Gli eroi in bianconero: Sergio MANENTE

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
10.12.2014 10:00 di  Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Sergio MANENTE
TuttoJuve.com

Nasce a Udine il 10 dicembre 1924 e nella squadra friulana gioca (in serie B) fino al 1945/46. Come se fosse un predestinato, esordisce in A la stagione successiva nell’Atalanta, proprio contro la Juventus. È il 22 ottobre 1946, la gara finisce 3-1 per i torinesi, lui gioca all’ala destra. Allenatore nerazzurro è l’ex bianconero Monti, suo avversario diretto Varglien, di cui prenderà il posto alla Juventus. Ben presto Manente diventa terzino sistemista, ruolo che ricopre con classe sopraffina. La Juventus lo chiama nel 1948/49 e gioca come terzino destro a fianco di Rava. Quindi, l’anno successivo, il passaggio a sinistra per far posto a Bertuccelli. L’allenatore Carver vede in lui un terzino all’inglese e dà fiducia a questo giovane che si compiace di giocare in avanti senza pensare troppo a marcare gli attaccanti rivali.
Diventa irresistibile fino a guadagnarsi la Nazionale, con la quale disputa solo un incontro: il 18 maggio 1952 a Firenze, amichevole con l’Inghilterra, risultato 1-1 con reti di Broadis ed Amadei. Ha in consegna il biondo Finney, nel primo tempo si trova molto a disagio, nella ripresa stringe i denti e si dedica alla marcatura del veloce rivale riuscendo ad annullarlo.
È forse il primo terzino moderno, il pioniere in un ruolo che ha raggiunto il massimo rappresentante in Cabrini; ma non è ben visto dai tecnici italiani, che all’epoca volevano solamente dei terzini marcatori. Ed è proprio nella stagione 1954/55 che Manente si scatena: segna 10 reti, una in meno di Bronèe, cannoniere juventino di quell’anno. Sei goal li sigla su rigore battendo portieri di valore come Lovati e Buffon
Ha legato il suo nome ad una delle più belle Juventus di sempre, quella dei danesi, dei due scudetti nel 1950 e nel 1952, dei due secondi posti; i suoi compagni sono Bertuccelli, Martino, Parola, Mari, Piccinini, Muccinelli ed un trio d’attacco favoloso: Boniperti, Hansen, Præst. Roba da 100 goal (come nel torneo 1949/50) in media a campionato. Proprio con Boniperti, Sergio Manente è legato da un’amicizia che dura tuttora. Sempre insieme durante i ritiri, durante i quali, per anni dividono la stessa stanza.
È un’amicizia tra due caratteri totalmente diversi: per quanto estroverso e cordiale è Giampiero, molto meno espansivo, perfino burbero appare Manente: «Un giocatore ed un amico prezioso», racconta Boniperti, «era stato mio compagno di camera, gli telefonavo spesso per ricordare quei tempi e lui si commuoveva. Era terzino ma talmente bravo che, nel prosieguo della sua carriera, diventò mezzala, regista, goleador. Una cosa riuscita a pochissimi difensori».
Nell’estate 1955 lascia la Juventus, che lo sostituisce con Garzena, dopo 231 gare e 15 goal, per accasarsi al Vicenza dove ritrova il portiere Sentimenti IV. In due stagioni segna ancora una decina di goal.
Se in Italia non è stato molto amato per l’eccessiva libertà che si prendeva in campo, senz’altro si ricordano di lui in Brasile, dove fu protagonista di una gara tra la Juventus ed il Sao Paulo finita 2-2, al termine di un torneo estivo che aveva tutta l’aria di una mini Coppa Intercontinentale.
Ci lascia il 14 marzo 1993, nella sua Udine, dopo aver lungamente lottato contro un terribile male, che lo aveva colpito otto anni prima.