Sotto la lente - Si volta pagina!

22.08.2014 01:50 di  Carmen Vanetti  Twitter:    vedi letture
Sotto la lente - Si volta pagina!
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Anche se la querelle su Conte, che ha diviso sia il mondo bianconero che quello anti-Juve finendo in qualche caso per creare sgradevoli intersezioni e parentele, è destinata a dilatarsi ancora per qualche po' nel tempo, adesso in casa Juve è bene voltare pagina e, senza dimenticare il passato, NESSUN PASSATO, concentrarsi sulla stagione che attende i bianconeri.

Una stagione che non si preannuncia facile: vincere la prima volta, in quelle condizioni poi, è stato davvero difficile, rivincere, con gli occhi addosso e gli impegni infrasettimanali, è stato ben più difficile, fare tris (e col record di punti) è stata un'impresa. Ora fare poker sarebbe qualcosa di più che eccezionale. Anche perché in un certo senso si ricomincia da capo.
Allegri, comunque la si pensi su di lui, è molto diverso da Conte, sia sul piano della gestione tecnico-tattica del gioco e delle partite, sia su quello psicologico della conduzione del gruppo. Sono due filosofie diverse: non si tratta di stabilire quale sia migliore o peggiore, ma di vedere quale sia la più consona a questo gruppo e come lo zoccolo duro, il nucleo fondante, che è rimasto quello della stagione precedente, saprà assimilare il cambiamento in modo proficuo e in tempi rapidi.
Poi c'è l'Europa, quella che viene additata come la grande 'colpa' di Conte, al cui riguardo sembra ora trionfare tra alcuni gruppi di tifosi l'ottimismo, in ragione del presunto dna europeo che il livornese si sarebbe portato appresso dal Milan; vedremo se basterà a sopperire alle carenze di organico che tengono tuttora la Juve ancora molto distante dalle big d'Europa: fuori dai nostri confini è un altro mondo.



Quello che conta è rappresentato dalle forze da mettere in campo, che sono rimaste, in termini valoriali, le stesse dello scorso anno; il mercato non ha spostato nulla, in meglio. Certo, Coman può, e sinora bisogna fermarsi qui, dimostrarsi un ottimo acquisto, Morata si vedrà (noi e il Real) chi è, Evra può far comodo, il resto fa più o meno il paio con chi è partito, in attacco c'è ancora un buco (in attesa del Bendtner di turno? o sognando improbabili Falcao...). Il valore aggiunto potrebbe essere rappresentato da Allegri, come è stato per Conte: lo vedremo alla prova del campo.
Certo, un cosa mi ha un po' angosciato al vernissage di Villar Perosa: vedere un Vidal rabbuiato, seduto in panchina col ghiaccio sul ginocchio malandato, retaggio di un improvvido recupero affrettato con la sua Nazionale per giocare il Mondiale. E questo spiega anche perché il cileno sia rimasto alla corte della Vecchia Signora: le sue condizioni fisiche sembrano non mettere Marotta in grado di trattare con il Man U et similia ai prezzi che si possono ragionevolmente spuntare per un Vidal integro; al momento è un giocatore da recuperare (tenendo anche conto di quello che è il suo tipo di gioco, che necessita di un perfetto supporto da parte del fisico), un banco di prova anche questo per il nuovo staff bianconero.

E nel vernissage non è mancato il saluto del padrone, John Philip Jacob Elkann,  che ripete le stesse identiche cose che diceva dal tempo della Newventus (la JuvetargataNewHolland); in fondo anche per lui, come per i Narducci qualsiasi, il tempo dal 2006 non è mai passato o è passato invano: "Ci aspetta una stagione ambiziosa come la Juve vuole sempre giocare", "Il mercato è stato ricco" (mi son persa qualcuno?)  "Oggi abbiamo un allenatore e una squadra per darci grandi soddisfazioni nel futuro": già, e il presente? perché adesso veniamo da tre scudetti e due Supercoppe, non dal baratro, e la fame non ci è passata, anzi...
Il popolo bianconero lo applaude, già dimentico del ruolo avuto da JE in Calciopoli, dall'incontro di Marrakech con Blanc il 31 dicembre 2004 all'assurda non-difesa dell'avvocato Zaccone.

Non un parola invece arriva dalla proprietà (né dalla dirigenza) quando forse sarebbe il caso di abbandonare lo pseudosnobismo in un mondo dove, Calciopoli docet, la fronda mediatica orientante alla fine diventa forcaiola.
Oggi Macalli, che già avrebbe di che pensare ai fatti suoi, vista la richiesta di rinvio a giudizio a suo carico da parte della Procura di Firenze per abuso d'ufficio (vicenda Pergocrema), è tornato ad attaccare pesantemente la Juve, rea di non aver appoggiato Tavecchio (quello di Optì Pobà, su cui la Uefa ha deciso di vederci chiaro).
9 luglio su Andrea Agnelli: "Lui e la sua famiglia fino a oggi hanno spolpato l'Italia. Non sono unti dal Signore, hanno solo il cognome e senza quello forse andrebbero in un tornio ogni mattina e vediamo quanti pezzi producono in un'ora".
21 agosto: "La Juventus? Quelli che oggi vogliono fare i moralizzatori del calcio, sono gli stessi che hanno dato il la a Calciopoli. E parlo di una società nello specifico, di una sola società".
Silenzio assoluto dalla famiglia che avrebbe 'spolpato l'Italia' e dalla sola specifica società che pretende di 'moralizzare il calcio dopo aver dato il la a Calciopoli".
Ecco, nel voltar pagina ci metterei anche questo. Non tollerare più queste infamie.
Che poi è inutile che qualcuno si indigni se Conte, ormai ex bianconero, in conferenza stampa non ha fatto caciara sul numero degli scudetti, se la società stessa tace sempre di fronte a sconcezze del genere: è solo l'ultimo episodio, ma ve ne sarebbero tanti da ricordare. E' una debolezza mediatico-comunicativa che si trasferisce sia sul terreno politico che su quello sportivo.
Il 2006 non ha davvero insegnato nulla?