Qual è la migliore spalla per Carlitos?

25.04.2014 07:00 di Giacomo Aricò   vedi letture
Qual è la migliore spalla per Carlitos?
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

La semifinale d’andata tra Benfica e Juventus si è da poco conclusa. È successo che i guantoni di Buffon sono rimasti pressoché puliti, fatta eccezione per quello della mano sinistra che ha sfiorato la palla colpita da Garay. Due tiri in porta e due gol. Succede, è successo. Bonucci fa il mea culpa sui social, i giornalisti sportivi delle principali testate, dopo averlo ricordato fino alla nausea, ancora devono digerire il fatto che alla fine Tevez il suo gol europeo l’ha messo a segno, finalmente.

È da lì che bisogna ripartire per la gara del 1°maggio. Un vero peccato aver concesso quelle due reti ai padroni di casa spinti soprattutto dal pubblico ma in realtà poco precisi in fase di impostazione e di gioco. La Juve ha dominato il secondo tempo, cercando il pareggio come poteva, alla ricerca di una giocata fortunata o del colpo di classe. Quando la palla è entrata, la squadra si è seduta, fatalmente. Ma tutto, per fortuna, è ancora ampiamente ribaltabile e il gol in trasferta potrà avere il suo peso specifico.

Facendo una piccola analisi, con la testa che già vuole pensare al ritorno, bisogna riflettere sul nostro reparto avanzato, che ultimamente sta cambiando spesso gli interpreti. Sulle fasce, Lichtsteiner ha spinto, Asamoah ha regalato l’assist per l’Apache. Ed è stato proprio Carlitos l’uomo in più della Vecchia Signora. Quello che fa la differenza, classe, potenza, e stasera anche concretezza. Al suo fianco uno strano Vucinic che per la seconda volta di fila si trova titolare in Europa League. Si trattava di una semifinale, l’impressione è che il montenegrino o non è in forma fisica accettabile oppure semplicemente non era provvisto della giusta grinta e verve che serviva per una partita di tale importanza.

Effettivamente era ed è difficile dire chi, probabilmente, era l’attaccante giusto da schierare stasera. Mirko ha sprecato un’occasione, solo pochi scatti e le mani sui fianchi. Tra il Gigante Fernando o la Formica Sebastian, Conte ha optato per il secondo dei due, rinunciando alla ricerca di qualche cross dal fondo o di qualche situazione da corner. Giovinco ha proseguito la striscia positiva delle sue prestazioni, pimpante e con un piglio propositivo. Purtroppo non ha avuto modo di concludere, esattamente come Osvaldo, subentrato a Tevez. L’italo-argentino è stato impalpabile, come ormai capita da tante, troppe partite.

Se l’unica vera certezza davanti è Carlos, già da ora bisogna pensare a quello che possa essere il suo partner ideale per la gara decisiva di ritorno. Ganar o ganar, come scrive sempre Llorente. Potrebbe essere lui l’indiziato principale, che stasera alla fine non è entrato in campo. La difesa portoghese non è sembrata impeccabile, bisogna studiare il giocatore giusto per farle più male. La sensazione è che Conte abbia scelto – in ordine – Vucinic, Giovinco e Osvaldo, ovvero non propriamente prime punte.

Allo stato attuale delle cose e degli eventi, è inutile tentare di non pensare ad un giocatore come Quagliarella. Per tutta una serie di circostanze (obbligo di giocatori del vivaio, con De Ceglie che va al Genoa, Vucinic che finisce all’Inter e poi no, Osvaldo messo fuori rosa in Inghilterra e preso in prestito con Quagliarella che rifiuta il passaggio invernale a Roma sponda Lazio), alla fine l’attaccante campano, che poteva dare quel qualcosa che gli altri non hanno, è rimasto fuori dalla lista. Un mix di potenza, velocità e imprevedibilità che, in certi momenti della partita, poteva risultare importante. Tenendo conto anche dello straordinario feeling che Fabio ha con il goal quando si gioca in campo europeo.

Ma indietro non si può andare, bisogna solo guardare avanti e attaccare. Probabilmente, in un’ottica di risparmio delle energie, si potrà forse intuire la coppia di giovedì prossimo vedendo chi giocherà contro il Sassuolo lunedì. L’importante è comunque vincere, non importa chi segna. Contando anche su quell’uomo in più davanti chiamato Juventus Stadium. Tra sette giorni l’inferno dovrà essere bianconero.