Sotto la lente - Allegri e s-Conte-ntati

08.08.2014 00:59 di  Carmen Vanetti  Twitter:    vedi letture
Sotto la lente - Allegri e s-Conte-ntati
TuttoJuve.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Uno strano fenomeno, che io leggo come un virus, serpeggia, all'incirca da un mese a questa parte, tra una parte dei tifosi bianconeri, in particolare tra quelli attivi sul web.
Un'ostilità feroce, per usare un eufemismo, contro Antonio Conte, di colpo per molti diventato, dal 'capitano mio capitano di mille battaglie' un traditore da appendere ai tiranti dello Juventus Stadium per poi fucilarlo con schizzi di guano.
Un ludibrio e un'acredine insensati, se si pensa all'alta percentuale di merito che Antonio ha nella conquista di tre scudetti consecutivi e di tre Supercoppe (dopo tre settimi posti, sì, proprio quelli tanto spesso ricordati dal mister) alla testa di una Juve che solo tre anni fa appariva priva di prospettive, appiattita com'era nella mediocrità dei Delneri e degli Zaccheroni.



Certo, ora l'allenatore della Juventus è Massimiliano Allegri, ed al suo fianco dobbiamo ora tifare per la maglia che amiamo, perché il nostro cuore batte per una squadra e gli uomini, anche quelli che molto hanno contribuito a farla grande, sono destinati a passare.
E dobbiamo farlo anche se la scelta di Allegri, magari, ci ha destato qualche perplessità, sia come tecnico sia, forse soprattutto, perché anche il cuore vuole la sua parte, per le passate affermazioni spesso sgradevoli del livornese contro la Juve (dalle infinite polemiche dopo er gò de Muntari, allo scudetto della serie B, a 'Io e il Milan abbiamo uno stile diverso').
Ma adesso è il momento di essere al suo fianco: Allegri è un professionista, la sua esperienza rossonera si è conclusa e adesso deve pensare solo a far vincere la Juve, compito non poi così agevole, visto che le tre precedenti annate sono lì che lo guardano, come un guanto di sfida.

Antonio ci aveva conquistato con la sua juventinità (non solo per aver vestito questa maglia, ma anche per l'animus pugnandi che lo marchiava), e ora gli viene anche questa ributtata in faccia, o negata. E ci ha fatto godere per tre splendidi anni. Piaccia o non piaccia.
La sua esperienza bianconera si è pero conclusa ed ora, al pari di Allegri di far ripartire altrove la sua carriera, senza essere tacciato di alto tradimento; il diritto di percorrere una strada che sente più consona alla sua indole spasmodicamente protesa a vincere.
Nessun tradimento, solo una decisione presa con estrema onestà (e non certo con piacere), per il bene comune; perché le unioni si fanno in due e in due si sciolgono, quando i punti d'incontro non ci sono più, realisticamente.
Conte sente come sua un'unica mission 'Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta', le priorità del club sono altre, che impattano più sul lato finanziario che su quello sportivo, questione di vedute.
Conte voleva probabilmente arrivare ad essere in grado di lottare per la conquista della Champions (che non vuol dire necessariamente vincerla, ma poter almeno provarci) entro un paio d'anni. Il che non si concilia certo col profilo medio dei giocatori che, esplicitamente, cerca Marotta; con i quali, se proprio tutto tutto va bene, si può raggiungere l'obiettivo enunciato in questi giorni da Andrea Agnelli, raggiungere i quarti di Cl, essere tra le prime otto d'Europa; e in Italia l'obiettivo minimo che era stato chiesto a Conte, la qualificazione in Champions.
Tra Conte e la Juve, ormai da un anno, era questione di intendersi: il chiarimento c'è stato e ognuno ha preso la sua via.
Che per Antonio è e può essere una sola: quella che porta a scrivere la storia