L'IMBOSCATA - Caro Cordelli, di cosa dovremmo vergognarci? L'arroganza di Rosy Bindi, la radiazione di Moggi e la vergogna ai danni della Dea. Tolisso, Bera, Berna, Tielemans e Donnarumma: ci sono novità

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
17.03.2017 00:15 di  Andrea Bosco   vedi letture
L'IMBOSCATA - Caro Cordelli, di cosa dovremmo vergognarci? L'arroganza di Rosy Bindi, la radiazione di Moggi e la vergogna ai danni della Dea. Tolisso, Bera, Berna,  Tielemans e Donnarumma: ci sono novità
© foto di Andrea Bosco nella foto di Mariangela Me

URNA DELLE MIE BRAME

Tra poche ore l'urna di Nyon certificherà l'avversario della Juventus nei quarti di finale di Champions.

Ci sono due squadre - a mio parere - da evitare al sorteggio. La prima, l'ingiocabile Bayern di Monaco, che ha tecnica, fisco, collettivo, esperienza internazionale. E un allenatore pragmatico come Carlo Ancelotti. 

Da evitare anche l'Atletico di Simeone: uno sciame di vespe che non ti gioca contro. Ti gioca addosso. Ti sporca ogni linea di passaggio. Le altre (anche Barcellona e Real) “oggi” sembrano  alla portata della Juventus. Anche se mi ha impressionato nelle due gare il Monaco che si è preso lo scalpo di Pep: gioca benissimo.

 Sono convinto - comunque- che nessuno tra poche ore si auguri di beccare nell'urna la Juventus. Perché Madama è una rogna. Perché  anche  Allegri  è pragmatico. E perché la Juventus, in questa stagione, ha fame. Fa risultato, la sua difesa è imperforabile. Ha un centravanti vero e di qualità . E nel combinato ne ha due che nessuno ha: Manzukic e Dybala .

La Juventus con la vittoria sul Porto si è issata tra le prime otto del Continente. Nelle casse sono entrati dalla Champions un centinaio di milioni. Risorse che in parte saranno destinate al mercato .

 CARO CORDELLI, TI SCRIVO

Ha scritto sul “Corriere della Sera“ un bel fondo Franco Cordelli sulla “Difficoltà di vivere, ora, da tifoso juventino“. Scrive tra l'altro Cordelli: “ Il tifoso juventino – per sfuggire agli sfottò - dovrebbe andare in giro travestito, nascondersi, non pronunciarsi. Non dovrebbe andare allo stadio, di sicuro non in quelli delle avversarie“.

Sai cosa ti dico Franco Cordelli? Se trovo i biglietti mi faccio due trasferte di fila al San Paolo. Anzi mi fermo in albergo a Napoli. Che è una bella città, che ha ottimi ristoranti di pesce. Magari faccio un salto da Marinella, dove mi conoscono e dove posso trovare le migliori sete per cravatte importate dall'Inghilterra.

Ci vado con la mia faccia e con la mia passione. Ma anche con la mia professionalità. A differenza di cavalier serventi o semplici abatini, non ho amicizie tra i presidenti. Non mi paga la Juventus ma un editore indipendente. Che ha tante buone idee, ma che soprattutto, le realizza.

Pensa, Cordelli, non ho neppure il numero di cellulare di Beppe Marotta.

 Avevo sette anni quando ho visto la mia prima Juventus a Ferrara: Spal – Juventus 0-1 gol di Karl Hansens il meno famoso dei due. C'era un biondo che giocava centravanti ed era impossibile non sognare di poter diventare come lui: si chiamava Giampiero Boniperti.

Di cosa dovrei vergognarmi? Di cosa dovrebbero vergognarsi gli juventini?  Delle stucchevoli lamentele di Inter, Napoli e Milan per episodi sanzionati onorando il regolamento? O come, quell'altra volta, del “sentire popolare“?

Non mi vergognerei neppure se emergessero elementi a carico della Juventus nella vicenda, mafia-biglietti, curve: sulla quale sta valutando la Commissione Antimafia. Semplicemente non mi occuperei più di Juventus e in generale di calcio. E' noto che le società calcistiche sono (e sono state) spesso sotto ricatto. Ma un conto è il ricatto. Un altro è cedere al ricatto.

Per il momento constato che la Procura di Torino non ha indagato alcun dirigente della Juventus. Che l'indagato in odor di mafia per ora è solo “un presunto“ delinquente. Che il Presidente dell'Antimafia, Rosy Bindi ha tenuto - durante l'audizione -  un tono decisamente arrogante nei confronti dell'avvocato della Juventus, Chiappero.  “Non potete negare di aver dato biglietti ai mafiosi“. E che un membro della Commissione, Claudio Fava, ha parlato di “sottovalutazione etica e culturale“. Mi auguro venga fatta chiarezza. E che la Commissione Antimafia non voglia la sua “libbra di carne“. Perché nel 2006 questo è accaduto: un processo indiziario condotto sull'onda del “sentire popolare“ (Sandulli dixit).  Bindi ha spiegato che sarà ascoltato Agnelli, i presidenti di Lega e Federazione, della serie A, B, Lega Pro e Dilettanti, quello dell'Associazione calciatori. “Se“ sarà necessario“,  ha chiuso Bindi, “anche tutti i presidenti delle singole squadre“. Hai visto mai che la mega audizione non porti finalmente ad una riforma della giustizia sportiva? Hai visto mai che l'Antimafia indaghi (finalmente) sui bilanci delle società e sui (a volte misteriosi) passaggi di proprietà?  Magari: dico io. Ma ci vorrà tempo. E soprattutto ci vorrà la forza per smontare ogni leggenda metropolitana. Perché le sentenze si accettano e non si commentano. Ma i giudici dovrebbero essere precisi ed informati. Quello della Cassazione che ha condannato in via definita Luciano Moggi, non lo era. Moggi che chiude Paparesta nello stanzino dello stadio di Reggio Calabria è una bufala metropolitana. Che un tribunale della Repubblica (quello di Catanzaro) ha archiviato  come “fatto mai avvenuto“. Quindi attenzione ai “frontali“: non sarebbe la prima volta.

Il calcio è fatto di tante cose e di tanti momenti. L'arbitraggio è il più costante di questi i momenti. E gli arbitri fanno parte del gioco. Alcuni sono bravi, altri meno. Ma ruotano: a turno ti toccano tutti .

La partita è miscuglio di sport (poco), rivalità (tanta), tecnica (per pochi), agonismo (per quasi tutti), furbizia (per tutti, nessuno escluso) . 

 Mi fanno ridere, quanti sostengono dal pulpito che “l'arbitro va aiutato“. Non c'è giocatore al mondo che non pensi sia equo e giusto “turlupinare“ il direttore di gara. L'astuzia e la malizia fanno parte del gioco. Benito Lorenzi si guadagnò il nomignolo di “Veleno“ per come provocava gli avversari. Illustrando, ogni domenica, i lavori inconfessabili delle rispettive madri.

A Padova, all'Appiani non potevi giocare, perché i pretoriani di Nereo Rocco avevano un tassativo imput: “Tira a tuto queo che passa. Se el xe el balòn, mejo“. Non credo serva la traduzione.

A 17 anni ho esordito tra i dilettanti. Fronteggiavo un avversario che ne aveva 29 e del quale non farò il nome. Io ero più bravo e picchiavo (quasi) quanto lui. Ma lui aveva grande  esperienza. Mi “svezzò“ al calcio dei grandi. Fatto di truffaldine gomitate, di prese - nei contatti in area - ai “gioielli“. Di  trattenute per la maglia. Di sputi e di peti. Hai letto bene Cordelli: di peti. Oltre al consueto rosario: “To mare.. eccetera, ti gà i morti.. eccetera,  ti xe un recia“. E sai per quale motivo, il mio  avversario mi indicava come un ragazzo dalle “diverse” tendenze sessuali? Perché allora i calzoncini sul retro avevano un taschino. E visto che mi schifava soffiarmi il naso con le dita, avevo dentro al taschino un fazzoletto.

Chi ha giocato al pallone queste cose le sa. “Mani”? E quando mai: braccio, costato, spalla. Non troverai mai un giocatore che ammetta il fallo di mano. Neppure quello più plateale. Perché, lo conferma anche il recente sondaggio di Alessandro Bonan a Calciomercato: l'originale“ su Sky, la maggioranza degli umani (non solo dei giocatori) è per “negare sempre“.

Non  tutti, sul campo, sono Gaetano Scirea o Paolo Maldini

Caro Cordelli: la Juventus è una pera in un cesto di mele. E' diversa. L'Avvocato si chiedeva: “Arriverà prima la Juventus a trenta scudetti o gli avversari a venti?“. Per come si sono messe le cose i numeri vanno aggiornati: la Juventus viaggia verso i 40. Gli altri non sono ancora arrivati a 20. Ma soprattutto la Juventus è diversa  perché dagli anni Venti ha sempre la medesima proprietà: gli Agnelli. Gli altri? Tutti in fuga. La famosa borghesia meneghina, che ha ceduto al capitale cinese. Del resto mezza Milano è degli emiri. Il calcio ambrosiano dei cinesi. Hanno ceduto anche  Lega e Federazione: il prossimo derby della Madonnina si giocherà per esigenze (televisive e di marketing) alle 12.30. Visibile in diretta in Cina. Una vera fortuna che Pioli e Montella non abbiano i problemi (di digestione) di Sarri e del Napoli .

Paolo Tommaselli ha spiegato sul “Corriere della Sera“ per quale motivo gli avversari della Juventus, allo Stadium si sentano “intimoriti“. Per le foto dei vecchi campioni, per gli scudetti (compresi quelli revocati) esposti. E per le frasi. Quella sul “drago a sette teste“ di Trapattoni. Quella che “la Juve non muore mai“ di Sivori. Una di Platini. E poi quella di Boniperti: “Vincere alla Juventus non è importante, ma l'unica cosa che conta“. E allora vuoi concedere agli avversari, sistematicamente battuti, un vandalismo, qualche scritta ineducata?

“La Fortezza“ recita il titolo del pezzo di Tommaselli.  Come sa anche il collega, non c'è fortezza che non possa essere espugnata. Lo dimostrano i successi (dall'Inter all'Udinese, al Bayern) di quanti ci sono riusciti. Pochi. Per via delle frasi? Per via della forza della Juventus. Difficilmente gli avversari lo ammettono. Ma sono mele. Tante mele. Sapore ibrido, spesso insapore. La pera è altra cosa. Altro gusto, altro formato. Non c'è mela che possa essere abbinata al cacio . Ci vuole una pera. Ormai anche il “contadino“ ne è a conoscenza. Facciamo così: vietiamo per decreto federale, alla Juve, di usare il suo Stadium. Mandiamola all'Olimpico a casa del Torino. Lì, chissà, forse nessuno si sentirà intimidito.

Sta sereno caro Franco:  ai tifosi girano gli zebedei per la canea mediatica successiva ad ogni rigore, gol, corner, calcio di punizione concesso alla Juve. Ma non si sentono “sotto tiro“. Sotto tiro la Juventus mette sistematicamente gli altri: 24 conclusioni nello specchio della porta a 4 contro il Milan. Esagero se dico che la Juventus ha preso il Milan a pallate?

LA MACCHINA DEL FANGO

Il fondo di Franco Cordelli evidenzia il disagio del popolo bianconero per l'evidente esasperazione dei toni consegnata alle immagini e ai microfoni di chi non riesce a battere la Juventus.

I media, alcuni media,hanno fatto il resto.

La “Juventus che ruba“ è niente al confronto di quanto scritto su Andrea Agnelli a  "braccetto“ con i camorristi. Pardon: uomini della  n'drangheta. C'è stata una indagine della Procura di Torino su biglietti e bagarinaggio nelle curve. Anche allo Stadium.. Ipotizza la procura di Torino una “tentata estorsione“ ai danni della Juventus.

Nu' poco diverso da quanto è stato scritto. I legali della Juventus hanno presentato una memoria difensiva, come richiesto, alla Commissione Antimafia. E Andrea Agnelli ha dato la sua disponibilità ad essere ascoltato. Non ci sono indagati. Non c'è alcun avviso di garanzia. Ma tanto è bastato per scatenare la canea.

Che è solo all'inizio.

Prima di togliere il disturbo, anche il procuratore federale Palazzi aveva istruito un fascicolo sulla vicenda. Lasciando la pratica sulla scrivania del successore Pecoraro.

Qui gli scenari sono a rischio. Perché la Procura Federale è (ed è sempre stata) assai sensibile al “sentire popolare“. Specie se quel sentire, coincide con quello di chi ama vincere facile. Senza giocare. Mi aspetto multe e deferimenti.

La cosa più vergognosa è stata comunque fatta ai danni dell'Atalanta. Una indagine ha evidenziato che tra trenta delinquenti comuni, spacciatori di droga e violenze, c'erano anche alcuni frequentatori della curva bergamasca. In che modo la cosa ha coinvolto l'Atalanta?  In nessuno. Ma egualmente la cosa è stata sbattuta a nove colonne dai chimici dell'acqua pestata  in un mortaio. L'Atalanta sotto la presidenza Percassi sta facendo una grande lavoro. Gasperini lo sta facendo in campionato, i giocatori sul campo, la dirigenza dal punto di vista imprenditoriale. Percassi sta per acquistare dal comune retto (bene) dal sindaco Gori lo stadio. La Juve ce l'ha in concessione per 99 anni, idem l'Udinese e il Sassuolo. L'Atalanta lo sta acquistando. Per rimodernarlo e farne un gioiello. Ma i preziosi di famiglia, l'Atalanta li ha nel vivaio. Ha raccontato Xavier Jacobelli su “Tuttosport” di un campioncino nordico, tallonato da mezza Europa, che ha scelto di andare all'Atalanta. Il motivo sta probabilmente anche in un altro episodio, raccontato sempre da Jacobelli. Dopo la disastrosa gara del Meazza persa per 7-1 con l'Inter ( “Gasperini: sette e a casa“, ha chiosato, sbattendo verticalmente la mano destra sotto il  palmo della sinistra, il Mastro Lindo di Telelombardia con la classe che lo distingue )  i tifosi della Dea si sono radunati passandosi l'informazione sul web al campo di allenamento. Erano oltre mille. A ringraziare i propri eroi per quanto avevano finora fatto in stagione. Ecco: l'Atalanta è anche questo. Con la sua storia, il suo magnifico, inesauribile vivaio dove si crescono, prima dei campioni, gli uomini. Se non studi, se non ti comporti bene, se non capisci cosa significa essere squadra, non sei  da Atalanta. L'unica società - cito ancora Jacobelli – i cui tifosi non dicono “Andiamo allo stadio“. Dicono “Andiamo all'Atalanta“ .

Spiegano, da anni, che il calcio italiano ha bisogno delle milanesi. Forti, competitive. In grado di fermare la tirannia della Juventus. Sono d'accordo. Ma non è mettendo in rete su Inter Channel un filmato del retropassaggio di Chiellini a Buffon intercettato da Icardi che si colma il gap. Non è la riga “spostata" (e mandata in rete dalla Tv della Lega) che  contraddirebbe la tecnologia di Sky a proposito del leggero fuorigioco di partenza sul gol di Bacca che Milano può tornare grande. Se Pierluigi Pardo, direttore della Tv della Lega, conduttore di “ Tiki-Taka “ (Italia 1), nonché telecronista di Canale 5 per la Champions, è riuscito a fare meglio del geometra Galliani e del suo righello (allora il fuorigioco esaminato era quello - presunto – di Tevez ) tanto di cappello. Ha fatto un ottimo lavoro. Ma non è con questi mezzi (alla Juve ricordano ancora il filmato che solo Mediaset aveva e che assunto come prova televisiva fece squalificare Ibra, proprio prima della gara con il Milan) che si risale in vetta. Con questa roba si va, al massimo al Vicolo delle Lavandaie, sul Naviglio: a battere e a risciacquare i panni.

TOLISSO CI SIAMO?

Come ho spiegato la qualificazione in Champions ha riempito le casse della Juventus. Che inevitabilmente si sta già muovendo sul mercato, pensando e programmando la prossima stagione.

Il primo obiettivo si chiama Tolisso. Il mediano tuttofare (con vizio del gol) del Lione da tempo è sul taccuini della Juventus. Sulle piste del nuovo Vidal, la Juventus ha offerto 30 milioni più 5 di bonus. La richiesta del Lione è di 45. La Juventus ha prospettato anche un'altra soluzione: Lemina più 20 di cash. Totale 40 visto che la valutazione della Juve per il suo centrocampista è di 20 milioni. Aulas, presidente del Lione avrebbe replicato:  “Chiudiamo cash e poi separatamente possiamo iniziare una trattativa per Lemina“. In ogni caso la trattativa è in fase avanzata. E la Juve sta provando a chiudere in modo da evitare pericolosi rialzi. Il giocatore e il suo procuratore hanno trovato il progetto della Juve intrigante. In attacco si sta allontanando Berardi. Su quale oltre all'Inter si è fatto avanti anche l'Atletico di  Madrid. La Juve ha un patto d'onore con Squinzi. Ma il giocatore non ha mai espresso la volontà di andare a Torino. Da quel che mi dicono, invece, là dove la Fiorentina lo mettesse sul mercato, Bernadeschi sarebbe onorato di poter andare a giocare assieme all'amico Gigi Buffon . La Juventus non vuole forzare la situazione. Dipenderà dal progetto dei Della Valle sul giocatore. Bernadeschi piace all'Inter e piace ad Ancelotti che lo vorrebbe al Bayern. La Juve c'è : il giocatore conosce la stima della dirigenza. Buffon ha spiegato al giovane compagno di Nazionale cosa sia il mondo Juventus. Se l'affare si farà, non sarà una replica del caso Baggio. La Juve non vuole tensioni con la Fiorentina. Ma gli affari sono affari. E la cessione di Federico Bernadeschi potrebbe essere positiva oltre che per la Juve , anche per la Fiorentina. 

Non ci sono – nonostante le parole del suo procuratore - novità su Marco Verrarri. Lo hanno accostato all'Inter, al Bayern ,al City, al Barcellona, al  Real e alla Juventus, inevitabilmente. La mia idea è che Verratti non si muoverà da Parigi. Il suo contratto scade nel 2021 ed è il pupillo dell'emiro che possiede il club parigino . La Juve che accoglierebbe Verratti a braccia aperte e che probabilmente gli affiderebbe la prestigiosa maglia numero dieci, ancora senza un padrone dopo l'addio di Pogba, sul ruolo non vuole tuttavia farsi cogliere impreparata. Pjanic funziona da regista basso, Marchisio sta recuperando, Betancur che arriverà a giugno può giocare anche in quella posizione. Ma la Juve continua ad essere intrigata dal giovane Tielemans, metronomo dell'Anderlecht: uno che sa far girare la palla, che ha senso euclideo e cosa non trascurabile per un centrocampista, sa far gol. E' stato visionato a più riprese. E' bravo e costa assai meno di Verratti. Infine la mia idea su Donnarumma . La Juve per il dopo Buffon ha bloccato Meret, di proprietà Udinese, in prestito (gran campionato)  alla Spal . Donnarumma piace. Il bacio alla maglia dopo Juve- Milan significa poco. Donnarumma come ha spiegato il suo agente Raiola, andrà dove sono in grado di allestirgli attorno una grande squadra. Potrà il Milan, cinese, farlo già dalla prima stagione ?  Raiola ha spiegato  a Galliani che non farà rinnovare Donnarumma (scadenza 2018) fino a quando non parlerà con il nuovo proprietario. Fino a quando non verificherà le credenziali e il progetto. Per ora gli anticipi arrivati al Milan sono finiti nella casse di Fininvest, non del Milan. E i  dioscuri Fassone e Maiorino per ora hanno viaggiato, visionato e concluso zero. In sella c'è ancora Galliani che ha portato Deulofeu. 

A gennaio 2018, Donnarumma potrà firmare per chi vuole. Difficilmente anche un miliardario dagli occhi a mandorla offrirà a Donnarumma ( che proviene dal vivaio e guadagna 250.000 euro ), più di 2 milioni e mezzo. Ma a gennaio 2018 Donnarumma può firmare e da giugno dello stesso anno essere a disposizione della società che vorrà investire su di lui. Quanto ? Facciamo che partiamo da una base di 5 milioni a stagione. Perché Donnarumma ha 18 anni. E chi lo prende può garantirsi un grande portiere per vent'anni . Tanto tempo. Resterà cinese - ammesso si risolva la telenovela closing - per i prossimi venti anni la proprietà del Milan?