Juve nove bellezze: cuore al Porto, testa al Palermo. Caro Radja, ce ne faremo una ragione

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
14.02.2017 00:15 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Juve nove bellezze: cuore al Porto, testa al Palermo. Caro Radja, ce ne faremo una ragione

E sono nove. Nove vittorie di fila, da quando la Juventus ha cambiato pelle e Massimiliano Allegri ha portato il proprio esperimento allo stadio successivo. Nove di fila? Sì, considerando soltanto le partite in cui i bianconeri hanno giocato con la difesa a quattro. Escluso, in sostanza, l'inciampo contro la Fiorentina. Quando, per caso oppure no, la Vecchia Signora ha rimesso il vestito del 3-5-2. Tutto brutto col vecchio modulo, tutto bello col nuovo? Non per forza: a Firenze si giocava una gara delicata, la più complicata fin qui del girone di ritorno. Ma i numeri sono numeri e le ultime dieci giornate danno un quadro complessivo abbastanza chiaro: la nuova Juve, quella che non ha paura di abbandonare le proprie certezze, fila che è una bellezza. 

A livello di risultati, ma anche di gioco: l'abbondanza a centrocampo era stato il segreto di Conte. Che aveva troppi campioni in quel reparto per limitarsi a schierarne due. Allegri ha un reparto centrale meno folto a livello qualitativo: i campioni veri sono Marchisio e Khedira, Pjanic continuiamo a metterlo un gradino sotto con la speranza che ci smentisca. Quanto al principino, ché del tedesco ne parleremo più in là, il suo recupero è un tassello fondamentale nella via per il successo di questa squadra. Quello visto contro il Cagliari andava a basso regime e ha anchhe commesso qualche errore, ma siamo sulla buona strada. Tornasse al top della forma nel giro di un mese, sarebbe il vero rinforzo invernale per il tecnico livornese. Che in questo momento, non per fare i gufi ripetitivi ma per analizzare quello che succede o può succedere, deve solo stare attento a gestire le proprie risorse lì davanti. Bene i titolarissimi, ma bisogna trovare risorse anche dove non ce le si aspetta. Pjaca ce lo si aspetta e può essere l'arma in più di questa Juve. Magari Kean, perché no. 

Magari a partire dalla prossima in casa, che è una partita di transizione ma non va sottovaluta. L'orizzonte e il cuore dicono già Porto, la testa deve dire almeno in parte Palermo. Sostenere che si debba giocare contro i rosanero come se fosse una gara decisiva è impensabile. La vera gara andrà in scena pochi giorno dopo, in Champions League contro i lusitani. Anche per merito di un campionato che a metà febbraio mette di fronte una prima con 7 punti sulla seconda e una terzultima con 8 di ritardo dalla quartultima. I lettori tocchino quello che vogliono, ma una ha già vinto e l'altra è già retrocessa. È qualcosa da sistemare, il più presto possibile. Tornando al Palermo, i rosanero hanno tutto da perdere e con molte probabilità perderanno. È una gara da vincere nella prima mezz'ora, poi tutti a pensare a quel che verrà. La Juve bella e cinica delle ultime giornate dà garanzie in tal senso. Ma una Juve distratta dalla sfida europea, per quanto possa dare fastidio, sarebbe comprensibile.

Chiusura sulle polemiche, ché va bene per ogni stagione. Quelle relative a Juventus-Inter hanno prima rasentato e poi sforato il ridicolo, fino a dare una nuova definizione a questo concetto. Bravissimo Sconcerti: si parla del nulla. Se lo dice lui, non ci si può che accodare. Un pensiero va invece a Radja Nainggolan, che dice qualcosa di normale per un tifoso e del tutto sbagliato per un professionista. Tanto più per un calciatore che più o meno cinque anni fa era a un passo dal vestire la maglia dell'odiatissima Juventus. E ben contento di farlo. In parte ha ragione Spalletti, quando dice che il belga non si aspettava di essere ripreso. Però quelle parole non gliel'hanno estorte: poteva rifilare qualche banalità, che odi la Juve l'ha detto lui senza che nessuno glielo chiedesse. Qualche giorno fa, nella redazione di TMW, si discuteva su chi fosse il centrocampista più forte della Serie A. Quasi tutti dicevano Nainggolan, io ho ribattuto Hamsik; aggiungendo, inascoltato, che Sami Khedira non fosse così lontano da questi livelli. Ecco, un campione è fatto di tante cose. Di piedi, di fisico, di polmoni. Ma anche e soprattutto di testa. Nainggolan, giocatore fantastico da tanti aspetti, vive il calcio con tanta grinta, forse troppa per essere un campione. Poteva diventarlo magari con la maglia della Juve, ma alla fine dice che la Juve la odia. Pazienza, ce ne faremo una ragione.