Gli eroi in bianconero: Massimo PILONI

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
21.08.2014 11:14 di Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Massimo PILONI
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Cresciuto nel settore giovanile, dove si fa valere anche grazie ad un fisico da corazziere, Massimo Piloni da Ancona, classe 1948, detto Pilade, si fa le ossa nella Casertana in B prima di tornare alla casa madre nella stagione 1970/71, nella Juventus che, con gli innesti di Bettega, Causio, Spinosi, Capello, Landini ed altri giovani di belle promesse, si prepara ai trionfi. Piloni è l’alternativa al titolare Tancredi e trova spesso spazio, in una stagione che vede i bianconeri battersi ad alto livello sia in campionato che in Europa. Proprio in Coppa delle Fiere, a Colonia, nella semifinale di andata, Piloni gioca una partita indimenticabile che lo consegna di filato alla simpatia dei tifosi.

«Sui giornali scrissero, addirittura, che con le mie parate avevo contribuito, in modo decisivo, alla qualificazione della Juventus. Purtroppo, non ho avuto la fortuna di sfruttare a lungo l’improvvisa popolarità; alla finale, contro il Leeds, è legato l’episodio più infelice, il ricordo più triste in assoluto della mia carriera. Agli occhi del pubblico fui io l’unico responsabile di quel 2-2 casalingo, che ci fece sfuggire di mano la Coppa delle Fiere. In tutta sincerità, non credo che quella sera commisi errori più gravi di quelli degli altri difensori. Fu una partita sfortunata per tutti; per me, in modo particolare. Alla vigilia della finale di ritorno, a Leeds, mi fratturai una mano e dovetti cedere il posto al mio amico Tancredi».

L’anno dopo, quando il titolare è Carmignani, ha ugualmente modo di mettersi in mostra, dando un buon contributo alla conquista dello scudetto. Poi, con l’arrivo di Dino Zoff, le sue possibilità di trovare spazio scendono sensibilmente: Super Dino non perde un colpo e non lascia che le briciole di qualche amichevole alla sua riserva, e, nel 1975, cerca gloria nel Pescara che lascia qualche anno dopo, per approdare al Rimini.

«Stare in panchina si soffre, senza dubbio, molto di più che stare fra i pali, durante una partita, soltanto di tensione nervosa mi partiva non meno di un chilo; senza contare le unghie che mi mangiavo, alla fine c’era soltanto la pelle. Ma con Zoff davanti ho imparato tantissimo e non soltanto cose di carattere tecnico. Guardando a lui, ho anche e soprattutto imparato ad essere più uomo, ho acquistato una maturità diversa».

Fisico massiccio, amante della buona tavola, tanto da tornare dalle vacanze estive sempre con un eccesso di peso, Massimo è stato un ottimo interprete del ruolo, essendo modesto, serio e disponibile. «Il peso è sempre stato un bel problema. Sono di costituzione piuttosto pesante, proprio come ossatura, poi ho sempre assimilato tantissimo; a volte, mi basta bere un bicchiere d’acqua minerale più del solito e tutto si trasforma in ciccia. Questo, voleva dire una mezzora supplementare di sudore e fatica; infatti, ero sempre l’ultimo ad uscire, dopo solenni torchiature di Cochi Sentimenti».

Il suo bilancio: 24 presenze, di cui 4 nelle coppe europee.