Dybala re del calcio dopo CR7 e Messi. Inizia un mese e mezzo decisivo per la Juve. Polemiche arbitrali insensate: solito alibi per chi perde

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
07.02.2017 00:30 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
Dybala re del calcio dopo CR7 e Messi. Inizia un mese e mezzo decisivo per la Juve. Polemiche arbitrali insensate: solito alibi per chi perde

Paulo Dybala pallone d'oro: partiamo da Massimiliano Allegri, che in settimana ha gettato il carico sul fuoriclasse argentino. Campione diverso da tutti gli altri: non è velocissimo, non è fortissimo, non è neanche il più spettacolare di tutti. Ma vede e pensa calcio con qualche attimo di anticipo rispetto a compagni e avversari: è una dote che solo i grandissimi hanno. Paulo Dybala primo pallone d'oro del post CR7-Messi, proviamo ad andare oltre la previsione generica di Allegri. Il duopolio prima o poi dovrà interrompersi, il ritorno del prestigioso trofeo nelle mani di France Football ne è il prologo. Finché quei due sono in campo, difficile batterli: la gestione FIFA è stata al limite della barzelletta, ma ha comunque creato un circolo, virtuoso per loro due e vizioso per tutti gli altri, che rende impensabile pensare a un terzo incomodo. Si può già cercare il successore alla diarchia del portoghese e dell'argentino? Sì e può esserlo la Joya. Forse l'unico nel panorama globale: Neymar gli è ancora superiore, ma finché vincerà col Barcellona di Messi sarà sempre una comparsa nell'epica e nell'epoca della Pulce. Dybala ha la possibilità di essere il vero trascinatore della Juve: il Sivori, il Platini, lo Zidane di questi anni. Pallone d'oro con la maglia della Juve? Non anticipiamo il tormentone della prossima estate. Il rinnovo coi bianconeri è già scritto da tempo e a breve sarà anche ufficiale. Per il futuro si vedrà, ma il 2017 o al massimo il 2018 può essere il suo anno. 

Il prossimo mese e mezzo sarà invece decisivo per la Juventus in generale. Contro l'Inter è arrivata la conferma che il percorso intrapreso è quello giusto. Vincere in casa per riscattare la sconfitta di San Siro era quasi doveroso, ma i bianconeri hanno rischiato pochissimo e messo in campo una prestazione da serata di gala. Riprendiamo ancora Allegri: il modulo conta poco, quel che è importante è mettere i giocatori nelle giuste posizioni. Cuadrado, per esempio, è diventato decisivo: gli succede spesso di fiorire quando si avvicina la primavera, ma l'impressione è che il nuovo contesto tattico gli sia molto più congeniale. Ora arriva la prova del nove, per tutti: da qui al 19 marzo si giocherà in media ogni 4/5 giorni, a volte anche meno. Un tour de force che dovrà temprare la Juve come squadra e dire qual è la sua vera dimensione. Anche perché di mezzo vi sarà il doppio confronto col Porto: avremo tempo e modo di presentarlo, ma il vero obiettivo è quello. Dieci partite, undici contando l'Inter, in un mese o poco più. Importanti e da seguire con una certa curiosità: uno dei dubbi, forse l'unico, concernente la Juve degli ultimi tempi, è quello relativo alle alternative in attacco. Si vedrà, già a partire da Crotone, come Allegri saprà gestire gli uomini a sua disposizione. Senza Hernanes: la Cina pare davvero vicinissima. È stato, tutto sommato, sin dall'inizio della sua avventura a Torino un utile corpo estraneo alla squadra. 

Chiudiamo, giusto perché è quasi doveroso, con le scialbe polemiche arbitrali che volevano infiammare il giorno dopo il derby d'Italia. Da queste parti, invocare errori arbitrali suona sempre come un alibi per i perdenti e quindi non varrebbe la pena parlarne. Però a volte non si riesce proprio a stare zitti, quando si arriva a sfiorare il ridicolo. Juventus-Inter, mettendo gli episodi sulla bilancia, è stata ben arbitrata. Tutto è opinabile a questo mondo, ma non si può sconfinare e raccontare qualcosa che non è successo, anche se le polemiche fanno vendere. Di tutte le scelte fatte da Rizzoli & Co, l'unica veramente dubbia è quella relativa alla trattenuta Lichsteiner-D'Ambrosio: si poteva dare rigore o si poteva sorvolare. Ma non è chiaramente rigore come non è inevitabilmente un contatto lecito. Siamo al limite, in quella zona grigia in cui è la discrezione arbitrale a fare la differenza, visto che pur sempre di giudizio e interpretazione si sta parlando. Un bel tacer non fu mai scritto, diceva qualcuno. Forse, ancora una volta, sarebbe stato il caso evitare di tentare un polverone. Perché ci si lamenta spesso di quanto il calcio possa essere brutto e anche violento. E allora ci vorrebbe anche un po' di senso di responsabilità, senza accendere inutili focolai. Anche perché scelte diverse della squadra arbitrale non avrebbero eliminato il divario costruito negli anni in un derby d'Italia che non è più quello celebrato da Brera. Non c'è più la vecchia Serie A, ci sono le acredini ma senza che le due possano davvero considerarsi rivali. E non ci sono più neanche le vecchie polemiche. Viene quasi da rimpiangerle.