L'IMBOSCATA - Juve illegale: ecco perchè gli Agnelli hanno costruito una squadra stellare. Calciopoli, la società vuole giustizia e non molla. Figc rischierebbe fallimento, ma i bianconeri hanno un altro obiettivo...

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
12.08.2016 00:02 di  Andrea Bosco   vedi letture
L'IMBOSCATA - Juve illegale: ecco perchè gli Agnelli hanno costruito una squadra stellare. Calciopoli, la società vuole giustizia e non molla. Figc rischierebbe fallimento, ma i bianconeri hanno un altro obiettivo...
© foto di Andrea Bosco nella foto di Mariangela Me

JUVENTUS “ILLEGALE“?

Da giorni ci stanno tempestando con due valutazioni.

La prima: la Juventus che si accinge a disputare il prossimo campionato è illegale. E come ha sostenuto Fabio Capello, “disputare il prossimo torneo per tutti è assurdo e inutile: la Juventus vincerà a mani basse”.

La seconda: in Europa la Juve costruita da Marotta e Paratici con l'assenso (e le finanze) di Agnelli e di Elkann è ormai - come valori - tra le prime quattro del Continente. Ma  bisognerà vedere come Allegri saprà amalgamare i singoli fino a farne una squadra in grado di vincere la Champions.

La terza la metto io: perché la Juventus ha fatto un mercato stellare  Perché ha voluto sottolineare la ritrovata potenza economica, andando a prendere i migliori giocatori della concorrenza? Ho una risposta.  Ne parlerò tra poco.

 

UN TRIDENTE DA SBALLO

 

Vediamo, dunque. Juventus “illegale“, campionato come formalità. Idem Coppa Italia e Supercoppa italiana. E' vero, il mercato della Juve ha messo assieme giocatori di qualità. Giocatori  esperti accanto a giocatori di grande prospettiva. Soprattutto giocatori “giusti“. Ideali per il progetto tattico di Allegri. Con Higuain, la Juventus ha preso un bomber in grado di finalizzare al meglio il gioco della squadra. La sua presenza gioverà anche a Dybala. E a gara in corso a Pjaca. Con il giovane croato, Allegri procederà per gradi, come ha fatto con Dybala. Sapendo che la sua forza è tutta nella corsa e nel dribbling. Tradotto: Pjaca farà un lavoro simile  a quello di Cuadrado con maggiore pericolosità in zona gol e con maggiore "gamba" nelle accelerazioni. A Higuain la Juventus non chiederà di battere il suo record di 36 reti in campionato. Una ventina basteranno. L'importante sarà che il suo "dialogo" in campo consenta a Dybala di farne a sua volta altri 20 .

Comunque si schiererà Allegri, con il consueto 3-5-2 o con un più che probabile 4-3-2-1 più noto come “albero di Natale“, con un 4-3-3  o addirittura con il suo adorato e mai realizzato (alla Juve) “rombo“, sarà una Juventus di grande spessore. Capace di trasformarsi  di gara in gara a seconda delle esigenze.

 

SQUADRA A FISARMONICA

 

Juventus certamente “illegale“ per il campionato italiano. Ma prima di vendere la pelle dell'orso bisogna scuoiare il grizzly. Nulla è certo e nulla è scritto. In Premier ha vinto il Leicester società partita per salvarsi. In Europa ha vinto il Portogallo contro ogni pronostico e contro la stessa razionalità di quanto nel corso del Torneo si era visto. Le “altre” insomma, prima vanno battute, domate, distanziate. E solo allora si potrà parlare di Juventus illegale. Intendiamoci: le premesse ci sono tutte. Ma le estati del calcio nazionale sono zeppe di “scudetti vinti sulla carta”. Meglio stare con i piedi per terra. Anche perché , certamente la qualità dei singoli avvicina la Juventus ad un Dream Team. Ma poi la Squadra del Sogno deve abituarsi a giocare assieme. I singoli debbono sapersi “limitare“ nel segno di una organizzazione di gruppo. Le “stelle” messe in campo senza una “disciplina“ sono destinate a fallire. Nel calcio moderno vale l'insegnamento del “casino organizzato“ esibito dall'Atletico di Simeone : si attacca e si difende tutti assieme. La squadra vincente è la squadra che sa attuare un movimento a fisarmonica. Si può attaccare dalla difesa, aprendo su una delle punte in contropiede. Ma si può mandare in gol anche un “rimorchio” della difesa messo in grado di attivare la colubrina dopo il terzo o il quarto passaggio .

 

 

LA CHAMPIONS

 

Veniamo alla Juventus in Champions. La Juve  stavolta dovrà vincere il suo girone per non incorrere nella mala sorte della scorsa stagione: quella di beccare nel turno successivo una big come il Bayern. La Juve che è stata costruita ha la possibilità e l'input di arrivare certamente ai quarti di finale, possibilmente alle semifinali. Ha la qualità, l'esperienza, la determinazione per conseguire questo risultato. L'eliminazione beffa subita a Monaco di Baviera, brucia ancora. Più dell' ennesima finale persa a Berlino contro il Barcellona.

La dirigenza della Juventus ha investito moltissimo per poter competere ad armi pari con le grandi d'Europa. In ballo c'è il prestigio sportivo, ma c'è anche la cospicua torta economica che un cammino vincente in Champions garantisce. Come premi e come introiti dai diritti televisivi. Una Champions di qualità fa salire il valore dei singoli giocatori in rosa. Una Champions vincente crea dal punto di vista finanziario (sponsor, markenting, brand) uno zoccolo duro per almeno due stagioni. Ma per vincere una Champions, la qualità, la bravura dei giocatori, le capacità progettuali della dirigenza, l'abilità di conduzione di un allenatore, non bastano. Ci sono altri fattori. C'è ad esempio la condizione fisica dei singoli nell'affrontare una semifinale o una finale. Ci sono gli infortuni, le squalifiche, la situazione climatica. C'è l'imponderabile:  un giardiniere che si dimentica di un bouquet di trifogli, nel quale inciampa un super asso come Steven Gerrard: un errore che costerà al fantastico capitano del Liverpool un titolo in Premier.  Il famoso ciuffo d'erba. Per non parlare della famigerata - quando ci si arriva - “lotteria dei rigori“. La bravura dei portieri, la tensione degli attaccanti. Ma anche un palo, una traversa. La Dea beffarda che si diverte a soffiare sul più innocuo dei palloni. E infine l'errore umano. Quello degli arbitri e degli assistenti. A volte ti gratificano a volte inesorabilmente ti penalizzano. La Champions è tutto questo. Un mini torneo a gironi. E poi dentro o fuori in due gare. Con i gol in trasferta che valgono il doppio. Una finale di Champions non sempre vede trionfare il migliore. A volte accade. Più frequentemente è accaduto il contrario. La Juventus ai nastri di partenza continentali dovrà tapparsi le orecchie. E non ascoltare le “lusinghe“ di quanti la vedono già in finale. Pronti in caso di sconfitta a parlare di “fallimento“. La Champions non è un campionato, dove alla lunga emerge sempre il migliore. La Champions è una roulette. Non “russa“.  La Champions è una roulette normale. Dove devi avere il “naso“ per effettuare la puntata vincente.

 

LA FORZA DEGLI AGNELLI 

 

Terzo punto.  Perché la Juventus ha messo in piedi una squadra stellare? A mio avviso certamente per assecondare il progetto sportivo che andrà a pieno regime a fine 2017 con l'inaugurazione del centro polifunzionale della Continassa. Una società che voglia espandersi, che voglia diventare uno dei primi tre club al mondo, deve investire. Investire per allargare il suo fatturato. La Juventus, oggi, è ben messa, tra le prime dieci. Ma ancora lontana dal fatturato del Manchester United, del Real Madrid, del Barcellona e del Bayern . Messo in ordine il bilancio, oggi, la Juventus è in grado di fare operazioni di mercato che sei anni fa le erano precluse. E mi viene da sorridere quando si dice che dietro quella tal società c'è il tal emiro, o quel finanziatore cinese o nordamericano. Dietro alla Juventus c'è una multinazionale che non teme concorrenza per le sue dimensioni e per la sua capacità finanziaria. Una multinazionale che appartiene ad una storica famiglia: gli Agnelli. La grande differenza con il resto del calcio italiano è proprio questa. Sulle due sponde del Naviglio a Milano sono arrivati a soppiantare i Moratti e i Berlusconi finanziatori cinesi. A Roma è arrivato un italo americano che i fans del basket Nba, vorrebbero più attento alle sorti dei Boston Celtics che a quelle dei Lupi capitolini.  A parte il Napoli di De Laurentis stiamo parlando della crema del calcio italiano. Delle società che hanno il maggior numero di tifosi. Di scudetti e Coppe Europee.

 

 

UNO SCRIGNO DA SEPPELLIRE NEL SAHARA 

In questo contesto (peraltro in continua e non sempre trasparente evoluzione) si innesca la vera anomalia del calcio nazionale. Quella parentesi nota come Calciopoli che tutti, ma proprio tutti (istituzioni, società, media) vorrebbero archiviare. Uno scrigno di ingiustizie federali, di gogna mediatica, di arbitrio, di falsità, di inspiegabili sparizioni, di conflitti di interesse, di leggende metropolitane descritte come avvenute incredibilmente, persino nelle motivazioni di un relatore di Cassazione, da seppellire al centro del Sahara. Affidando  le coordinate - per impedire di ritrovarlo – al vento e alla sabbia.

Peccato che qualcuno, a Torino, non sia disposto a dimenticarsene. A Torino, quei due scudetti revocati li rivogliono. Ma soprattutto vogliono che  dalla bacheca dell'Inter venga tolto quel tricolore di “cartone“: arbitrariamente assegnato con  “destrezza”. E sono talmente determinati a riaverli, quegli scudetti, che per la retrocessione in serie B e i conseguenti danni in quella stagione, hanno chiesto 443 milioni di euro di risarcimento alla  Federazione. Che prima “decise“ - al culmine di un processo farsa, pressata da sanculotti e sferruzzatrici - in una settimana. Salvo successivamente “decisa  a  non decidere”, una volta posta (dal suo procuratore generale) dinanzi all'evidenza di un sistema di comportamenti  nel quale si muoveva - non solo la Juventus - ma l'intero calcio italiano. Quell'esposto sarà  discusso tra un mese al Tar. Dovesse il Tribunale regionale accogliere anche solo parzialmente la richiesta della Juventus, la Federazione presieduta da Carlo Tavecchio dovrebbe dichiarare fallimento. Il dispositivo del Tar va onorato in tempi brevissimi.

La mia idea è che la Juventus non voglia far fallire la Federazione. Ma che voglia la riapertura del Processo Sportivo che finora le è stata sempre negata. Per potersi giocare - nel contesto di una revisione - tutte le sue carte per la restituzione dei due titoli derubricati.

 

LA FOSSA DELLE MARIANNE

 

Certo, questo aprirebbe la Fossa delle Marianne. Questo sconfesserebbe  l'operato del tribunale federale che condannò  la Juventus alla serie B, con relativa cancellazione di due titoli. Ma sconfesserebbe anche l'operato di Guido Rossi, Commissario Straordinario in quella breve stagione, dopo essere stato consigliere d'amministrazione dell'Inter. E dopo l'incarico in Federazione, a stretto giro di posta, eminenza grigia in Telecom.

Notarella per i deboli di memoria: Guido Rossi assegnò motu proprio uno di quei due scudetti all'Inter, dopo essersi fatto ritrarre con sciarpa nero-azzurra al collo.

Telecom è la società - allora controllata da un alto dirigente dell'Inter - che tramite il suo servizio di sicurezza,  spiava a sua insaputa mezza Italia. Compresi i dirigenti sportivi delle società avversarie dell'Inter. Compresi gli arbitri. Compresi i giocatori della stessa Inter.

 

MESSAGGIO A TAVECCHIO

 

La Fossa delle Marianne, dicevo. Ma visto che nessuno, oggi, è in grado di anticipare le decisioni del Tar, tanto per mettersi comoda, la Juventus ha mandato un segnale inequivocabile alla Federazione. Abbiamo vinto per cinque anni di fila. Stiamo ponendo le basi per vincerne altri cinque. Con quanto questa riflessione comporta .

Un campionato “ cannibalizzato “ dalla Juventus per altre cinque stagioni segnerebbe anche la fine della Federazione Gioco Calcio Italiana. A prescindere dalle decisioni del Tar. Tutto per continuare a “decidere di non decidere“? Il gioco vale la candela? La domanda se la deve porre Tavecchio. La risposta potrà trovarla nei cambiamenti societari dei protagonisti di questa vicenda. “Morire” per uno “scudetto di cartone“?  Tavecchio dovrà decidere. Che voglia o non voglia. E che la Dea lo assista. Mai - da quando si è seduto sulla poltrona di presidente  - ha avuto così bisogno del suo aiuto.