La storia non ti viene incontro... Juve, cambia subito marcia!
Zero punti su 6. Due partite giocate con altrettante sconfitte. Non siamo né a Fifa, né a PES. É il campionato di Serie A, dove la Juve è partita da Campione d’Italia. Il sangue diviene acido e il fegato gonfia, vedendo che Madama si trova all’ultimo posto con un gol fatto e tre subiti. Il solito Bar dello Sport già si divide violentemente in difensori "professionisti" a priori e detrattori di Allegri, spinti da quel sentimento di pancia che infastidisce la comune intelligenza dell’uomo moderno, il quale a volte dimentica che l’evoluzione del proprio sistema neurale è avvenuta milioni di anni fa, relegando sé stesso al ruolo di Australopithecus anamensis.
Dati alla mano, coloro i quali avevano incoronato il tecnico livornese a nuovo Lippi non avevano tenuto conto che la Lazio della finale di Supercoppa Italiana non era il Manchester United, situazione dimostrata dalle sonore scoppole subite dai capitolini rispettivamente per 3 a 0 e 4 a 0 prima a Leverkusen e poi a Verona. Da quanto trapelava dai social network, sembrava che i bianconeri avessero giocato la partita della vita, mentre hanno vinto grazie alle iniziative dei singoli e non alla coralità.
Adesso, dare tutte le colpe al mister livornese non è assolutamente corretto. La società ha delle responsabilità. Ogni rivoluzione causa strascichi e sconfitte, ma siamo alla Juve e ciò non è contemplato. Dybala è un gioiello, però è privo di esperienza a livello europeo. Mandzukic è un ottimo attaccante, ma non è il Top Player in grado di sostituire un campione del calibro di Carlos Tevez. Se proprio si dovevano spendere dei soldi, pur appoggiando l’idea di acquistare “U Picciriddu”, conveniva puntare verosimilmente su assi collaudati come Higuain o Cavani. A centrocampo sono andati via Vidal e Pirlo, non due qualunque, e per tutta l’estate l’unico interesse è stato quello di ingaggiare un trequartista, non pensando a quanto sarebbero pesate le assenze di due fenomeni del genere senza l’acquisto di calciatori importanti come Marco Verratti. Pogba è un fenomeno che rende al massimo con dei leader attorno, Khedira ha le gambe di cristallo e, se ci si mettono pure gli stop di Marchisio, la linea mediana dei piemontesi non è minimamente vicina agli standard dello scorso anno. Beppe Marotta è il miglior direttore generale italiano, anche se probabilmente non sono stati tenuti nella giusta considerazione i possibili infortuni e gli intoppi nell’ambientamento dei nuovi.
Senza considerare la vox populi, le statistiche sono sotto gli occhi di tutti. La Roma ha avuto il 61% di possesso palla ed ha tirato 7 volte in porta, mentre la Vecchia Signora ha impensierito Szczesny due volte. Solo nella stagione 1942/43 una società ha vinto il campionato dopo aver incassato due KO iniziali ed era il Torino. Invece, allo starting point, la Fidanzata d’Italia subì due débacles solo nel 1912, quando si piazzò ottava su 10 posti disponibili.
Dov’è la Juve guerriera e compatta ammirata sotto la gestione Conte o in occasione della doppia sfida con il Real Madrid? Ieri sembrava una squadra che disconosceva il termine affiatamento. Solo la Juve di Del Neri si avvicinò nella stagione 2010/2011 ad una situazione del genere, perdendo a Bari alla prima giornata e pareggiando alla seconda per 3 a 3 contro la Sampdoria; mentre l’anno prima la compagine di Ferrara aveva incontrato la Roma proprio il 30 agosto e sempre al secondo turno, ottenendo comunque un successo per 3 a 1. Tutte queste coincidenze conducono ad un pugno diretto allo stomaco dei tifosi: in entrambe le circostanze la Juve arrivò settima.
Che dire? Confidando nelle prestazioni di avversarie dalle rose non paragonabili a quelle di sei anni fa e in un inizio "allegriano" con tanto di recupero finale (in occasione del primo scudetto al Milan, il livornese aveva comunque esordito con un sonoro 4 a 0 rifilato al Lecce), ricordiamo che siamo la Juve, non un club qualunque, pertanto la sconfitta è un’onta. Historia docet!