Gli eroi in bianconero: Claudio Cesare PRANDELLI

Pionieri, capitani coraggiosi, protagonisti, meteore, delusioni; tutti i calciatori che hanno indossato la nostra gloriosa maglia
25.08.2014 11:11 di  Stefano Bedeschi   vedi letture
Gli eroi in bianconero: Claudio Cesare PRANDELLI
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Nato a Orzinuovi (Brescia) il 19 agosto 1957. Jolly. Si forma nella Cremonese dove lo preleva l’Atalanta nell’estate del 1978. Dopo un’annata a Bergamo raggiunge la Juventus per la stagione 1979/80. È pedina preziosa sia per la difesa sia per il centrocampo, sa disimpegnarsi sull’uomo e anche nelle vesti di libero ed è inoltre discreto propulsore. In una Juventus di tutti campioni deve, comunque, fare panchina ed anche nell’ingrato ruolo di riserva, sa disimpegnarsi con dignità e grande senso di responsabilità, trovandosi al meglio della condizione ogni qualvolta Trapattoni decide di avere bisogno del suo apporto.

Dici jolly e pensi al generico, al professionista che è in grado, più o meno, di ricoprire qualsiasi compito. Per Prandelli, tutto ciò è vero, ma c’è dell’altro e non va sottovalutato. Cesare è, nel suo genere, uno specialista; ci vuole, infatti, un temperamento particolare, unito a doti fisiche tutt’altro che comuni, per essere all’altezza del compito abitualmente svolto da Prandelli. Il Trap sa di poter contare sempre su di lui, ma il come ed il quando, sono sempre legati, per forza di cose, all’andamento della partita. Calarsi nella realtà di una gara, spesso delicatissima, in frangenti magari burrascosi, è roba da specialisti, senza alcun dubbio.

Quando arriva, logicamente, è guardato con sospetto dai tifosi juventini. «Era logico che fosse così. Non si arriva dall’Atalanta alla Juventus senza mettere in preventivo una certa anticamera. Sono arrivato qui e mi sono guardato intorno: ci sono fior di centrocampisti, mi sono detto, e la concorrenza sarà tremenda».

Ma Cesare non si scompone e sfrutta la sua grandissima duttilità. «Come libero, di rincalzo naturalmente al mio amico Scirea, sento di poter dire la mia, e quando sono stato chiamato a giocare lì credo di essermela cavata. Come marcatore, in casi di emergenza non mi tiro certamente indietro. Ma è chiaro che mi sento più portato per ruoli di centrocampo».

Certo, non è facile emergere nella Juventus. «La concorrenza è sempre un fatto positivo: qui, alla Juventus, poi, il vantaggio è doppio, perché ti ritrovi dei concorrenti che sono anche degli esempi da seguire, e per un giovane come me la cosa è essenziale. Vedo, ad esempio, Furino: è un campione impareggiabile, che non sente il peso degli anni. Una colonna, un perno insostituibile per la squadra. Da Beppe ho tutto da imparare, ci mancherebbe che me la prendessi se gioca lui».

Nelle sei stagioni in bianconero totalizza 139 gettoni di presenza (89 in campionato, 27 in Coppa Italia e 23 nelle Coppe europee) e mette il sigillo a 2 goal in Coppa Italia. La professionalità di Prandelli è premiata dagli scudetti 1981, 1982 e 1984, dalla Coppa Italia 1983, dalla Coppa delle Coppe 1984 e dalla Coppa dei Campioni 1985. Lascia la Juventus, con destinazione Atalanta, nell’estate del 1985. Prandelli è 6 volte azzurro con la Nazionale Giovanile.