internazionali (per carità, non tocchiamo le ferie natalizie dei poveri calciatori italiani....).
Comunque da adesso si entra nel vivo, anche perché nel vivo entrano anche le competizioni europee, che non mancheranno di riflettersi anche sul rendimento in campionato, sia sul piano del logorio fisico sia per contraccolpi psicologici dovuti agli esiti più o meno incoraggianti o infausti.

Adesso il campo dirà la verità e la nuova (quanto alla guida tecnica) vecchia (per buona parte della rosa rimasta al suo posto) Juventus dovrà dichiarare davanti a quel giudice inflessibile che è il prato verde la sua vera forza.
I due pezzi pregiati, Vidal e Pogba, sono rimasti: anche se è scorretto definirli i due veri acquisti perché già c'erano e la stessa Juve, per bocca dei suoi dirigenti, si era proclamata società compratrice e non venditrice.
Scopriremo se gli innesti sono stati azzeccati, soprattutto se giovani come Coman e Morata sbocceranno sino a diventare altrettanti gioielli: anche se in molti, me inclusa, rimane il rimpianto per i giovani di area Juve lasciati tutti a maturare altrove, invece di farli crescere a fianco dei campioni cui avrebbero potuto concedere un po' di respiro e che magari avrebbero potuto pungolare con la loro freschezza e con la loro fame di conquistarsi un posto lassù, dove volano solo i grandi;  due o tre di loro sembrano già pronti per il grande salto, e purtuttavia restano in provincia; ma questo è un male, e un mistero, certo non solo bianconero, bensì tutto italiano: non si riesce a trovare il coraggio di affidarsi ad un ventunenne, a meno che non sia straniero. Ben vengano i Morata e i Coman e gli Optì Pobà (con buona pace di Tavecchio), ma anche agli Zaza, ai Rugani, ai Berardi e compagnia cantante dovrebbero essere concesse le stesse opportunità: non foss'altro perché sono loro a dover poi costituire, prima o poi, l'ossatura della Nazionale.

Non so nemmeno se eventuali limiti posti alla presenza di non italiani nelle rose o in campo possano essere la soluzione giusta: servirebbe e basterebbe solo un radicale cambio di mentalità, ma è qualcosa che, ahimè, non si può vestire e svestire come un abito, è piuttosto una seconda pelle di cui sarà dura, pur se indispensabile, liberarsi.

Per tornare alle cose di casa Juve, uno dei lati certamente positivi del ritorno della parola, senza appello, al campo sta nella speranza che metta fine alla diatriba, quasi alla faida, tra tifosi divisi tra chi ricorda con stima e affetto Conte per i tre esaltanti vissuti assieme e chi lo insulta come traditore.
Una vicenda assolutamente squallida, generata anche da una strana gestione dell'addio da parte del club, quanto a tempistica e modalità, con il tecnico uscente lasciato solo, e troppo tardi, a prendersi tutta la responsabilità della decisione (una patata bollente che un'organizzazione sostanzialmente debole ha pilatescamente scaricato); ben diverso trattamento è stato riservato a Luca di Montezemolo in uscita dalla Ferrari, un altro asset, ma decisamente assai più considerato e strutturalmente ben più forte, della Grande Madre (Matrigna per la Vecchia Signora) Exor: per lui conferenza ufficiale con l'ad del gruppo che  presentava l'evento come un'opportunità per la Ferrari per scattare verso un futuro più radioso dopo un periodo di appannamento (proprio quello che aveva in realtà determinato l'allontanamento prematuro di Montezemolo).

L'annata sarà già complessa di per sé, soprattutto se si vuole ben figurare (almeno questo....) anche in Europa (pur consapevoli che le big sono lontane): accapigliarsi sul passato non serve: conta il presente, contano i ragazzi che oggi portano in giro, sui campi dell'Italia e dell'Europa, la maglia e il nome della Juventus.
Per la Juve dovremmo tifare, soffrire e gioire tutti assieme.
Perché gli uomini passano, la Juve resta.