Moby Dick - Juventus, puoi cedere Pogba. Ma non puoi permetterti di cedere Dybala. A cosa serve lo stadio di proprietà se bisogna vendere sempre i migliori?

Editorialista del mensile "Calcio 2000" fondato da Marino Bartoletti, collaboratore de "Il Riformista". Vincitore del premio "Miglior giornalista di Puglia". Autore delle biografie di Montero e Conte
10.02.2016 07:53 di Alvise Cagnazzo Twitter:    vedi letture
Moby Dick - Juventus, puoi cedere Pogba. Ma non puoi permetterti di cedere Dybala. A cosa serve lo stadio di proprietà se bisogna vendere sempre i migliori?

Cambiare per vincere ha un senso, non solo dialettico ma anche, se non soprattutto, strutturale. Il ricambio generazionale è il risultato di un percorso programmatico rischioso quanto necessario, soprattutto se compiuto in prossimità di un nuovo ciclo, dopo aver conquistato una finale di Coppa dei Campioni considerata impossibile soltanto sino a qualche mese prima. Nel bel mezzo di una rincorsa sfrenata verso la vetta della classifica, dopo aver inanellato quattordici vittorie consecutive, risulta stucchevole il continuo richiamo ad improponibili movimenti di mercato in uscita. Una squadra reduce da un vigoroso risveglio generazionale, con uno stadio di proprietà ed una delle società, italiane, economicamente più solide del panorama Europeo, non dovrebbe lasciar correre con eccessiva frenesia le più disparate fantasie di mercato.

 

Ipotizzare un addio a fine stagione di Pogba, “più divertente che utile” come seppe dire l’Avvocato Agnelli in merito alla partenza di Zidane, non è più un banale esercizio voyeuristico. Bensì un efficace costrutto, fondato sul rendimento sinusoidale di un ottimo giocatore caduto nella trappola mediatica dell’onnipotenza, quella capace di trasformare un normale ventenne in un divo a tutti costi. Cento milioni, o qualcosa giù di li, rappresenterebbero un controvalore persino eccessivo per un giocatore con ampi margini di miglioramento ma, nel contempo, avulso da qualsiasi meccanismo di gioco. Capace di tutto o buono a niente, a seconda delle lune o delle stravaganti acconciature esposte a pubblico ludibrio ogni domenica. La sensazione è che questa Juventus sia matura per metabolizzare l’ennesima cessione a peso d’oro, considerando anche le irrinunciabili richieste proveniente dal Real Madrid. Disposto a tutto, o quasi, per portare in Spagna il ragazzo voluto fortemente da Fabio Paratici. Fra Pogba e Dybala, però, sussiste una sostanziale differenza. Che renderebbe la privazione del primo meno dolorosa rispetto all’addio del secondo.

 

Pogba rappresenta il peccato, un vizio da praticare senza crearne una dipendenza, un giocoliere da esibire al circo più che un trapezista da ammirare fra luci soffuse. Dybala è un piccolo “caudillo”, un giocatore di assoluto carisma. Uno in grado di spostare gli equilibri, l’uomo delle partite sbloccate con una prodezza, della palla sulla bandierina gli ultimi secondi della partita. Una formica che vive in contrasto, cinico e perenne, con la cicala, di quelle disprezzate da Rodari per meticolosità fuori moda ma apprezzate dalla vita, l’unica a non concedere sconti e nemmeno grazie fuori stagione. Non esiste prezzo per un calciatore destinato a far riecheggiare il mito di Omar Sivori, con quei calzoni calati poco sopra le caviglie, con il sinistro più dolce mai transitato a Torino negli ultimi venti anni. Soprattutto se, a differenza di tutti i campioni transitati in bianconero negli ultimi anni, Paulo ha già ampiamente dimostrato di voler mettere radici, di voler essere considerato un giocatore di riferimento.

Questione di aspettative di vita, di necessità quotidiane per rendere meno ameno il proprio percorso professionale. Adesso toccherà alla Juventus fare la scelta giusta, puntando concretamente su di un giocatore unico per professionalità e talento. Anche perché, in fondo, con uno stadio di proprietà e con un bilancio perfettamente equilibrato, la società può finalmente dar vita ad un progetto sportivo improntato anche sul rilancio internazionale. Il digiuno da Coppa potrebbe dunque esser giunto alla fine…

 

 

I VIDEO DI ALVISE CAGNAZZO

http://www.youtube.com/user/wlarai?feature=results_main

CHI E' ALVISE CAGNAZZO - Alvise Cagnazzo (1987) è nato a Bergamo e vive a Bari. Giornalista, scrittore, autore e conduttore televisivo, è il più giovane vincitore del premio “Miglior giornalista di Puglia” sezione carta stampata -sport, istituito dall’Odg. È autore dei libri “Tutti zitti, parlano loro”, (2007), “Semplicemente Rafa” (2010) e, “Montero, l’ultimo Guerriero (2010) e, sempre per Bradipolibri, "Antonio Conte, l'ultimo gladiatore" (2011). Ha collaborato con Carlo Nesti. Ha condotto, per centosessantaquattro puntate, il programma televisivo “Parliamo di calcio”, in onda su Rtg Puglia in prima serata. È firma di Calcio2000, mensile nazionale e internazionale fondato da Marino Bartoletti, diffuso in trentadue paesi. Collabora con il giornale “Puglia”, fondato da Mario Gismondi, ex direttore del “Corriere dello Sport”. Collabora con “Il Riformista”. Editorialista per “Tuttojuve.com con la rubrica Moby Dick”. Ha partecipato come opinionista tv a “Quelli che il calcio” su Rai 2 e “La giostra dei Gol” su Rai International.