2015, l'anno della Juventus. Ma deve essere un punto di partenza

Ha vinto la Juventus, ha vinto con pieno merito la squadra più forte.
03.05.2015 02:10 di  Massimo Reina   vedi letture
2015, l'anno della Juventus. Ma deve essere un punto di partenza
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~~E’ finita come lo scorso anno. E come quello prima, e l’altro ancora. E’ finita con l’ennesimo trionfo bianconero, il trentatreesimo in serie A. Ha vinto la più forte di tutte: nessuna altra squadra in Italia ha tanta personalità, potenza, campioni e febbre di vincere della Vecchia Signora. Il Napoli va a corrente alternata e non sembra avere grandi individualità in mediana e in difesa, la Roma è stata più abile a parole che coi fatti, e il suo allenatore si è sgonfiato alle prime difficoltà dopo una manciata di gare, soffocato dal suo stesso ego e dalla sua arroganza. Lazio e Fiorentina sono due belle realtà, ma non all’altezza della squadra torinese, il Milan è l’ombra di se stesso, e sull' Inter stendiamo un velo pietoso.
La Juve attuale sembra il frutto di un diverso modello organizzativo rispetto al resto della serie A. In pochi anni ha riequilibrato il bilancio, recuperato peso politico, rivalutato dei giocatori che sembravano finiti, restituito forza e importanza al centrocampo, trovato dei campioni a prezzi irrisori, curato in modo particolare la preparazione atletica, cambiato gioco e ritrovato la mentalità di un tempo. Ed è tornata a dettare legge.

Questa Juve affamata, questa Juve che non molla mai è rimasta fedele a se stessa anche ieri a Marassi, nel giorno in cui sarebbe stato comprensibile limitare i rischi, difendere il pareggio e ottenere lo stesso la matematica certezza dello scudetto.
Ma non sarebbe stata la Vecchia Signora, o perlomeno non quella che la gente ha ritrovato e imparato a conoscere negli ultimi quattro anni con Antonio Conte prima e con Massimiliano Allegri poi. Non le bastava, non inseguiva un pari risicato e non faceva nessun calcolo in tal senso. Voleva un successo, voleva vincere anche a Genova contro la Sampdoria, zittire i gufi e chi la dà stanca, ribadire di essere la più forte, di aver perso con provinciali come Parma e Torino per un capriccio del caso, di poter domare qualsiasi sfidante dentro e fuori casa se decide di giocare.
E così è stato: ha segnato un solo gol, decisivo, col ritrovato Vidal, ma avrebbe potuto segnarne altri due almeno se avesse avuto una mira più precisa in qualche circostanza.
Ma va bene così, e speriamo che quelli non realizzati ai doriani li abbia conservati per la partita contro il Real Madrid di martedì.

E mentre milioni di juventini godono, agli infelici avversari, quelli del “vinceremo lo scudetto perché siamo i più forti”, dei “giorni del Condor”, del calcio champagne senza bollicine, del piagnisteo continuo, bersagli privilegiati dell'ironia bianconera in queste ore, non resta che ingoiare l’ennesimo rospo e sperare in una rivincita tra dodici mesi.
Perché anche il 2015, come i tre anni precedenti, rimane l' anno della Juve. Ma questo scudetto deve essere soltanto un punto di partenza, c'è la Coppa Italia da vincere, la semifinale di Champions League da disputare e dopo la pausa estiva, di nuovo tanto altro da vincere. E per farlo, per mantenersi a questi livelli anche nel prossimo futuro, occorre investire con costrutto, puntando sul sicuro: non è più tempo di scommesse o giovani, è tempo di potenziare una rosa estremamente competitiva con giocatori del valore di Tevez, Pogba, Vidal e Pirlo. 
Perché come diceva Marcello Lippi “vincere è difficile, rivincere lo è ancora di più”, e farlo per anni con continuità è ancora più complicato, aggiungiamo noi. Per questo nella costruzione di una squadra sempre più forte non ci si deve fermare sul più bello. Sarebbe un delitto.