Se tutti avessimo sbagliato? Serve qualcosa per dare una svolta a questa Juve prima ma apatica. E in Serie A solo l'Empoli ha ottenuto meno reti dalla panchina
La Juventus ha delle difficoltà. Non è un processo sommario, non è un tentativo di screditare il lavoro fatto in bianconero. È un dato di fatto. Non che tutto sia da buttare: il doppio primo posto tra campionato e Champions League, per esempio, è un dato di fatto. Però puoi essere primo e avere delle difficoltà: non sei in crisi, ma neanche nel miglior momento. E la sconfitta di Marassi è un campanello di allarme, ma non il primo. Al di là delle scelte di Allegri, che qualcosa ha sbagliato e lo ha anche ammesso, è l'atteggiamento con cui la Juve è entrata in campo a destare un po' di preoccupazione. Dani Alves terzo di difesa non sarà impiegato nel ruolo a lui più congeniale, però rimane un calciatore di livello mondiale. E quello del brasiliano è solo un esempio, per citare la critica più sentita nei confronti dell'allenatore livornese. Fin qui, a tratti era mancato il gioco: se inizia a mancare anche la cattiveria agonistica, le cose si fanno più complicate. Perché avrà ragione chi dice che i bianconeri vinceranno in carrozza il campionato, ma la carrozza ha pure da correre. E in ogni caso chi pensa solo al campionato non considera che il contesto italiano è poco più di una gabbia per la Juve.
L'altra premessa, però, è una auto-critica. Alla categoria, se si può. Fin qui, si è detto spesso e volentieri che alla Juventus manca qualcosa a centrocampo. Il che, detto per inciso, continua a essere vero, perché se Hernanes da riserva passa a titolare fisso il corto circuito c'è stato. Però c'è da porsi una domanda: se avessimo sbagliato tutti? Se a questa Juve mancasse un attaccante? O meglio, uno in grado di giocare tra le linee di centrocampo e attacco, di creare scompiglio. Di cambiare una partita in corsa, che resta un grosso limite di questa squadra. Un dato: in quattordici giornate la Juventus ha ottenuto dai giocatori subentrati due gol e un assist. In tutta la Serie A, soltanto l'Empoli ha fatto peggio. È un dato su cui riflettere. Che non dice tutto, perché l'impatto delle riserve non può misurarsi solo con freddi numeri. Ma dice qualcosa e fa il paio con la sensazione di una squadra capace di gestire la propria superiorità, ma incapace di svegliarsi quando le cose non vanno. La partita di Siviglia, sotto questo profilo, fa storia fino a un certo punto, perché cambiata in maniera radicale dall'espulsione di Vazquez.
La spasmodica attesa di Paulo Dybala è l'altra immagine di una Juventus che fatica a vedere davvero la luce nella propria fase offensiva. L'argentino è un campione e su questo non si discute. Però non può essere l'unico giocatore in grado di dare la scossa, di mettere in superiorità numerica, di essere al contempo bello e decisivo. E in questa Juve, al momento, un'alternativa manca. Non può essere Higuain, che bello e decisivo lo sarebbe pure, ma è attaccante puro: se torna troppo perde la sua incisività. Potrebbe esserlo Pjaca? Forse, ma anche al netto dell'infortunio (meglio recuperare con calma che accelerare i tempi e rischiare, buona gestione) il croato aveva da ambientarsi e il dubbio sulla posizione, seconda punta o esterno, non lo si è potuto sciogliere. Potrebbero esserlo Pjanic o Cuadrado, ma non lo sono per motivi diversi. Il bosniaco porta la croce di aver preso il posto di Pogba, ma non sbaglia tutto come le critiche farebbero immaginare. Non è un trascinatore e forse non lo sarà mai. Ma schierato da interno, che per la cronaca ritengo comunque la posizione a lui più adatta, non ha neanche tante opportunità di accelerare, ammesso che questo rientri davvero nelle sue corde. Il colombiano, a oggi, è un mezzo oggetto misterioso. E si è capito dove fosse, per rispondere a un editoriale di qualche tempo fa. Lontano. Da seconda punta non convince e lì ha sbagliato Allegri. Detto questo, ha comunque tutto per risultare devastante, ma non riesce a essere mai davvero incisivo. A Genoa è sembrato troppo indolente: che debba ambientarsi è da escludere, perché, estate inglese a parte, non è un nuovo arrivo. Serve una scossa. A lui, come alla Juve. Quella che potrebbe dare, o meglio avrebbe potuto dare, un quarto attaccante di ruolo. Un Berardi? Non si fanno nomi, anche perché per esempio il calabrese è il vero oggetto misterioso di questa Serie A. Però qualcuno con caratteristiche simili a Dybala sarebbe servito. Abbiamo sbagliato tutti a dire che la coperta è corta a centrocampo? Forse sì. In fin dei conti, però, la speranza è che non abbia sbagliato chi di dovere, ché del parere di noi tutti se ne può fare anche a meno.
Bene, benissimo. Ma gli infortuni? È un'obiezione giusta. Si può parlare di difficoltà quanto si vuole, ma se a una squadra togli prima tre attaccanti su quattro, poi due centrali titolari su tre, poi un terzino titolare, il conto delle responsabilità diventa più chiaro. E la sorte se ne prende parecchie. Ammesso che di sorte si tratti, perché negli infortuni muscolari, nel calcio iper-specialistico del 2016, la dea bendata è difficile che metta lo zampino. Preparazione votata a uno sprint nel finale di stagione? È pieno di domande questo editoriale. La risposta potrebbe anche essere positiva, ma lo scotto in questo avvio rimane alto.
Le squadre di Allegri partono male, la Champions pesa tanto, la Juve perde a ridosso delle gare che contano in Europa. Altre obiezioni, tutte più o meno condivisibili. Quanto alla prima, questa Juve è anche partita nettamente meglio di quella dell'anno scorso. Però quella squadra giocava, prendeva gol, perdeva, a un certo punto si è arrabbiata e ha fatto fuori la concorrenza. Questa ha qualche problema più strisciante. Gioca con difficoltà, in certe fasi della partita sembra avere poco mordente, non ha, almeno a oggi, veri motivi per cui arrabbiarsi. Il rischio che stia covando qualcosa di più complicato da smaltire c'è. Non è il tempo, ancora una volta, di processi sommari. Però se hai 38 di febbre e non ti curi, il giorno dopo potresti peggiorare e via discorrendo. La Champions pesa tanto? Può darsi, ma dovrebbe iniziare a succedere dalla fase a eliminazione diretta. La Vecchia Signora ha avuto in dote un girone complicato ma gestibile, ha speso per poter entrare nel novero delle prime quattro d'Europa. Se in campionato patisce così tanto l'effetto della massima competizione continentale, la fase a eliminazione diretta diventa un altro rischio, perché molto più dispendiosa. Dell'Inter del 2010, per fare un esempio, si diceva che attorno alla partita di Champions andasse in difficoltà in campionato. Era vero, ma non nella fase a gironi. Se vuoi competere ad altissimi livelli devi essere pronto. La Juve è pronta?
Per non lasciarsi con un interrogativo, due considerazioni sul futuro a breve scadenza. La prima: si può fare di necessità virtù. Parlo degli infortuni in difesa. Di tutti gli errori imputati ad Allegri, quello principale è il mancato impiego di Daniele Rugani dal primo minuto. È in forma, è pronto a livello mentale, è per distacco il miglior giovane difensore italiano. Adattare Alves e lasciare lui in panchina non ha avuto senso. Nello stesso senso, la difesa a quattro è più o meno un obbligo. E questa Juve, col vecchio e bistrattato 4-4-2 (in linea o a rombo che sia) potrebbe anche ritrovare se stessa. La seconda: l'Atalanta è un rischio. È entusiasta tanto quanto la Juve è dubbiosa. Non va presa sotto gamba. Come non va preso sotto gamba il Milan, per la stessa ragione. I rossoneri non hanno una rosa competitiva per il primo e neanche per il secondo posto. Però non l'aveva neanche la prima Juve di Conte. Il fattore psicologico può fare tantissimo, se non tutto comunque molto. Napoli e Roma non vinceranno lo Scudetto finché soffriranno la splendida passione e la pressione delle rispettive città. Il Milan potrebbe farlo.