L'IMBOSCATA - Nuovo logo, una lucida strategia. Altri due talenti nel mirino Juve. Wenger assilla Marotta da 3 settimane per un clamoroso scambio. Il messaggio di Agnelli: bonus finiti. Le colpe di Allegri, gli indizi di un malessere

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
20.01.2017 00:20 di Andrea Bosco   vedi letture
L'IMBOSCATA - Nuovo logo, una lucida strategia. Altri due talenti nel mirino Juve. Wenger assilla Marotta da 3 settimane per un clamoroso scambio. Il messaggio di Agnelli: bonus finiti. Le colpe di Allegri, gli indizi di un malessere
© foto di Andrea Bosco nella foto di Mariangela Me

JJ: IL FUTURO

 

Dalla prossima stagione sulle maglie della Juventus comparirà un nuovo logo: due j stilizzate e parallele sormontate dalla scritta Juventus. Andrà in archivio lo storico ovale a strisce bianconere che ha caratterizzato molta storia di Madama. Molta, ma non tutta. Ai tempi nei quali Berta filava una grande J campeggiava sulle maglie della Signora. Il nuovo logo è stato presentato al Museo della Scienza e della Tecnologia a Milano , non a caso a ridosso della Settimana della Moda.

“Black and white and more“. Tradotto: passato, presente e futuro. Divulgare la “filosofia“ Juventus nel mondo. Farla diventare una moda, conquistando ben più dei 300 milioni di tifosi sparsi per il pianeta. Agganciare giovani e giovanissimi. Lo sterminato pubblico femminile capace di   incrementare i consumi. Fare tendenza: conquistando fette di mercato nella moda, nell'arte, nella musica, nella ristorazione stellata, nel sofisticato mondo dei gioielli. Facendo del brand Juventus un segno distintivo nel mondo.

La Juventus e gli Agnelli: storia di un amore che dura da cento anni. Caso raro, forse  unico nel mondo dello sport. A Torino la Juventus ha fatto quanto era possibile fare: uno stadio di proprietà, un Museum, un J Medical, entro il 2017 anche un J Center. Un affare anche per l'indotto del capoluogo piemontese (complimenti alla sindaca Appendino attestatasi al primo posto tra i sindaci più stimati della Penisola). Ora, nell'era della globalizzazione, tocca al mondo. All'evento milanese c'erano il presidente Agnelli, Marotta, Paratici, Nedved, Allegri e parte della squadra.

Sono convinto che il nuovo marchio piacerà. Ci vorrà tempo, ma l'idea è quella di far dire a una bella signora che la sua sciarpa è una “Doppia J“: una sciarpa esclusiva. Come quando dici  “Kelly“ e sai di che borsa parli. Lucida la strategia : aumentare il fatturato facendo entrare il brand nel circuito  mediatico.

Perché è solo aumentando il fatturato che ti puoi permettere operazioni alla Higuain. O  futuribili come quelle fatte per Pjaca, Mandragora, Caldara, Orsolini e Betancur. Le ultime suggestioni si chiamano Pellegrini del Sassuolo e Barella del Cagliari . Marotta ci sta pensando.

Questo è andato in scena al “Block and witthe and more“: Il futuro. Sottotraccia, in stile sabaudo (segno che gli girano a centomila,  ha ipotizzato qualcuno) Andrea Agnelli ha fatto capire di considerare Firenze uno spiacevole incidente. E che alla Juventus – qualcuno l'avesse dimenticato- “ vincere è l'unica  cosa che conta “ .  

 

 ARCHIVIARE FIRENZE 

 

Archiviare Firenze e resettare. La Juventus, statisticamente in questa stagione, ne vince cinque di fila e poi ne perde una. Con questo ritmo concluderebbe a quota novanta: in media scudetto.  

Sono tuttavia del parere che il “medico pietoso faccia la piaga purulenta”.

E che quindi il discorso di Agnelli vada interpretato: i bonus sono finiti. In una scala di valori per primo dovrebbe essere incazzato Allegri (con se stesso, anzitutto). In secondo la rosa tutta, nessuno esente da critiche, alcuni avendola prodotta decisamente fuori dal vaso. E per ultima la società. Perché tu puoi dare via Pogba per 120 milioni. Puoi cercare di prendere a zero o per pochi spiccioli, uno come  Witsel che è almeno due gradini sotto a Pogba. Ma nel momento in cui i cinesi ti soffiano il parruccone belga , non puoi consolarti con un Rincon che è almeno due scalini sotto a Witsel.

 

 LE COLPE DI ALLEGRI

 

Si vince e si perde in undici. Se il centrocampo e le punte non lavorano alla fase difensiva, la difesa va in affanno. Ma per esempio, tre centrali per un solo attaccante (Kalinic)  magari sono troppi. E se il tuo collega in avvio ti uccella mettendo un mediano dai piedi buoni nella sua difesa a tre, magari un cambio si impone già nei primi dieci minuti .

Mi ha basito una dichiarazione di Allegri a fine gara: “Pjanic non avrebbe giocato neppure se fisicamente fosse stato arruolabile“. Di più mi ha lasciato di stucco il finale di Firenze: cinque punte (Pjaca, Higuain, Dybala, Mandzukic e Caudrado) contemporaneamente in campo. Neppure il Mourinho più “ disperato “ era arrivato a tanto. 

Mettere in discussione una squadra che per cinque stagioni consecutive ha stravinto sarebbe puerile. Ma gli errori vanno sottolineati. La Juve lontana dallo Stadium ha perso quattro volte (cinque se si considera la finale di Supercoppa a Doha). La cosa peggiore sarebbe quella di abituarsi alla sconfitta.

 Spiega  Shakespeare in un sonetto: “ Le cose più dolci, divenute ordinarie, perdono il loro grato piacere” .

Ma sono uomini, non macchine. Con le proprie fragilità fisiche e psicologiche. E anche ad Allegri va concesso di sbagliare. Dopo una quinquennale tirannia è logico che qualsiasi avversario affronti la Juventus con il coltello tra i denti. Non è ancora allarme rosso. Ma curare i sintomi della malattia diventa imperativo. Urge capire alla svelta se i troppi sternuti covino una bronchite piuttosto che una polmonite.

 

QUALCHE COSA E' SUCCESSO ?

 

Qualche cosa, comunque, deve essere successo. La sparata di Dani Alves (“io gioco così e non ho intenzione di cambiare“ ). L'improvviso desiderio di Evra di andarsene. Le incaute parole di Allegri (“andiamo a comandare“). La saggia risposta - quasi da dirigente - di Buffon (“Meno proclami e più umiltà“) sono indizi di un malessere .

 Giusto presentare (ed esaltare)  il futuro. Ma se il presente appare problematico , sbattere la polvere sotto al tappeto non giova.

Come ogni anno, a gennaio, la Juve di Allegri sembra fisicamente imballata. Anche in questa stagione, gli esperimenti di Allegri si sprecano. E' vero che i troppi infortuni non l'hanno aiutato. E' vero che tra trasferte quasi turistiche (Doha), stop per gli impegni delle Nazionali, giocatori “persi“ per la Coppa d'Africa, la sua formazione ideale (ammesso che Allegri ne abbia una in testa) raramente ha potuto schierarla.

 La logica suggerisce un modulo nel quale Pjanic sia l'ispiratore di Higuain e Dybala. Non  avendo più un centrocampo di valore mondiale (Vidal, Pirlo , Pogba) dove i Marchisio, Pereyra e Sturaro erano riserve, la Juventus immagino dovrà affidarsi alla qualità dei suoi attaccanti (compresi Pjaca,Mandzukic e Cuadrado).  Spostando la costruzione del gioco venti metri in avanti. Come faceva l'Inter (guarda caso una delle tre squadre capaci di bastonare il 3-5-2 di Conte e di espugnare lo Stadium in un quinquennio) di Stramaccioni .

 

LA LEZIONE DI BERNARDINI

 

Una squadra vincente nasce dall'equilibrio tra i reparti. Equilibrio che sembra essere “saltato“ alla Juve. Attacco, centrocampo e difesa non lavorano assieme. Cose che possono capitare. Il segreto in simili situazioni è quello di lasciare briglia lunga alle eccellenze. Lasciare che siano loro a trovare la posizione giusta, il fraseggio efficace in campo. La lezione di Bernardini e del suo fantastico Bologna è sempre attuale. Una difesa non arcigna, un attacco (Nielsen e Pascutti) pragmatico, ma un centrocampo di una  qualità (Fogli, Bulgarelli, Haller, il tornante Perani) fuori dal comune. Quel Bologna giocava da dio, soprattutto perché il suo allenatore non asfissiava i singoli con i moduli. Nella stagione nella quale imperava il “ catenaccio “ di Rocco ed Herrera, il Bologna di Bernardini era una squadra che in campo vinceva divertendosi. Il calcio moderno è molto più fisico e veloce del calcio praticato da quel Bologna. Ma il principio resta immutato : mettere i tuoi giocatori nelle migliori condizioni per esprimersi.

 

SERVE UN CENTROCAMPISTA

 

Dicono che la Juventus stia cercando un sostituto di Evra. Lascerei perdere: con Asamoah e Alex Sandro la Juve è coperta sulla fascia sinistra. Se deve investire, Marotta lo faccia per un centrocampista. Uno che abbia fisico, qualità e velocità. Tolisso? Non impiegabile in Champions e difficile anche per giugno. La Juventus stante la situazione forse potrebbe ripercorrere la pista Kessie. Potrebbe. A meno che non esca un nome a sorpresa. A gennaio difficilmente si trova un Davids. 

Fossi Allegri, comunque, individuerei una formazione e insisterei su quella. Variando poco,  stabilizzando le gerarchie. In base alla forma, non al nome o alla riconoscenza. Alla Juventus è costume lavorare assieme. L'impressione - negli ultimi temp i- è che questo non stia accadendo . Alte le aspettative della società dopo gli ingenti investimenti. Forse non completamente convinto (al netto degli slogan) l'allenatore delle potenzialità della squadra .

 

CHE VOLPINO, WENGER

 

Quel volpino di Arsene Wenger da tre settimane sta assillando Marotta: “Dammi Pjanic, in cambio ti offro Sanchez“. Fossi Marotta  a Wenger replicherei: “Caro amico, intanto vedi di non tirare troppo la corda con Allegri: deve finire la stagione. E visto che ha ancora un anno di contratto, sai come funziona: Non sono previste rescissioni consensuali. L'Acciughina, costa.

Quanto al ragazzo bosniaco, te la faccio io, una proposta. Metti sul piatto Ramsey, vengo a Londra e ne discutiamo. Il Maravilla te lo puoi tenere. Ho già le mie mie gatte da pelare“.

 

BANTI O DELLA MEDIOCRITA'

 

Annotazione su Banti, direttore di Fiorentina – Juventus . Una direzione di gara scadente. Per alcune decisioni rivelatesi decisive. Ma soprattutto per una condotta ondivaga nella gestione dei cartellini e permissiva rispetto alle proteste (sistematiche ) dei giocatori in maglia viola. Distratto, sui consueti cori luridi, in curva.  Banti ha subito la pressione del Franchi. Non lo dico io. Lo ha scritto uno che di arbitri ne capisce più del sottoscritto: Paolo Casarin nella sua rubrica sul “Corriere della Sera“. La Fiorentina ha vinto con merito, la Juventus ha giocato una gara imbarazzante. Paulo Sousa ha vinto il duello con Allegri. E Bernadeschi il confronto tra numeri 10 con Dybala. Ma a condannare la Juventus sono stati gli episodi. Là  dove, viceversa, la Fiorentina è stata graziata. Nel bilancio stagionale, finora, la Juventus -con gli arbitri - è ampiamente in credito. 

Madama deve rapidamente risolvere i suoi guai. Pena, sbiellare. Infine, un appello ai fischietti: salvate il soldato Dybala. Ogni domenica, nei suoi confronti, va in scena (impunita) una caccia all'uomo .

 

 

VOTA ANTONIO ?

 

Ognuno ha il diritto di esprimere la propria opinione. Lo ha fatto il “Daily Mirror“, testata peraltro non proprio autorevole. Lo ha fatto “Le Monde“ (autorevole). Ma 40 righe di fiele per dire (Antonio Carioti “Corriere.it“ ) “Il nuovo logo della Juventus non mi piace" sono troppe. Tuttavia anche molti tifosi bianconeri, potrebbero pensarla come Carioti. Vota Antonio? Avvertenza a chi dovesse presentarsi alle urne. Notoriamente “la farina del Diavolo (maiuscolo di rigore) finisce in crusca“.