30 anni vani

30 anni vani
TuttoJuve.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Trentanni fa e una fresca serata di maggio. L'attesa che solo uno juventino può comprendere, mista alla speranza di afferrare finalmente quella maledetta coppa dalle grandi orecchie, sfuggita ad Atene solo un paio di anni prima per colpa di un tiro della domenica e della troppa sicurezza dei più forti. La sensazione che sia la volta buona per alzare al cielo la prima Coppa dei Campioni di un palmares troppo sbilanciato: troppi scudetti rispetto alla poca gloria europea. C'è il Liverpool, una specie di Bayern Monaco dei giorni nostri: loro vincono meno in Inghilterra ma tanto nel Vecchio Continente e sono tosti e cattivi. Mai come le belve che si portano dietro e che sconvolgeranno il giorno della vittoria trasformandolo in quello di un ecatombe senza ragione.

Poco a poco, davanti alla tv che racconta pezzi confusi del dramma, spariscono l'attesa, la speranza e la paura di perdere l'ennesima finale. Resta la confusione e la consapevolezza che quella partita, che si giocherà comunque, non ha alcun senso né significato. Per chi gioca. Per chi guarda.

Chi scrive aveva 12 anni all'epoca della prima Coppa Campioni juventina. Nessuno, il giorno dopo, tra i banchi di scuola manifestò il minimo coraggio di festeggiare. Chi scrive, non è poi tanto sicuro che oggi accadrebbe la medesima cosa. Cori ignobili dentro gli stadi; violenza senza fine fuori: trenta anni passati invano. E un'altra tragedia inutile.

"La violenza è una mancanza di vocabolario"

(Gilles Vigneault)