Gli eroi in bianconero: Guglielmo GABETTO

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
24.02.2015 10:08 di  Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Guglielmo GABETTO
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Torinese d.o.c., nasce il 24 febbraio 1916. Alla Juventus, si era formato nelle file della “Zebra”, come il suo coetaneo Piero Rava ed, appena diciottenne, debuttava in prima squadra, a Vercelli, nel campionato 1934/35, arrivando dunque in tempo per festeggiare il quinto scudetto consecutivo juventino. Secco, scattante, autentica spina nel cuore delle difese avversarie, Guglielmo s’impone subito all’attenzione del pubblico, per il modo dinoccolato di correre, per la prontezza di riflessi, per il modo impensato di crearsi varchi verso la porta avversaria.
Un vero acrobata, che nessun difensore voleva marcare, perché, prima o poi, sul filo del fuorigioco, lo avrebbe sorpreso. Scaltro ed avveduto come pochi attaccanti, possedeva un eccezionale senso della realizzazione. Conquistò il posto di titolare nella stagione 1935-36, esordendo a Trieste e realizzando tutte e tre le reti della vittoria bianconera. In bianconero milita fino a tutto il 1940-41 (assicurandosi anche la Coppa Italia edizione 1938) con un ruolino caratterizzato da 191 presenze (164 in campionato, 15 in Coppa Italia e 12 nella Coppa dell’Europa Centrale) e 103 goal (86, 12 e 5 rispettivamente). Gabetto, è ceduto al Torino nell’estate del 1941; i dirigenti bianconeri, pensando che Guglielmo sia a fine carriera, commettono un errore gravissimo. In granata, infatti, è cinque volte campione d’Italia (1943, 1946, 1947, 1948 e 1949) e si aggiudica la Coppa Italia nel 1943. È uno dei più prolifici bomber del nostro calcio, con 206 goal in campionato (120 al servizio del Torino) ed è 6 volte azzurro con la Nazionale A (5 goal) e disputa una partita con l’Italia B. Muore a Superga, nella tragedia aerea nella quale scompare il Grande Torino, il 4 maggio 1949.
Se fosse rimasto juventino, avrebbe sicuramente battuto ogni record, in fatto di segnature. Complessivamente, fra Juventus e Torino, più di duecento reti ha segnato quel magnifico centrattacco, che tutti volevano avere insieme e nessuno contro.

VLADIMIRO CAMINITI:
Si era guastata la serenità della Juventus all’indomani della tragica fine del presidente Edoardo, le nubi all’orizzonte e nel cuore degli uomini avrebbero impedito ai responsabili juventini di riparare adeguatamente i danni, la Juventus era sopravvissuta a se stessa archiviando la sua quinquennale gloria negli occhi e nelle cose, a vantaggio di Bologna ed Ambrosiana Inter. Il suo miglior piazzamento nell’anteguerra sarebbe stato il secondo posto alle spalle dei milanesi nerazzurri nel campionato 1937-38, campionato a sedici, in una formazione esperta e gagliarda (Bodoira, Foni, Rava, Depetrini, Monti, Varglien I, De Filippis, Varglien II, Gabetto, Tomasi, Bellini, altri titolari Borel II, Santhià, Borel I, Bergonzoni, Amoretti). Pierone Rava ricorda quei giorni con nostalgia e rabbia. Ha dovuto scioperare in campo perché i dirigenti bianconeri gli riconoscessero i diritti ai giusti guadagni da professionista; pure, la difesa Foni-Rava è degna degli antenati Rosetta-Caligaris. Pierone Rava descrive Gambetto come di un ragazzo vivacissimo, coinvolgente coi suoi scherzi e la sua perenne allegria. Sa forse ciascuno di noi cosa gli riservi il destino? No certamente. Guglielmo si imbrillantina i folti capelli neri, e svicola in campo ai difensori, velocissimo, frustante, con il suo dribbling secco in corsa, con le sue impensabili acrobazie coglie al volo le traiettorie dei palloni più difficili, segnando bellissimi goal. Ma è bello che nell’animo del collega anziano lasci subito l’impronta di uno stile originale, i sarcasmi e le risatine del giovane Gabetto non saranno mai dimenticati da Rava. Incredibile ma vero che la Juventus se ne priverà presto, illudendosi di averne già spremuto tutti gli estri. Gabetto passerà nel Torino nell’estate del 1941, giorni di guerra, e vi inizierà una seconda più fulgente carriera, prima di quel botto mostruoso confermando tutte le doti di estro e di tecnica con altri 120 goal che, aggiunti ai 103 juventini lo tramanderanno tra gli attaccanti di più vivida classe di tutto il nostro calcio. Una classe fatta di coraggio e dedizione professionale.