Sotto la lente - Dica 33!

08.05.2015 01:40 di Carmen Vanetti Twitter:    vedi letture
Sotto la lente - Dica 33!
TuttoJuve.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

“Dica 33”:  l’espressione che la tradizione medica ritiene utile far pronunciare al paziente in maniera ben scandita per diagnosticare, valutando la trasmissione della vibrazione dalle corde vocali alla parete toracica, patologie respiratorie che interessano bronchi e  polmoni.
Da sabato scorso, far scandire questo numero all’Italia antijuventina consente, valutando il colorito del viso, che può assumere colorazioni che vanno dal giallastro al verdastro, di valutarne il livello di compromissione della funzionalità epatica.

I tifosi bianconeri, fedeli da sempre alla legge del campo, proclamano a gran voce il loro 33; il club lo mostra al balcone della sede, sui prati di Vinovo e, perché sia chiaro proprio a tutti, all’ingresso dello Juventus Stadium dove si giocava la semifinale di Champions League.

Gli scudetti sono 33, piaccia o non piaccia.

33 perché i due scudetti rapiti appartengono a pieno titolo alla Juventus, visto che il campionato 2004-2005 è stato definito regolare da un tribunale dello Stato (il circolo federale della caccia se n’era uscito con la panzana che si poteva alterare un campionato senza alterare le partite), mentre il 2005-2006, quello che l’ex CdA dell’Inter Guido Rossi ha regalato alla sua squadra del cuore, non è nemmeno mai stato sotto inchiesta.

33 checché ne pensi Urbano Cairo, arrivato addirittura (in riferimento ai quei tre o quattro sedicenti tifosi bianconeri considerati responsabili di aver gettato, nel corso del derby, una bomba-carta nel settore torinista) ad accusare Andrea Agnelli di sobillare e istigare alla violenza la tifoseria con la rivendicazione dei due scudetti: cosa si dovrebbe dire allora dell’intero ambiente granata, penne incluse, visto che le sue intemperanze verbali trasudanti astio anti-Juve hanno avuto come risultato di provocare addirittura un’adunata sediziosa di migliaia di persone (la quantificazione è dell’Osservatorio Nazionale per le Manifestazioni Sportive) che hanno teso un agguato in piena regola al bus della Juventus?

33 checché ne pensi Giovanni Malagò, per il quale “Gli scudetti ufficialmente sono 31 e io sono un uomo di istituzioni”. Ufficialmente, perché nel vademecum di Calciopoli gli scudetti non si sudavano sul campo ma  si ritiravano in segreteria, con la benedizione delle istituzioni. Già, quelle istituzioni incarnate dal suo predecessore Petrucci per il quale  “non esiste una Federazione che possa trarre giovamento dal dominio di una sola squadra per molti anni, la gente si allontana”, quelle istituzioni che, disattendendo la legge del campo e storpiando le regole, hanno creato il mostro Calciopoli; quelle istituzioni che si sono responsabili di un’assoluta mancanza di parità di trattamento; quelle istituzioni che hanno causato alla Juve anche un danno economico di 443 milioni e rotti, di cui  il club bianconero chiede il risarcimento.

33 checché ne pensi Damiano Tommasi, presidente dell’Assocalciatori: “Credo che i numeri siano quelli detti dal presidente Malagò; io non mi sento neanche di entrare nel merito non sapendo effettivamente dei documenti o come sono andate effettivamente le cose in quel periodo se non dalle sentenze. Oggi credo che la Juve sia concentrata su ben altro". Eppure di tempo per studiare l’argomento, sentenze incluse, ne ha avuto, ben nove anni: se non lo ha fatto, forse ‘un bel tacer non fu mai scritto’ sarebbe la regola aurea. E, se dobbiamo prestar fede ad Andrea Agnelli e a Marotta, la Juve, pur concentrata anche sulle vicende del presente, non dimentica affatto questa ingiustizia subìta. “E’ una ferita non rimarginata – ha detto Marotta qualche giorno fa - C'è un contenzioso aperto. I nostri avvocati stanno lavorando per riportare a galla la verità".

33 checché ne pensi Javier Zanetti, per il quale “Calciopoli è esistita, abbiamo visto tutti quello che successo”. Ce lo dovrebbe spiegare, al netto di qualche ‘non ricordo’ dei suoi: noi lo abbiamo spiegato in lungo e in largo, e un ripassino gliel’ha recentemente offerto lo stesso Moggi al tribunale di Milano. Certo che è esistito il Grande Imbroglio e di voltar pagina non ci passa neppure per l’anticamera del cervello: non avremo pace finché quella pagina sarà riscritta, sulla base della legge del campo, quella che dice “33”.

33 perché sono 33.
Il campo lo ha detto e noi gli facciamo eco.