Gli eroi in bianconero: Guglielmo GABETTO

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
23.02.2017 10:32 di Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Guglielmo GABETTO
TuttoJuve.com

Torinese doc, nasce il 24 febbraio 1916. Alla Juventus, si forma nelle file della “Zebra” (a squadra dei giovani) come il suo coetaneo Piero Rava e, appena diciottenne, debutta in prima squadra, a Vercelli, nel campionato 1934-35, arrivando dunque in tempo per festeggiare il quinto scudetto consecutivo juventino. «Nel vociare della festa Guglielmo Gabetto, invece, si dà da fare – scrive Renato Tavella sul suo libro “Il romanzo della grande Juventus” – lui è un cittadino sul serio, per carattere. È estroverso. Ride e scherza, balla, sfodera sorrisi e ogni tanto si defila in bagno e accende da fumare. Sempre meglio “tirar due note” di nascosto, che mostrare l’abitudine in pubblica, pensa. Farsi vedere dalle persone, lì convenute, s’intende; perché in Borgata Aurora dov’è nato e abita, fuma anche per strada, se gli va. Ma in Juventus è meglio evitarselo, è preferibile non farsi ripetere da Mazzonis che “un giocatore, ancora più se giovane, le sigarette non le dovrebbe conoscere”. “E bravo il nostro Guglielmo”, va intanto dicendo più d’uno. Nel sentir fare i complimenti a uno dei suoi gioielli, Beccuti s’illumina. Ne ben donde di gongolare il bravo allenatore delle zebrette, già giocatore juventino in tempi pioneristici. Lui solo sa con quanto amore ha supportato sin da piccolo questa macchietta che è Guglielmo, simpaticissimo, argento vivo in corpo, che in campo si tramuta in fantastici colpi calcistici».
Secco, scattante, autentica spina nel cuore delle difese avversarie, Guglielmo si impone subito all’attenzione del pubblico, per il modo dinoccolato di correre, per la prontezza di riflessi, per il modo impensato di crearsi varchi verso la porta avversaria. Un vero acrobata, che nessun difensore voleva marcare, perché, prima o poi, sul filo del fuorigioco, lo avrebbe sorpreso. Scaltro e avveduto come pochi attaccanti, possedeva un eccezionale senso della realizzazione. Conquistò il posto di titolare nella stagione 1935-36, esordendo a Trieste e realizzando tutte e tre le reti della vittoria bianconera. In bianconero milita fino a tutto il 1940-41 (assicurandosi anche la Coppa Italia edizione 1938) con un ruolino caratterizzato da 191 presenze e 103 goal. Gabetto è ceduto al Torino nell’estate del 1941.
I dirigenti bianconeri, pensando che Guglielmo sia a fine carriera, commettono un errore gravissimo. In granata, infatti, è cinque volte Campione d’Italia e si aggiudica la Coppa Italia nel 1943. È uno dei più prolifici bomber del nostro calcio ed è sei volte azzurro con la Nazionale A (cinque goal) e disputa una partita con l’Italia B. Muore a Superga, nella tragedia aerea nella quale scompare il Grande Torino, il 4 maggio 1949.
Se fosse rimasto juventino, avrebbe sicuramente battuto ogni record, in fatto di segnature quel magnifico centrattacco, che tutti volevano avere insieme e nessuno contro.