Gli eroi in bianconero: Eugenio ed Enrico CANFARI

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
01.11.2013 11:08 di  Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Eugenio ed Enrico CANFARI
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Eugenio Canfari, Enrico Canfari: la prima Juventus è legata ai nomi dei suoi due primi presidenti, convertiti al calcio che stava nascendo dai giovani entusiasti studenti del “Massimo d’Azeglio” che, sulla mitica panchina, avevano posto le basi della squadra bianconera. I due Canfari amavano la ginnastica ed il ciclismo (il padre era il proprietario di un negozio - officina di vendita e riparazione di biciclette in corso Re Umberto 42 a cento metri dal “D’Azeglio”), ma si appassionano presto al “football”.

Nel 1897, la loro bottega diventa la primissima sede della neonata Juventus, Eugenio assume la presidenza con un’impegnativa dichiarazione:
«Chi indossa la nostra divisa, le rimarrà fedele malgrado tutto e la terrà come prezioso ricordo».

Il primo passo di Eugenio Canfari come presidente provocò un vero e proprio terremoto: la sua richiesta di una lira, come tassa, provocò alcune partenze. Qualche tempo dopo, essendo troppo stretta la bottega, dovette sborsare lui le sei lire dell’affitto di quattro camere e servizi che qualcuno chiamò allora: «poco più di una stalla».


Segretario fu eletto Enrico Piero Molinatti; era lui che doveva firmare le tessere, tenere la modesta cassa, provvedere all’acquisto del primo pallone scovato in un piccolo negozio di via Barbaroux, nel cuore della città, dove un certo Jordan vendeva stoffe e vestiti “Principe di Galles”.

La presidenza di Eugenio Canfari durò un anno: il passaggio di consegne al fratello Enrico fu indolore, una semplice successione fra due persone che avevano sempre lavorato, sia per il negozio, sia per la società bianconera, fianco a fianco. Enrico rimase per tre anni alla guida della Juventus, ma non si allontanò dalla prima passione, anche dopo aver lasciato l’incarico. Viene descritto, nelle scarne cronache dell’epoca, come un presidente allegro, goliardico, amante dello scherzo. Doveva morire da eroe, capitano della fanteria nella guerra 1915/18.