Gli eroi in bianconero: Karl Aage HANSEN

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
06.07.2015 10:22 di Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Karl Aage HANSEN
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Nasce a Meringe, in Danimarca, il 4 luglio 1921. Comincia la sua carriera a Copenaghen a soli diciassette anni, nelle file dell’Akademic Bold Club, diventando presto un campione. Fa parte di quella squadra che umilia gli azzurrini alle Olimpiadi di Londra nel 1948: anche se non segna alcuna rete, Karl viene giudicato il migliore in campo. Chiaramente, dopo quella partita, attira le attenzioni di qualche club italiano e, nel 1949, viene acquistato dall’Atalanta. Arriva alla Juventus l’anno seguente e rimane in bianconero per tre stagioni, durante le quali totalizzerà 86 presenze con 37 realizzazioni. Karl Aage è un giocatore universale, molto solido fisicamente ed atleticamente. È sufficiente vederlo in campo per capirne l’abilità sia nel gioco di difesa, sia di costruzione, sia di realizzazione, grazie ad un tiro micidiale che lo rende un implacabile esecutore di calci piazzati. Il primo campionato di Karl è straordinario; segna addirittura 23 goal, ma la squadra non ingrana ed il centrocampo è un colabrodo. Con l’arrivo di Sarosi, si cambia: il tecnico chiede a Karl di dare più protezione al centrocampo, riservando le sue giocate da fuoriclasse solo quando necessario. Si consacra, in questo modo, come uomo squadra e la Juventus ne trae subito beneficio, vincendo il campionato.
«In quel campionato segnammo 98 reti. Vincemmo il derby per 6-0; due goal di Boniperti, due di John Hansen, uno di Vivolo e l’ultimo lo segnai io; era una Juventus scapigliata ed allegra, tutti giocavano in qualsiasi ruolo. A Torino, contro l’Atalanta nel giugno del 1951, la Juventus schierò una prima linea inedita, composta in prevalenza da mediani e terzini; c’erano Muccinelli, Parola, Boniperti, Bizzotto e Bertuccelli. Ebbene: segnarono tutti un goal ciascuno, mentre il sesto lo mise a segno il mediano Mari».
Qualche ricordo in bianconero. «C’era un arbitro che aveva un fatto personale con me. Era il triestino Pieri: aveva l’abitudine di non vedere o annullare i miei goal. Ricordo di uno stranissimo goal segnato su calcio di rigore a Legnano, la seconda partita di campionato della stagione 1951-52. Il mio bolide, con il portiere Gandolfi fermo sulla linea di porta, colpì lo spigolo inferno del palo destro, la palla passo dietro alla schiena del portiere, naturalmente al di là della linea del goal, poi rimbalzò contro l’altro palo e Gandolfi, girandosi, se la trovò tra le braccia. Era un goal sacrosanto, ma Pieri non lo convalidò. Il caso più clamoroso, però, avvenne nel maggio della stagione precedente, quando a Torino battemmo il Genoa per 4-1. Aveva segnato per primo il mio connazionale Praest, aveva pareggiato Dante per il Genoa e sul risultato di 1-1 era terminato il primo tempo. Nella ripresa la Juve attaccò a fondo e, dopo pochi minuti, sferrai un tiro da fuori area con inaudita potenza. La palla si infilò nel sette, alla destra del portiere Bonelli: ma la rete era un po’ logora ed il pallone, tanto potente, l’aveva sfondata. Tutti avevano vista che la palla era entrata in rete, solo l’arbitro non lo aveva notato. Ma la cosa che mi fece diventare paonazzo per la rabbia fu il fatto che il signor Pieri si rifiutò di constatare la rottura della rete e fece praticamente continuare la partita in condizioni di palese irregolarità, piuttosto che darmi la soddisfazione del goal; soddisfazione, tuttavia, che mi presi alcuni minuti dopo deviando da pochi passi un delizioso passaggio di Boniperti».
Gioca senza cedimenti di forma fino a 35 anni, disputando ottime annata anche nella Sampdoria e nel Catania. «Ricordo che quando ho giocato a Torino con la maglia blucerchiata, disputai un’ottima partita contro i miei ex amici bianconeri; il primo tempo terminò a reti involate, malgrado gli sforzi di Hansen e Praest, Con me, nelle file della Sampdoria, c’erano altri ex bianconeri; Mari, sicuramente e la mezzala Coscia, mi pare. In quella partita, Parola giocava come laterale, perché lo stopper era Rinone Ferrario. A pochi minuti dalla fine, la Juventus riuscì a segnare il goal della vittoria; sapete chi realizzò? Lui, naturalmente, Boniperti. La Juventus vinse anche a Marassi, nella partita di ritorno, con un goal dell’argentino Ricagni; un tipo buffo, ma ricco di classe».
Raramente il suo gioco è individuale, nonostante ne abbia le capacità; è un lavoratore al servizio della collettività, sfruttando al massimo la sua razionale condotta tattica, la rapidità delle sue concezioni di manovra, l’utilità della sua collaborazione.