Questione di approccio
Nelle prime 9 giornate di campionato, il bilancio della Juventus non può che considerarsi positivo: 22 punti, 7 vittorie, 1 pareggio e 1 sconfitta. Proprio come la scorsa stagione, quando sulla panchina bianconera siedeva Antonio Conte, che inceppò nella prima sconfitta stagionale al Franchi contro la Fiorentina di Giuseppe Rossi. Proprio così: tutto come lo scorso anno. Apparentemente dunque, nulla di così preoccupante, visto l’epilogo dell’ultima stagione, ma il tifoso juventino oggi ha qualche preoccupazione in più. E’ inevitabile, dopo quello che è accaduto negli ultimi tre campionati, paragonare l’attuale cammino della Juventus con quello dell’era Conte. E se è vero che i punti sono gli stessi, è altrettanto palese che l’atteggiamento dei giocatori in campo è differente rispetto al passato. Meno grinta sfrenata, più ragionamento attraverso il possesso palla, spesso però, fine a se stesso. In questa stagione diverse volte la Juve si è permessa di “regalare” un tempo agli avversari. Basti pensare alla trasferta di Reggio Emilia contro il Sassuolo, al primo tempo contro l’Olympiacos in Champions League e, per finire, alla partita di ieri contro il Genoa, persa beffardamente a 30 secondi dal fischio finale. E’ l’approccio che inevitabilmente viene contestato, recependo un atteggiamento di tale sicurezza, quasi a voler dimostrare che prima o poi, in un modo o nell’altro, la Juventus è in grado di vincere le partite.
A volte però, solo la sicurezza non basta. Inoltre tutto ciò ha palesato, qualora ce ne fosse bisogno, che alla squadra bianconera manca un finalizzatore da 30 gol a campionato. Per intenderci meglio il Trezeguet o l’Ibrahimovic del caso, senza tornare troppo indietro negli anni. Se manca la rabbia a cui i tifosi erano abituati, l’aggredire ogni pallone come se fosse l’ultimo giocabile, allora diventa vitale disporre di un bomber di razza, capace di trasformare in gol l’unica palla buona avuta a disposizione. La Juventus di oggi concretizza poco. Per i nostalgici è musica per le orecchie citare la coppia Del Piero-Trezeguet, due soli nomi, in grado di rievocare migliaia di emozioni. Ma le partite si vincono segnando un gol in più degli avversari, non con la nostalgia. Conte ripeteva sempre che fosse necessario avere più fame degli altri e che l’appetito sarebbe venuto mangiando. La speranza dei tifosi, oggi, è che i giocatori non siano poi in fondo troppo sazi.