Dimmi come vinci e ti dirò chi sei
Non c’è nulla di nuovo nella vittoria della Juventus ai danni del Manchester City. La partita di Torino ci ha ricordato ancora una volta, la solidità europea della formazione di Allegri sempre più a suo agio quando è chiamata a controllare gli spazi per poi ripartire soprattutto in territorio europeo. Quella di ieri è stata una dimostrazione lampante della solidità dell'attacco nonostante il tournover, e di come anche l’organizzazione difensiva abbia tradizionalmente la meglio; tutto ciò sta diventando la normalità per una Juve che si avvicina all'èlite del calcio europeo dopo tanto, troppo tempo. Non si può non sottolineare ancora una volta come assenze molteplici non lascino mai margini di scelta al tecnico juventino quasi costretto a ricorrere al tabù europeo del 3-5-2. Ricordate? Eppure gli unici dubbi riguardavano i duelli Alex Sandro-Evra e Mandzukic-Morata con i primi schierati dall’inizio e che si sono rivelati i migliori in campo. L’andamento della gara è stato chiarissimo sin dalle prime battute di gioco, come accade quasi sempre quando si affrontano formazioni che si conoscono a vicenda e che hanno già assunto un’idea di calcio riconoscibile: la Juventus europea si è dimostrata maestra difensiva sviluppando velocemente le proprie trame. La formazione di Allegri protegge la porta incredibilmente col suo robusto 5-3-2 invitando gli inglesi sulle corsie esterne, impossibilitati a trovare varchi centrali e in difficoltà a creare spazi grazie a giocate schematizzate o a invenzioni dei singoli. La Juventus è riuscita a difendersi in maniera ordinata e compatta, corta, capace di emergere orizzontalmente e verticalmente, aiutando così la transizione negativa del Manchester City. Ordinata e difensiva quando occorre, la Juventus si difende e riesce a farlo in maniera ordinata, a eccezione di qualche sbavatura, recuperando immediatamente la forma difensiva una volta persa la sfera.
La vittoria dunque consente alla Juventus di passare il turno con una partita d’anticipo, e ciò non accadeva da moltissimo, forse troppo, tempo. Un risultato non così scontato da quando sono stati estratti i gironi; un successo di Allegri e di tutta la squadra. La squadra bianconera è ormai diventata matura difensivamente e solida anche in avanti: queste prestazioni rappresentano ormai lo standard europeo di una formazione che ha deciso di puntare sull’organizzazione tattica piuttosto che sulle individualità. Intanto Max si gode la dimensione europea della sua squadra grazie a quella autentica coperta di rappresentata dal 5-3-2, tanto amato quanto criticato dall'allora mister Conte.
Quando in campo ci sono "fortezze" della nostra cultura calcistica, si può soltanto stare tranquilli. Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini. Ormai è come Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea. Quello era un altro calcio, dicono. Ma è per rendere l'idea.
Con un classico goal all'Italiana con tanto di sfondamento centrale in controripartenza, scarico al laterale sulla corsa, cross frustato e tagliato, piattone che centra la porta, Madama entra di diritto nel G8 delle super potenze europee. La dimostrazione è stata quella di sottolineare come modulo e soldi non sono tutto anzi, talvolta serve a ricordare che non servono.
Il dado dunque è tratto. Ancora nelle migliori sedici. Con la forbice Conte-Allegri che è sempre più aperta nelle distanze concettuali. Per esempio il finale di partita. Un tempo la palla doveva andare a tutti i costi in gestione controllata, in zone sicure e questo faceva decelerare i battiti al limiti del collasso. Adesso questa gira come una biglia impazzita del flipper, quella che è andata nella buca sbagliata all'ultimo minuto col Frosinone ma anche quella che ha permesso per esempio di vincere due derby al fulmicotone. Si va per segnare. Si va per vincere fino alla fine. All'europea, direte voi.
Sono dettagli. Meno male allora che c'è qualcosa su cui lavorare e lavorare visto che in quattro anni questa squadra a sinistra è passata dalla coppia De Ceglie-Estigarribia a Evra-Alex Sandro.
La Juve è forte, e mercoledì sera lo ha gridato. E può essere ancora più forte. Basta saperlo. Basta specchiarsi e riconoscersi.