L'IMBOSCATA - Retroscena Gagliardini, ecco perchè Marotta l'ha mollato. Possibile "acconto" ai Della Valle per Bernardeschi. Le richieste della società ad Allegri dopo la sceneggiata di Doha

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
06.01.2017 00:47 di Andrea Bosco   vedi letture
L'IMBOSCATA - Retroscena Gagliardini, ecco perchè Marotta l'ha mollato. Possibile "acconto" ai Della Valle per Bernardeschi. Le richieste della società ad Allegri dopo la sceneggiata di Doha
© foto di Andrea Bosco nella foto di Mariangela Me

PROVA DI FORZA

 

l'Inter ha (quasi) preso Gagliardini. La Juventus, Rincon. Personalmente il fatto non mi tocca. Anzi, se ci penso, trovo abbia una sua ratio. Tecnica ed economica. Che tra poco spiegherò. Ma io sono solo una voce. I tifosi ne hanno milioni. E quelle che arrivano a me, non sono state voci benevoli. E non importa se (ipotesi) Rincon, potrebbe (condizionale)  rivelarsi una pedina più fondamentale e forse (altra ipotesi) più decisiva per Madama di quanto, probabilmente (terza ipotesi) Gagliardini non lo sarà per l'Inter. “La volpe e  l'uva" è una bella favola,ma non è questo il caso. Beppe Marotta, affermando di non “aver mai trattato Gagliardini” ha detto solo parzialmente il vero. Gagliardini è stato trattato: una parte in contante, inserimento di nomi come quelli di Spinazzola e Cassata, la proposta. Ma arrivando al tetto massimo di 20 milioni: più o meno il costo di Caldara. Percassi è stato franco: l'Inter mi ha offerto di più, ha spiegato a Marotta. Un affare da una trentina di milioni. Qui la Juve si è fermata. Per due motivi. Il primo: ha ritenuto eccessiva la valutazione di un 94' che al suo attivo ha alcuni anni di percorso (anche deludente) in serie B, una quindicina di gare in serie A, un paio di reti, un mazzetto di assist, una convocazione in Nazionale. Gagliardini è esploso nella bellissima Atalanta di Gasperini. Giocando a due in mediana e sapendo esattamente cosa fare. E' una mezz'ala, non un regista. Se l'affare si concluderà (Percassi vuole solide garanzie dai cinesi per una operazione che l'Inter, ostaggio del fair play finanziario, potrà chiudere solo a giugno) Gagliardini si troverà in un altro sistema di gioco (il 4-3-3 di Pioli), con la pressione di quei 30 milioni di valutazione. E con uno stadio, il Meazza, dal palato fine, che non è quello comprensivo di Bergamo. Il secondo: potendo chiudere ad aprile per Betancur a 9,4 milioni di euro, Marotta ha virato sull'uruguagio del Boca, che può giostrare nel settore e nel ruolo di Gagliardini, che ha il profilo giusto, il tasso tecnico giusto ma che rispetto al talento bergamasco è più giovane di tre anni (1997) e soprattutto costa meno di un terzo. Astuto, Beppe Marotta? Realista. Bisognerà vedere come Betancur saprà adattarsi al calcio italiano. Alcuni giovani sudamericani si inseriscono velocemente (vedi Icardi), altri (vedi Gabigol), non vedono il campo. 

Il problema è che di tutto questo, ai tifosi, non importa un fico. Gagliardini va all'Inter, indubbiamente al culmine di un “atto di forza“ da parte della nuova proprietà cinese. Gagliardini non è il mediano che serve all'Inter (a Pioli servirebbe un Biglia, un Matic, insomma un regista), ma è il biglietto da visita con il quale Suning ha veicolato la sua sfida alla Juventus. Per la felicità dei cronisti che con sicumera hanno già profetizzato di “festa finita“ per la dispotica Signora.

Ora è indubbio che quanto a struttura societaria, l'Inter (lasciata nelle peste economiche da Moratti e Thoir) sia all'anno zero rispetto alla Juventus. I soldi non sono tutto nella vita, ma averne (e tanti) a disposizione, aiuta. Molto, aiuta.

Ma anche questo ai tifosi poco importa. Perché i tifosi hanno la memoria dell'elefante. E anche a non tirare in ballo, la madre di tutte le incazzature (cartonata, rivendicata, esibita ) gli zebedei dei tifosi girano vorticosamente, ripensando alla farsa Vucinic – Guarin,  al “pacco" Hernanes, alle sirene estive per Lichsteiner e Berardi, al portone sbattuto in faccia (“a tutti ma non alla Juventus“) in estate quando da Torino era stato fatto un sondaggio per Brozovic. I tifosi si assomigliano. Quelli bianconeri non fanno eccezione. Gli schiaffi fanno male. Ma se li prendi da “quelli“ , diventano uno sfregio. Mi hanno scritto in tanti: molti sperano in un epilogo alla Anastasi o alla  Platini. Entrambi soffiati all'Inter dopo una telefonata dell'Avvocato. Altri tempi: quelli di Gianni Agnelli. Uno che certe cose poteva permettersele. Ma soprattutto “voleva“ permettersele .

Ci sono operazioni che magari non vuoi fare. Ma che sei obbligato a fare. Perché se non le fai ne esci mediaticamente malconcio. E perché è sempre temerario cercare di ipotecare il futuro: come niente ti sbagli. Aguero e Verratti, chi erano costoro ?

Se sbagli, se un poco ti distrai, arrischi di dover pagare (quello che avresti potuto ottenere per 8) ottanta . Esattamente la cifra che Marotta intenderebbe mettere sul piatto a giugno per  convincere il Paris S.Germain a lasciare andare Marco Verratti. Il talento, diventato giocatore importante, che dal Pescara, Marotta avrebbe potuto far vestire in bianconero per 8 milioni. All'epoca ci mise bocca anche Antonio Conte, al quale - in quel gennaio - “serviva“ (accontentato) il soldato Padoin.

Sempre fuori dai denti: a Torino devono sperare che Gagliardini non si riveli il Khedira italiano, ma solo un Pasinato (con tutto il rispetto per un campione d'Italia) . Nel primo caso i “Marotta vattene“ si sprecherebbero sul web. Ingiusti e insolenti a mio parere. Ma vai a spiegare ai tifosi che meglio per la Juventus avere un “general“ (lasciamo stare Davids: venti Rincon non bastano) venezuelano ventinovenne che un bergamasco di belle speranze.

 

LA PANCIA DEL TIFOSO

 

Mi si dirà: un bravo (e super-vincente) dirigente come Beppe Marotta non deve ascoltare la pancia dei tifosi, ma fare l'interesse della società. Anche perché in definitiva è impossibile prendere tutti i giocatori. Impossibile “azzeccarli“ tutti. Tutti no, ma quelli ”buoni“ italiani, sì.

Perché per una volta la pancia del tifoso coincide con l'interesse della società. Il tifoso non fa un plisset se non arrivano gli N'Zonzi, i Tolissò, i Bakayoko e persino i Kessiè. Ma il tifoso perde la brocca se un club italiano concorrente mette sotto contratto i Berardi, i Verratti, i Bernedeschi e persino gli Orsolini (nota per i lettori:  Paratici  sta trattando l'esterno dell'Ascoli con decisione).

E se poi i concorrenti sono “quelli là“ gli viene un vero attacco di bile. Scudetti e trofei non sono bastati a suturare la ferita: si è aperta nel 2006 e potrà essere cicatrizzata solo quando la “refurtiva“ sarà sequestrata. Il minimo, che chi può, dovrebbe fare.

 

 

MAROTTA: CHE NE DICI ?

 

In chiave mercato, benché non ne abbia titolo, offro una suggestione a Beppe Marotta. L'Ad della Juventus, a giorni dovrà sistemare Zaza, ormai in uscita dal West Ham. Dovesse risultare impercorribile la pista Valencia, direi a Marotta di lasciar perdere quella milanista, foriera (si dice) di un possibile scambio con De Sciglio (pare che Evra voglia tornare già a gennaio a Manchester, forse per contrasti con Allegri). Di terzini di buon livello come De Sciglio è pieno il mondo.  Apra, invece, Marotta uno spiraglio con Della Valle: a Firenze forse molleranno Kalinic ai paperoni cinesi. E Zaza a Firenze, potrebbe essere un acconto per Bernadeschi. Che Paulo Sousa sta efficacemente trasformando in un interno a tutto campo. Ho parlato di “acconto“: Bernadeschi costa. Ma prima o dopo è destinato a lasciare Firenze. Come Jovetic, come Cuadrado, come Baggio prima di loro. Merita un grande club, Bernadeschi. La Fiorentina è un prestigioso club dalla sontuosa storia, espressione di una meravigliosa città che meriterebbe di diventare in guisa dell'ormai invereconda Roma, la nuova (in passato lo fu) Capitale d'Italia. Ma calcisticamente la Fiorentina è un nano. Espressione  neppure di una regione  (chiedete a un pisano, un aretino, Dante Alighieri è sul tema una fonte imprescindibile, di tifare Fiorentina) ma solo di una città, neppure popolosa. O hai un bacino d'utenza come Roma e Napoli, o alle spalle hai una multinazionale  come la Juventus. Altrimenti non riesci a crescere finanziariamente. Lasciamo stare Milano vestita alla “mandarina“. Lasciamo stare: almeno  fino a giugno .

Ha una bellissima maglia la Fiorentina e giocatori (Virgili, Gratton, Montuori, Ghiggia, Lojacono, Hamrin, Albertosi, Merlo, De Sisti,  Antognoni, Baggio, Batistuta tra i tanti ) che hanno segnato la storia del football. Oggi ha una solida proprietà (la famiglia Della Valle) che sta pensando di costruire uno stadio di proprietà. Ma la sua dimensione è quasi certamente (nonostante operi in una città la cui mission è la bellezza artistica celebrata in tutto il mondo) destinata a restare sulle sponde dell'Arno. L'inimicizia tra tifosi viola e bianconeri è nota. E i rapporti tra le due proprietà sono stati spesso sulfurei. Ma c'è sempre una prima volta: Zaza (foriero di Bernadeschi) potrebbe essere “quella“ volta .

 

ALLEGRI E IL GIOCO

 

Madama è tornata al lavoro. “Arrabbiata“, riportano le gazzette. Presumo con se stessa. Doha è stata, al netto del buon lavoro del Milan e della lotteria dei rigori, una gara preparata male, giocata peggio. Troppi svaghi, troppi selfie, troppe tende e troppi falchi. Il Milan ha meritato di vincere. Lo dico senza se e senza ma. Allegri provveda a migliorare il gioco: è macchinoso, a volte asmatico.   La classifica gli arride. Il primato nel girone di Champions gli ha regalato il Porto. Avversario tosto, ma Real o Barcellona lo sarebbero stati di più. Ora il Conte Max provveda a non dilapidare il patrimonio che si è costruito. La sceneggiata finale di Doha non è piaciuta al padrone: lo sanno anche i sassi. Certe cose la Juventus le “lava“ nel chiuso dello spogliatoio. Poi magari c'è sempre un tenore che canta e stecca  per un cioccolatino al gusto di rosa. Ma in “pubblico“, caro Max, questo alla Juve non si fa. Al massimo (come in passato ha fatto) spetta al padrone, farlo. Cosa vogliono da Max Allegri i suoi datori di lavoro? Che vinca, ma che parimenti convinca sul piano del gioco. Vogliono che non si verifichino altre Genova e altre Doha. Che si trovi un modo di servire decentemente Higuain. Che non si metta in dubbio la titolarità di Dybala. Che si trovi un ruolo stabile per Pjanic evitando di sballottarlo davanti alla difesa o di farlo correre come un matto da mezz'ala. Rincon l'hanno preso per quello: per evitare che Pjanic si sprema e si spenga dopo 60 minuti. Infine, che si capisca di quale pasta sia fatto Pjaca. Avviso ai naviganti: Rincon è un uomo voluto dalla dirigenza. Allegri avrebbe voluto anche ( magari solo) Gagliardini.  In fondo, l'affare Witsel tra contratto (al lordo), commissioni, mancia allo Zenit, fosse andato a buon fine, sarebbe stata una cosetta da oltre cinquanta milioni. Insomma, in cassa i soldi per il Gaglia, c'erano. E qualche rateo l'Atalanta lo avrebbe concesso. Del resto lo concederà all'Inter, il rateo. Tra L'altro sulla parola. Per regolamento, l'Inter, altro non può fare, visto che le regole le vietano l'obbligo di riscatto .

 Ma le chiacchiere stanno a zero. I prossimi due mesi saranno decisivi. Si aspettano in Corso Galileo Ferraris di appendere il sesto scudetto all'entrata dello Stadium. E si aspettano almeno una semifinale di Champions . In caso contrario, ci sarà – come si suole dire in questi casi- un “ripensamento“ . Inevitabilmente. 

 

 

CINA? NO, ISOLE VERGINI

 

I grandi media hanno dedicato - finora - alla notizia poche parole. Ma la notizia dovrebbe far rizzare le antenne a chi di dovere. La seconda caparra (altri cento milioni) arrivata al Milan, i misteriosi cinesi della cordata interessata all' acquisto del Diavolo, non li hanno prelevati dalla Cina, ma da una società off shore delle Isole Vergini . Vi risparmio gli incredibili dettagli, pubblicati da “Milano Finanza“. Sono un intrico di scatole cinesi . E' tempo che escano i nomi. Le Isole di cui sopra, ad onta del loro nome, non sono immacolate pulzelle. Sono paradisi: fiscali. Pecunia non olet, recita il proverbio: il denaro non puzza. E nei paradisi fiscali neppure il nome dei veri proprietari.

“Meglio fermarsi qui“ ha detto a “ Calciomercato” su Sky, Paolo Condò, al termine di uno  stringato ma inequivocabile “cammeo“. La cosa dovrebbe interessare alla Federazione. Ma appare improbabile che Pisolo Tavecchio si svegli dai suoi torpori .  

Il Cavaliere, comunque, per accertarsi di persona di chi sia quel denaro il mezzo ce l'ha. Berlusconi possiede una villa ad Antigua, nei Caraibi. Chi è stato suo ospite sostiene sia magnifica : più  affascinante di quella col vulcano in Sardegna. In mezz'ora di aereo, Berlusconi può dissolvere le chiacchiere tranquillizzando i tifosi del Milan. Antigua dista dalle Isole Vergini 337 km. Come andare da Milano a Firenze. E senza la rottura di transitare per  Roncobilaccio.  Senza la paura che  ti venga incontro “un vecchio, lo sguardo profondo e un fazzoletto al collo “. 

Qui non si tratta di “arrivare a Roma“ come speravano i “ bombaroli “ di Venditti, ma solo a Tortola, centro finanziario delle Isole Vergini. Detto tra noi  ma i cinesi del Milan non facevano prima a creare una società in Lussemburgo come hanno fatto quelli dell'Inter? Quelli prestano i soldi a se stessi: al modico interesse del 7 e rotti per cento . Per dirla come un accademico della Crusca: una vera figata .