Gli eroi in bianconero: Massimo BONINI

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
13.10.2015 10:18 di  Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Massimo BONINI
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Al termine della trionfale stagione del ventiduesimo scudetto, Boniperti lo ha definito: «Il nostro fantastico terzo straniero». Più che all’origine anagrafica (è nato a San Marino), il presidente si riferiva al costante rendimento offerto da Massimo Bonini. Il biondo centrocampista è un mostro di continuità, infaticabile e prezioso. Quando si presenta, giovanissimo, lo battezzano in mille modi: il nuovo Netzer, il nuovo Benetti, l’erede di Furino. In realtà, Bonini è un azzeccato cocktail, ricco di personalità originale. Se la Juventus non ha dovuto rimpiangere un grosso campione come Furino, il merito è proprio del suo degno successore. Cursore dai mille polmoni, nelle ultime stagioni Bonini ha saputo farsi apprezzare anche per un miglioramento sostanziale sotto il profilo tecnico. La sua qualità è la capacità di corsa: il vero, classico uomo ovunque: difesa, attacco, grande recuperatore di palloni, grazie ad una mobilità da fondista. Questa dote, unitamente alla disponibilità al sacrificio, lo rende amatissimo dai compagni che sanno di poter contare sul suo apporto.
«La scarsa vena realizzativa – puntualizza – non ha mai rappresentato un problema, perché la Juventus di allora era una squadra particolarmente sbilanciata in avanti, che si attendeva, da giocatori come me, la copertura e non le reti».
Negli anni d’oro di Platini, le sue doti podistiche gli permettono di vincere il duello con Tardelli come centrale a sostegno del divino Michel con conseguente spostamento di Marco nel ruolo di esterno destro (e il buon Marco non gradì proprio).
Fra il primo e il secondo tempo di un’importante sfida di campionato, l’Avvocato Agnelli entrò, come sempre senza farsi annunciare, nello stanzone degli spogliatoi. Michel Platini, seduto su una panca, fumava tranquillamente una sigaretta; non era una cosa rara, lo faceva quando era nervoso, per scaricare la tensione. L’Avvocato gli disse sorridendo divertito: «Platini, ma lei fuma nell’intervallo di una partita?» «Avvocato, non si preoccupi se fumo io», rispose pronto Michel, «l’importante è che non fumi Bonini, che deve correre anche per me!» Questo dialogo, diventato famoso, dimostra che Massimo non è un fenomeno ma neanche scarsissimo, molto solido mentalmente e tatticamente. Non un fuoriclasse, quindi, ma l’indispensabile supporto ai campioni.
Massimo nel 1977 è in serie D, a Bellaria. Poi si mette in luce nel Cesena e la Juventus lo individua come ideale complemento al centrocampo, assicurandoselo nell’estate 1981 per 700 milioni (più Verza e la comproprietà di Storgato). Fu un affare.
La consacrazione internazionale del giovane centrocampista risale al 16 settembre 1981, tre giorni dopo l’esordio in A (13 settembre: Juventus-Cesena); Trapattoni lo schiera contro il Celtic in Coppa Campioni e il ragazzo ottenne subito la promozione.
Pier Luigi Cera, libero del Cagliari scudettato, lo ha avuto a Cesena: «Bonini è un Furino con i piedi buoni, è un mediano completo. È il seguito di Furia e vale molto di più anche come tiro. Lo cancellerà, presto, dalla faccia della terra. Quando arrivò a Cesena, gli dissero che sarebbe stato una riserva, essendo giovane. Ebbene, da riserva è diventato in fretta titolare ed ha finito per essere l’anima del Cesena, il trascinatore, il giocatore più amato dalla folla».
La cittadinanza sammarinese gli ha creato anche qualche inconveniente curioso: dopo aver giocato nella Nazionale Under 21, infatti, Bonini è stato estromesso perché considerato straniero. «All’inizio degli anni Ottanta ho giocato sette partite con l’Under 21 di Vicini. In quel periodo c’era anche un altro giocatore di San Marino nel giro delle nazionali giovanili, il mio amico Marco Macina. Nel novembre 1982 con la Juniores prese parte al torneo di Montecarlo e, in quell’occasione, le avversarie degli azzurri fecero reclamo, perché l’Italia schierava un giocatore non di passaporto italiano. L’UEFA intervenne e da quel momento Macina non poté più vestire la maglia azzurra. Fu cambiato il regolamento e dalla stagione successiva anch’io, dopo aver disputato due partite nell’Under come fuori quota, dovetti dire addio alla Nazionale».
Si è rifatto ampliamente con la maglia bianconera, evidenziando sempre più, particolarmente in Europa, le sue caratteristiche di gladiatore. Bonini si avvicinò allo sport molto presto, ma voleva fare il ciclista. Fu un incidente a suggerirgli di dedicarsi al calcio: «È stata la mia fortuna, come sono stato fortunato ad arrivare alla Juventus: pensate che era sempre stato il mio sogno. In camera, da ragazzino, avevo i poster appesi con l’immagine dei miei idoli bianconeri».


MASSIMO BURZIO, “HURRÀ JUVENTUS” APRILE 1984
Massimo Bonini il maratoneta. Corre il sanmarinese, corre su e giù per il campo, la chioma bionda che pare gonfiarsi al vento e farlo diventare ancor più veloce. Ma Massimo non è soltanto un podista, anzi. Trapattoni e Furino (e loro di mediani se ne intendono!) lo stimano e lo considerano quasi indispensabile al gioco della Juventus. L’allenatore ha plasmato Bonini disciplinandolo tatticamente e tempestandolo con consigli e suggerimenti, in allenamento come in partita.
Il Capataz (al quale, non scordiamolo, Bonini ha tolto il posto) è il primo tifoso del buon Massimo e spesso dice: «È un ragazzo d’oro, ha fiato, volontà ma anche tecnica e senso del gioco. La maglia numero quattro, che fu mia per tante stagioni, è indossata davvero da un giocatore meritevole».
Bonini è stato spesso definito un Benetti giovane. Ma, probabilmente, del roccioso Romeo Bonini non ha il tiro. O meglio in una Juve dove sono così tanti i cecchini, il sanmarinese preferisce portare le munizioni piuttosto che sparare.
Oramai Bonini è un titolare quasi inamovibile ma, giustamente, non si illude e dice: «Quando arrivai alla Juve sapevo di aver raggiunto il massimo. Ma il brutto, il difficile cominciava soltanto in quel momento. Si trattava di dimostrare ai dirigenti, a Trapattoni, ai compagni, quanto valevo e chi ero. I dubbi erano tanti, le emozioni e le paure parecchie. Ho fatto tutto quanto potevo e ora le cose stanno andando per il verso giusto. Ma il successo è più difficile da mantenere che da conquistare. Non posso sbagliare. È necessario ancora imparare, ancora combattere».
Bonini è un ragazzo serio, lo si capisce da quanto dice, ma soprattutto è un professionista nel senso più largo del termine. Silenzioso ma non musone, misurato quando occorre, è tanto ermetico fuori dal campo (entra ed esce dallo spogliatoio e passa senza mai dar troppa confidenza) quanto vulcanico in partita. E come se i silenzi del pre-partita diventassero grida e urla durante il match. Bonini è capace di bruciare l’erba per due o tre volte da una porta all’altra senza mai fermarsi, senza mai commettere errori. Platini, dicono, sia incantato dal dinamismo di Massimo, dalla sua grandezza nella modestia e non possa fare a meno del suo apporto. E il transalpino non pensa d’avere accanto un gregario, un portatore d’acqua, ma un compagno che con il suo gioco copre e apre varchi nelle difese avversarie e velocizza il gioco juventino.
Il generale coro di elogi che accompagna Bonini è stato ribadito e amplificato anche dalle molte presenze di Massimo con la maglia azzurra dell’Under 21. Presenze che non potranno, per ora, aumentare nel numero perché una singolare sentenza dell’UEFA ha sancito che chi, come Bonini, è cittadino della Repubblica di San Marino non può giocare con la Nazionale italiana.
Così Massimo è diventato straniero per l’UEFA, ma resta calcisticamente italiano per la Federcalcio, visto che a tutti gli effetti può giocare nel nostro campionato: «È stata una cosa stranissima. Tutto subito m’è dispiaciuto, ci tenevo alla Nazionale. Ma tengo anche al mio stato di cittadino di San Marino e non cambierò certo nazionalità. Se, in futuro, l’UEFA rivedrà le proprie posizioni, allora tutto tornerà a posto. Diversamente va benissimo così. La mia Nazionale non esiste (San Marino non ha una federazione calcio e non ha giocatori, oltre a Bonini, in grado di giocare ad alti livelli) ma non mi preoccupo. Mi basta la Juve. E in bianconero che, ogni partita, io do il mio esame di laurea».