Cambiare perché tutto rimanga com'è: nasce una Juve diversa, il dominio italiano resta. Aspettando un coniglio dal cilindro. O forse due

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Titolo di avvocato e dottorato di ricerca nel cassetto per scrivere di calcio, su TuttoMercatoWeb.com
23.08.2016 01:00 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
Cambiare perché tutto rimanga com'è: nasce una Juve diversa, il dominio italiano resta. Aspettando un coniglio dal cilindro. O forse due

Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi, diceva il principe di Salina nel dialogo più famoso del Gattopardo. È questa, almeno con riferimento al panorama nazionale, l'intenzione della Juventus per la stagione appena iniziata. Mutare la propria pelle per non mutare il dominio assoluto nella nostra poverissima Serie A: la prima giornata del massimo campionato nostrano ha regalato assaggi di tante cose, per diversi palati. È ancora calcio d'agosto, però sono arrivate le prime avvisaglie dell'anno che verrà: l'Inter è parsa spaesata ma ha bisogno di tempo, il Milan in crescita e però ancora mediocre. La Roma sarà forse la vera avversaria nella corsa allo Scudetto, nerazzurri permettendo, il Napoli è sembrato non avere peso dopo aver perso i 90 e passa chili di Gonzalo Higuain. Che dal canto suo ha timbrato alla prima occasione in maglia bianconera: sliding doors. Giudicare la bontà di un'operazione di mercato dalla prima giornata di campionato non è mai una buona idea, va bene; nel frattempo, però, le critiche sulla tenuta fisica del Pipita sono lontane. È più vicino invece il rinnovamento di casa Juve, totale: dal modo di operare sul mercato alla gestione della partita sul campo, la Vecchia Signora ha deciso di lasciarsi alle spalle il proprio recente passato. Il piano quinquennale di risanamento con relativo approdo all'autofinanziamento voluto da Agnelli (ma si legga pure Elkann) e realizzato dalla premiata ditta Marotta-Paratici ha avuto i suoi risultati. Ora dal secondo obiettivo citato non si prescinderà, ma di risanamento non vi è più tanto bisogno. Giustificate dalla cessione monstre di Pobga, sono arrivate spese eclatanti. L'addio del francese segna la fine del calciomercato per come lo conoscevamo: annunciato dal Manchester United all'1:45 di notte, quando i tifosi inglesi dormivano ma quelli indonesiani erano ben svegli, voluto da Raiola più di chiunque altro. La nuova direzione del calcio come business è chiara, chi ci guadagna anche, durerà? Forse, ma a un certo punto il giocattolo si romperà. Non si rompe il giocattolo Juve e la prima di campionato contro la Fiorentina certifica l'avvio di un nuovo corso bianconero. A livello di meri numeri sul campo è cambiato, almeno per ora, ben poco. A livello di gestione della gara, qualcosa di più ma ancora non tutto. Però la linea guida dettata dalla dirigenza è chiara, confacente peraltro all'evoluzione dell'idea di calcio di Allegri: la Juve già da qualche anno gestisce la partita, decidendo quale ritmo tenere e di conseguenza imporre all'avversario. Lo ha fatto soprattutto senza palla, fino all'altro ieri, ora è chiamata e decisa a farlo col pallone tra i piedi. Meno faticoso sotto diversi aspetti, forse più spettacolare, un nuovo corso, appunto. A centrocampo, per esempio, i centimetri si sono abbassati in favore della lucida gestione di Pjanic, quando arriverà. Nel frattempo, Mario Lemina ha confermato le buone cose già messe in mostra l'anno scorso: eccezionale nell'uscita bassa palla al piede, ha chiarito perché la Juve non abbia alcuna fretta di privarsene. Higuain, quando sarà al 100%, garantisce un maggior apporto al gioco di squadra rispetto a Morata e libera Dybala dall'onere di essere il pericolo numero uno lì davanti per favorirne i movimenti a prendere palla. Dani Alves e Alex Sandro, quest'ultimo il miglior terzino sinistro visto a Vinovo da anni (decenni?) a questa parte e che quest'anno avrà più fiducia, permettono di dirottare il gioco sulle fasce con maggior tranquillità quando le corsie centrali risultano ingolfate. Nasce una Juve di manovra: contro i viola s'è vista solo a sprazzi, ma la traiettoria è segnata. Non porterà a vincere il campionato in carrozza, come scrivono i soloni dell'estate, perché è un rischio. Un azzardo. Ma calcolato, perché l'obiettivo è chiaro e ha le orecchie grandi come quelle di Dumbo. 

Dal campo al mercato. Bisogna parlare anche di quello, almeno per i prossimi nove giorni, poi ce ne potremo dimenticare per qualche mese. A Milano fa un caldo torrido, la città è deserta, gli alberghi dei grandi incontri pullulano di turisti cinesi e arabi ma al momento procuratori e dirigenti latitano. Arriveranno, ma il segno dei tempi lo vivono anche i grandi hotel della capitale morale d'Italia. La Juve è stata l'unica che ha fatto divertire sinora, i prossimi giorni saranno cruciali per risolvere alcune questioni dirimenti. Come quella del centrocampista (dei centrocampisti?), che a questo punto sta andando troppo per le lunghe. Dei mille nomi fatti sinora, nessuno si è davvero avvicinato, la sensazione che spunterà un coniglio dal cilindro inizia a farsi più viva. L'anno scorso fu Hernanes, quest'anno non si potrà replicare prendendo un'altra seconda scelta. Parole di Marotta, mica nostre. Che poi i conigli dovrebbero essere due, è un altro conto: uno al centro, uno sulla fascia. Per il secondo pare che una Vespa (Cuadrado) sia l'animale più quotato. Prenderlo rinunciando a Lichtsteiner, però, sarebbe un errore, perché a quel punto le possibilità di schierare una difesa a quattro si ridurrebbero, sulla fascia destra, al solo Alves. Le offerte per l'elvetico non mancano, da ultimo quella del Borussia Dortmund, mentre la trattativa per il rinnovo non decolla: l'addio, non è una novità, può essere un'opzione. Cuadrado, per quanto ipoteticamente vicino (in realtà un po' meno, il colombiano vorrebbe tornare ma il Chelsea non farà sconti) e tatticamente utile, non sarebbe la soluzione. Se davvero partisse Licht, in sostanza, sarebbe il caso di tutelarsi con un altro laterale e potrebbe tornare d'attualità il nome di De Sciglio. Discorso simile per l'attacco: Simone Zaza potrebbe partire. Non è una novità, non vorrebbe, ma potrebbe. La Juve, nel caso, pare orientarsi nella direzione di non sostituirlo. Anche qui, sarebbe un (non tanto) piccolo azzardo, perché Pjaca ha un talento immenso ma non è detto che nella rosa possa svolgere un ruolo analogo a quello del lucano, che non sarà una prima scelta ma ha già dimostrato di poter essere decisivo in qualsiasi momento, a gara in corso ma non solo. Azzardi, rischi, alcuni calcolati, altri da valutare con maggiore attenzione. Difficile dare lezioni a chi da cinque anni si mette in cattedra. Quel che è certo è che la Juve cambia, muta la pelle perché in Italia però non cambi nulla. E magari all'estero sì.