Sotto la lente - Cosa rimane di Calciopoli?

28.11.2014 00:55 di Carmen Vanetti Twitter:    vedi letture
Sotto la lente -  Cosa rimane di Calciopoli?
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Ogni occasione è buona per sentire il solito ritornello "Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdammoce 'o passato", ogniqualvolta Calciopoli buca la cortina del procurato oblio: che differenza col 2006 quando sembrava esistesse solo lo scandalo degli scandali, magari anche a coprire altri scandali più scomodi!

Ma non c'è niente da fare, Calciopoli continua a riemergere, e non solo e non tanto nei discorsi, ma soprattutto nei fatti che evidenziano sempre più, a distanza di tempo e nonostante la strenua difesa del teorema precostituito da parte dei colpevolisti della prima e dell'ultima ora, le profonde crepe che minano una costruzione che salda non è mai stata, se vogliamo dirla tutta, un castello di carte e cartoni tenuti insieme solo dal collante del sentimento popolare.
Quel sentimento popolare che non accettava che la Juve vincesse perché era la più forte, in campo e alle scrivanie, tanto forte da stare su in cima sempre più su, nonostante nelle stanze del potere federale si spingesse, senza dormire mai, per fischiare a favore di chi stava dietro, per non veder compromessi i sacrifici fatti per arrivare sin lì: altro che arbitri dalla carriera agevolata dalla cupola; a prescindere dal fatto che trattavasi di una cupola a sliding doors, con fischietti che entravano ed uscivano ad ogni refolo di vento, e che i presunti sodali, alla fin della fiera, guadagnavano meno  di altri.

Sarà la Cassazione a prendere in esame a gennaio le zoppicanti motivazioni della sentenza d'Appello; ma quanto accaduto a Napoli sta già comunque girando per tribunali.
C'è la questione che vede di fronte Luciano Moggi e Gianfelice Facchetti che ha querelato l'ex dg bianconero ritenendo avesse offeso la memoria del padre Giacinto; pur non riguardando direttamente il processo di Calciopoli, sarà un buon ripasso di quanto prima 'sfuggito' (ma, stando ai baffi rossi ignorati, è più corretto dire 'trascurato'), poi emerso grazie al lavoro dello staff di Moggi capitanato da quell'osso duro di Nicola Penta: che, 'piaccia o non piaccia', non era solo Moggi a telefonare ai designatori; erano anche altri, per esempio l'Inter, con richieste queste sì imbarazzanti, e allargando il campo anche ai direttori di gara. Ecco cadere uno dei primi caposaldi dell'accusa, quello dell'esclusività dei rapporti, che ha portato a formulare il capo d'accusa relativo all'associazione a delinquere.
 
Poi c'è stata la questione del video scomparso, il video relativo al sorteggio del 13 maggio 2005, sparito dopo essere stato prelevato dal fascicolo nel dibattimento nel 2009, con regolare ricevuta, da parte della Procura (Narducci, sentito due volte, "non ha saputo ricordare le esigenze d’ufficio per le quali ciò avvenne", un'altra delle tante cose che gli sono sfuggite...), che lo aveva poi fatto ricomparire scomposto in fotogrammi riordinati, anzi dis-ordinati, nell'ordine che più aggradava alla tesi accusatoria che sosteneva che i sorteggi fossero stati truccati; quando invece il filmato (poi ricomparso quando la Digos ne aveva ottenuto copia da una giornalista del Corriere della Sera) allo stato integro ed originale dimostrava inequivocabilmente il regolare succedersi delle operazioni di abbinamento del direttore di gara alla partita da giocare. Il procedimento a carico di Narducci, accusato di abuso d'ufficio per la sparizione del video, è stato archiviato, ma c'era da aspettarselo, cane non mangia cane: Calciopoli è così piena si misteri che adesso cìè anche un video che è sparito da solo. Ma questo non cambia i fatti: e questi dicono che il sorteggio era regolare e il fatto che si sia tentato di dimostrare il contrario, oltre a mettere a fuoco l'esatto contrario, non ha fatto che ribadire che il "correr dietro solo ai misfatti di Moggi" si è sostanziato anche di sleali sgambetti.

Ma a Teodosio De Cillis non è andata altrettanto bene quanto a Narducci; per lui il rinvio a giudizio è arrivato, su richiesta del pm Tufano e il 17 dicembre è prevista l'udienza preliminare davanti al gup. Tutto è nato da una denuncia avanzata dall'ex arbitro Tiziano Pieri in merito ad "un'incongruenza tra quanto dichiarato da De Cillis in aula il 30 giugno 2009, durante il processo di primo grado, e la versione dei fatti resa del maresciallo dei carabinieri Nardone che fece le indagini. De Cillis ha sempre negato la presenza dei carabinieri nel suo negozio in Svizzera mentre il sottufficiale spiegò che erano andati in missione a Chiasso recandosi prima a casa di de Cillis e poi con lui nel negozio per acquisire la documentazione d'indagine relativa alle utenze delle schede svizzere vendute. Tutto questo con buona pace del rispetto delle regole processuali relative al procedimento di rogatoria internazionale" (così l'avv. Palazzoni, legale di Pieri)». Qualora la falsa testimonianza fosse acclarata, verrebbe minata alla base l'attendibilità di un teste considerato fondamentale per il teorema delle sim svizzere, un'architrave dell'accusa, nonostante i problemi già derivanti dalla mancata (anzi, sospesa perché non dava frutti) intercettazione delle stesse e dalla fantasiosa ricostruzione delle conversazioni grazie all'olio di gomito e all'immaginazione di Di Laroni.

Ecco dunque che tre pilastri dell'accusa e cioè l'esclusività dei rapporti di Moggi con i designatori (per non dire della diversa censurabilità delle conversazioni sue e altrui), l'irregolarità dei sorteggi e il teorema delle schede svizzere (già minato da mille imprecisioni nell'attribuzione  e nella tempistica, vengono vieppiù messi sotto i riflettori in tutte le loro magagne e nella luce fallace in cui si era inteso presentarli.
Cosa rimane di Calciopoli?
Solo la necessità di ristabilire la verità e la  giustizia, troppo a lungo umiliate e martoriate.