Gli eroi in bianconero: Sergio GORI

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
23.02.2015 10:15 di Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Sergio GORI
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La breve ma intensa carriera bianconera di Gori abbraccia due annate emblematiche di questa squadra, sempre dominatrice e qualche volta distratta, al punto da perdere un titolo tricolore dopo averlo ipotecato a tre quarti del cammino. Sono gli anni che vanno dal 1975 al 1977, anni densi di ricordi in gran parte entusiasmanti. Bobo diventa juventino nell’estate del 1975; arriva da Cagliari a rinforzare una squadra che ha vinto lo scudetto e si appresta a disputare la Coppa dei Campioni. Gori è una punta, ma sa adattarsi anche a fare il rifinitore.
Parola, trainer di antica milizia gloriosa, medita l’impiego di Bobo come alternativa strategica a Capello, infortunatosi seriamente sul finire della stagione precedente, per il quale si paventano tempi di recupero piuttosto lunghi. Ma è chiaro che della classe e dell’esperienza di Gori, già campione d’Italia col Cagliari di Scopigno e Riva, la Juventus avrà bisogno e non saltuariamente; è un titolare in più, in una rosa ricca di alternative.
Il campionato da immediatamente spazio a Sergio; 5 ottobre 1975, prima giornata di campionato al Comunale, con Juventus-Verona e Gori mezzala, in una partita d’attacco che richiede il contributo di tutti alla spinta offensiva. Prova positiva, anche se Bobo dimostra di saperci fare assai meglio dalla tre quarti in su. Bene anche a Como, seconda giornata, in cui la Juventus si salva per il rotto della cuffia, pareggiando 2-2 in extremis, con una punizione di Cuccureddu.
Ma il primo vero acuto di Gori nella prima gara di cartello della stagione, al Comunale, contro la Fiorentina Una Juventus caricatissima, in vista dell’impegno di Coppa dei Campioni con il Borussia Mönchengladbach, travolge i gigliati con memorabile prova corale e Gori segna la prima, stupenda rete. Concede il bis sette giorni più tardi, contro la sua ex-squadra, a Cagliari; la rete di Bobo decide la partita, consegnando ai bianconeri il primo successo esterno della stagione.
È un ottimo momento, sia per la squadra che per Gori, stabilmente impiegato da Parola, anche se con compiti tattici non sempre uguali. A ridosso delle punte, con licenza di spingersi in area, Sergio piazza spesso il suo spunto vincente, con esiti talvolta clamorosi. Come il 16 novembre 1975 a Milano, contro il Milan, in una partita spigolosa ed equilibratissima nella quale i bianconeri si giocano il provvisorio primato in classifica; è proprio un gran colpo di testa di Gori a risolvere il match.
Non mancano, chiaramente, anche momenti meno esaltanti, ma Bobo trova il modo di conquistare simpatie e consensi. Va nuovamente in goal nella netta vittoria sull’Ascoli (3-0, il 21 dicembre), ma soprattutto si rivela match winner di gran valore nella partitissima del 4 gennaio 1976, Juventus-Napoli in un Comunale stracolmo. Al vantaggio napoletano, siglato da Savoldi su rigore, risponde Damiani sul finire del primo tempo. E quando le cose sembrano mettersi decisamente per un pareggio, ecco la zampata di Gori, ad una manciata di minuti dalla fine; il suo goal fissa il punteggio sul 2-1, la Juventus vince ed è sempre più sola.
La stagione, intanto, è nel vivo; eliminata in Coppa dei Campioni dal Borussia (con Gori autore del primo dei due goal bianconeri nella gara di ritorno giocata a Torino e terminata 2-2), la squadra juventina accusa periodo negativo e favorisce, con risultati alterni, la clamorosa rimonta del Torino. Ma Gori trova ancora il modo di mettersi in evidenza, segnando il goal della vittoria a Roma contro la Lazio e realizzando una significativa doppietta a Bologna contro i felsinei.
La stagione 1975-76 finisce nei peggiori dei modi, con uno scudetto perso per un soffio e proprio in dirittura d’arrivo. Uno dei pochi a vantare, alla fine, un curriculum di tutto rispetto è proprio Gori: 22 presenze in campionato, 8 reti quasi tutte decisive. Secondo cannoniere bianconero, dopo Bettega, ma ben davanti a Damiani, Causio, Altafini ed Anastasi. La conferma di Bobo per la stagione successiva è scontata.
Ma per l’ex compagno d’attacco di Gigi Riva, il 1976-77 non sarà la stessa cosa. Colpa sicuramente non sua, semmai fatalità. Arriva alla Juventus Boninsegna, centravanti di mille battaglie ed il posto di bomber non può che essere suo di diritto. Mezzali sono Tardelli e Benetti, una accoppiata vincente e, per Gori, le occasioni di farsi luce diminuiscono a vista d’occhio; gioca spezzoni di partita, ereditando in questa delicata incombenza la funzione di quel vecchio marpione di Altafini, che ha abbandonato la nave bianconera.
Sembra, per lui, una stagione incolore, destinata all’anonimato, in una squadra che al contrario sta frantumando tutti i record, nella sua scalata allo scudetto. Ma è destino che Gori debba vestire i panni del risolutore, nei momenti cruciali. Accade a San Siro, terz’ultima di campionato. È l’8 maggio del 1997; Inter-Juventus è, praticamente, l’ultimo ostacolo che divide l’undici di Trapattoni dallo scudetto. Boninsegna, che darebbe dieci anni di vita per giocare contro la sua ex squadra, deve dare forfait per un infortunio riportato in Coppa Uefa; tocca, quindi, a Gori e Bobo, oltre a giocare una gran partita, segna il goal che sblocca paura e risultato. La Juventus vince a Milano ed ipoteca il più sensazionale scudetto dei tempi moderni.
Per Bobo, professionista serissimo e campione autentico, una soddisfazione più che meritata, all’epilogo di una stupenda carriera con il solo rammarico di non essere approdato prima ai colori bianconeri.