Gli eroi in bianconero: Virginio DEPAOLI

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
22.06.2015 09:53 di Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Virginio DEPAOLI
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Due stagioni, 58 presenze complessive e 21 reti; questa potrebbe essere la scheda riassuntiva del Depaoli, centravanti juventino edizione 1966-67 e 1967-68. Il tifoso che ricorda le tappe del 13° scudetto, rammenta anche come di Gigi tutto si potesse dire meno che fosse un calciatore comune. Infatti, lo sbaglio di Depaoli è stato quello di nascere troppo tardi, in un periodo in cui il raffinato tecnicismo ed ancor più il tatticismo di maghi e maghetti hanno reso terribilmente complicate le semplici cose del pallone. Il calcio vercellese degli anni Dieci, ecco quel che gli sarebbe andato a pennello. Un gioco non ancora fatto di formule o metodi, ma neppure più ginnasiale ed irrazionale come quello della Juventus neonata in Piazza d’Armi: calcio robusto, essenziale, di squadra nel senso che tutti lavorano per il goal, anche se poi è uno, l’attaccante amante del rischio più degli altri, che deve segnare. Berardo o Rampini, ala e centravanti delle leggendarie bianche casacche, erano cosi. O, almeno, cosi ce li descrivono i giornali ingialliti dell’epoca.
La Juventus della metà degli anni Sessanta è molto lontana dai fremiti decadenti ed anzi, di decadente ha ben poco: Heriberto Herrera allenatore come Tino Castano capitano, Del Sol scavallante mezzofondista come Bercellino stopper di granito, sono tutti “professional” con i piedi ben piantati per terra; si lavora duro e si fantastica poco o niente, solo cosi essendo possibile fare in tempi nerazzurri e per di più “morattiani”. Ma un centravanti come Depaoli invita subito all’ottimismo, lascia intravedere tempi decisamente più allegri: non che i suoi predecessori nel ruolo abbiano fatto male, ma la gente vuole uno che i palloni prima di tutto li sbatta dentro ed, in questo senso, Gigi garantisce come pochi in Italia. Non per nulla, nella Nazionale post Corea, accanto ad una marea di interisti, trova posto nel ruolo chiave di guida dell’attacco.
È la giusta rivincita contro chi lo aveva frettolosamente scartato nel premondiale; Italia-Urss 1-0, non segna Depaoli, ma pure la sua prestazione è encomiabile ed oltremodo confortante. La prova azzurra cade in novembre ma, intanto, è iniziato un campionato che per la Juventus vorrà dire parecchio e Depaoli non ci mette molto a farsi apprezzare. Accade al Comunale di Firenze, 2 ottobre 1966, terza giornata. La squadra bianconera è reduce da due vittorie di ordinaria amministrazione, anche il bel goal di Depaoli al Lecco è stato, in fondo, normale. Ma ora è venuto il momento di spiegare a tutti quanto vale la squadra di Heriberto, contro un avversario forte e tradizionalmente ostico. Segna Salvadore e sembra fatta, poi, improvvisamente, ad un quarto d’ora dalla fine, arriva il pareggio del marpione Hamrin e tutto si rimette in discussione. I viola mettono alla frusta la difesa bianconera ma non riescono a far breccia. Ed alla fine Depaoli li castiga con una rete che, vista la sera da milioni di telespettatori, fa, del neo goleador juventino un autentico beniamino. Corner, davanti ad Albertosi c’è mischia, ma Gigi si intrufola con tempismo e trova pallone ed angolino. Una questione di frazione di secondo fra il suo scatto bruciante ed il recupero di Ferrante: quanto basta per vincere e convincere.
L’impresa fa rumore ed intanto la classifica continua a sorridere alla Juventus, che si incolla all’Inter, racimolando preziose vittorie contro avversarie piccole e grandi. Il 13 novembre l’avversario non sarà magari blasonato ma è molto duro; è il Cagliari di Riva e Boninsegna, che comincia a trascinare all’entusiasmo tutta un’isola. Contro la Juventus, comunque, i sardi si presentano con l’aureola di un primato che non viene dai suoi cannonieri, bensì da Reginato portiere saracinesca, che detiene il record di imbattibilità. E magari la storia continuerebbe se ad un certo punto non ci pensasse proprio Depaoli, con una delle sue proverbiali bordate, a non più di un quarto d’ora dalla fine.
Chiaro che la fresca vena del cannoniere trova valido riscontro nello stato di grazia dell’intera squadra, ma altrettanto sicuro è che senza i suoi goal molte partite, anche le più importanti, finirebbero maluccio o decisamente male. Come la vigilia di Natale, un freddo sabato pomeriggio, con Juventus e Milan a giocarsi il ruolo di anti-Inter e con Castano natalizio anche troppo ed in vena di regali. La sua autorete sta per aprire al Milan la strada per una vittoria clamorosa, quand’ecco che Depaoli fa una delle cose che gli riescono meglio: aspetta con calma al centro dell’area milanista il traversone da sinistra e, quando arriva, sbatte dentro di collo destro, con inaudita violenza che lascia Barluzzi di sasso. È un goal che, nella sua essenzialità, fa storia per la freddezza e la sicurezza con cui viene realizzato. Il boato dello stadio, bianconero come da tempo non succedeva, è il premio più bello per il campione che non cerca numeri funambolici, ma solo concretezza. Sin troppo facile pronosticare rosei sviluppi di torneo per la Juventus e per il suo centravanti: il pareggio di San Siro con l`Inter, sette giorni dopo, convince anche i più scettici che la Juventus è splendida realtà.
Ma non tutto può andare liscio; il 22 gennaio, allo stadio Olimpico, l’arbitro De Marchi ignora un sacrosanto goal messo a segno da Depaoli, sempre lui, alla traballante Lazio. Il pallone ha superato nettamente la linea del goal, lo confermano moviola televisiva e testimonianze neutrali, ma intanto resta la beffa del punto perso, che in un campionato incertissimo, come quello, può essere decisivo.
Uno-due punti di vantaggio per l’Inter, ma la Juventus resiste con fierezza, travolge la Fiorentina (4-1) con rete di Gigi, che intanto si segnala per la poco simpatica abitudine di sbagliare rigori; contro i viola il suo tiro dal dischetto, sullo 0-0, è stato facile preda del portiere che ha respinto e buon per la Juventus che, Del Sol appostato, ha potuto riprendere e perfezionare in rete. Il finale di stagione segna per Depaoli una lieve flessione di rendimento ed allora Heriberto da via libera a Zigoni, ma di Gigi c’è comunque bisogno e le sue prestazioni, coronate da 8 reti in 26 occasioni, gli garantiscono una conferma senza discussioni: lo scudetto numero 13 è stato in buona parte merito dei suoi goal.
L’anno dopo la squadra si presenta confermata in blocco, salvo gli inserimenti di valide pedine di ricambio (Volpi e Simoni), indispensabili per affrontare con mezzi adeguati la Coppa Campioni. Lo scudetto sulle maglie viene inaugurato e Depaoli segna al Mantova, che ha appena ceduto Zoff, un altro dei suoi goal proiettili, stavolta con sberla in corsa angolatissima. Purtroppo, non è sempre festa per i bianconeri, che in campionato sono ben più sorvegliati dell’anno prima e che ogni tanto steccano partite importanti, pensando alla Coppa. Cosi si perde contro il Torino ed anche Roma e Cagliari hanno buon gioco a sottrarre punti; Depaoli va a corrente alternata.
Dopo aver segnato ai suoi ex compagni del Brescia il goal decisivo, Gigi chiude i1 1967 con una prestazione di alto livello, coronata dalla rete più bella segnata nei due campionati bianconeri. Si gioca Juventus-Inter e, nonostante San Silvestro proponga alternative allettanti, il Comunale è pieno. Primo tempo equilibratissimo, segna Leoncini e replica Domenghini. Ma la ripresa è tutta bianconera ed il goal di Depaoli spalanca le porte di un successo di prestigio: Gigi riceve da Zigoni appena fuori dell’area e fa tutto da solo, liberandosi prima di Landini e poi di Facchetti ed infine concludendo al volo sul portiere in uscita disperata.
È la felice conferma di un uomo talvolta criticato ingiustamente per la sua scarsa mobilità: certo, Depaoli non è la stella nascente Pietruzzu Anastasi ed il confronto diretto con il ragazzo che gioca nel Varese è pure impari per la Juventus, stanca delle fatiche di Coppa. La tripletta di Anastasi, in un Varese-Juventus 5-0, serve però a far mugugnare i tifosi, che vogliono sempre gente nuova e per Gigi le successive partite diventano sempre più difficili. E dire che di reti riesce a segnarne ancora, chiudendo la stagione con l’identico bottino del torneo precedente: 8, in 21 partite. Ma la società programma a distanza, è giusto cambiare; arriva Anastasi, i tifosi sono contenti ed i risultati daranno loro piena ragione. Per Depaoli, che torna al Brescia con qualche rimpianto, il ricordo di due ottimi campionati con qualche impennata da fuoriclasse.
Ci lascia il 24 agosto 2009, spegnendosi nella sua casa di Brescia.