Tutte le motivazioni delle condanne in appello di Calciopoli. Schede straniere, riunioni conviviali, griglie precostituite e pressioni sulle moviole tra i motivi principali

19.03.2014 16:50 di  Danilo Fago   vedi letture
Tutte le motivazioni delle condanne in appello di Calciopoli. Schede straniere, riunioni conviviali, griglie precostituite e pressioni sulle moviole tra i motivi principali
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Vi proponiamo, dopo un’attenta lettura delle 242 pagine di motivazioni depositate dalla Corte di Appello di Napoli, le principali ragioni che hanno portato i giudici a ritenere esistente l’associazione a delinquere finalizzata ad incidere sulla terzietà degli arbitri con a capo la figura di Luciano Moggi. In particolare, la Corte ha ritenuto fondamentale il ruolo di Moggi quale ideatore dell’associazione, promotore della stessa come provato dalle intercettazioni telefoniche, dall’utilizzo delle schede straniere e dai costanti contatti con i vertici federali e la trasmissione televisiva “Il Processo di Biscardi”.

Per quanto attiene le eccezioni preliminari mosse dalla difesa:

- E’ stata respinta la richiesta di rinnovazione del dibattimento per le nuove conversazioni sopravvenute in quanto in realtà già acquisite nel compendio probatorio ma non trascritte perché non inserite tempestivamente nella lista richiesta dal tribunale. Inoltre quanto richiesto dalla difesa di Moggi relativo alle conversazioni ed in particolare a quella prodotta in sede di udienza conclusiva (e apparsa il giorno prima su un giornale sportivo e su un sito juventino) non hanno la capacità di inficiare ogni altra risultanza mostrando solo un tenore confidenziale e spesso goliardico che per la Corte sarebbe ulteriore elemento di prova dell’esistenza dell’associazione.
- E’ stata confermata la competenza territoriale di Napoli in quanto vista la molteplicità di atti e di centri operativi dell’associazione,  vale il luogo di manifestazione del primo atto di vitalità dell’associazione riscontrabile nella consegna della prima scheda svizzera (2004 a Romeo Paparesta in via Petrarca a Napoli presso la casa di Moggi). In via principale proprio l’utilizzo di schede straniere  restano il principale indizio di manifestazione all’esterno del sodalizio atto a commettere delitti programmati a prescindere da un loro effettivo utilizzo (Romeo Paparesta è solo pedina per avvicinare altri personaggi come il figlio).
- Respinta anche l’eccezione sull’acquisizione ed utilizzo delle intercettazioni in quanto non viola alcun trattato internazionale. Questo perché tutta l’attività di intercettazione e registrazione si è svolta in Italia (ritenuti regolari anche i decreti di intercettazioni del Gip e le modalità di registrazioni).
- Respinta anche l’eccezione sull’indeterminatezza dell’imputazione in quanto non rilevante una volta dimostrata l’esistenza dell’associazione per delinquere. La diversità e la mutevolezza di interessi del “Sistema Moggi” richiede proprio una flessibilità e mutolezza dei compiti propria del gioco del calcio e che contrasta con l’attribuzione di compiti specifici.
- Respinta l’eccezione sul ne bis in idem (che impedisce due giudizi su un medesimo fatto) poiché il giudizio sulla “Gea World” riguarda interessi diversi (incidere sul mercato calcistico) rispetto a quanto valutato nel processo di Calciopoli.
- Accolta la sola eccezione di Bergamo per l’assenza del proprio legale Morescanti per gravidanza con rinvio al primo grado di giudizio.

Nel merito, stando a quanto stabilito dalla Corte, emerge senza alcun dubbio l’esistenza dell’associazione con disegno criminoso. E’ sufficiente la consapevolezza (dolo) da parte di ciascun associato di far parte del sodalizio con contributo causale. Trattasi di reato di pericolo per cui è sufficiente la sola costituzione.

Molteplici ed articolati  gli elementi probatori:

- Molteplici conversazioni che mostrano gravi intrusioni in ambito federale di persone che non avrebbero dovuto avere contatti perché estranei ed appartenenti a squadre di calcio interessate, influendo così anche sulle  decisioni di Aia e Caf. La convivialità e leggerezza degli accordi per le griglie (in particolare tra Bergamo e Moggi) è gravissima con lesione del principio di terzietà (considerato che si trattava di decidere su arbitri). La Corte, tuttavia, si contraddice subito dopo affermando che tali conversazioni nulla avevano di conviviale, ma dalla durezza delle stesse e dalla scelta dell’eloquio miravano a creare e detenere un potere di controllo. Quanto al contesto non può essere ridotto ad una visione folcloristica poiché trattasi di competizione sportiva che oltretutto è disciplina olimpica.
- Molteplici gli interessi delle persone coinvolte anche nel contesto storico particolare di rinnovo delle cariche federali.
- Non vi è stata lesione del diritto di difesa per l’enorme mole di intercettazioni e per il metodo applicato per congetture perché vi era parità di cognizione delle stesse per tutte le parti che hanno anche avuto un tempo amplissimo per richiedere la trascrizione (spesso avvenuta in modo confuso)
- Particolare attenzione posta sul contesto caratterizzato da contrapposizioni soprattutto fra Milan Inter e Juventus con la preponderanza di quest’ultima. Un periodo in cui molte squadre affrontavano uno stravolgimento societario e nella gestione finanziaria delle risorse con un intromissione massiva delle televisioni con esclusione dei club di provincia. Questo ha fatto scattare un meccanismo di recupero della supremazia rappresentando uno dei moventi che ha mosso Moggi il quale ha cercato di falsare la reale potenzialità delle squadre (con un sistema già collaudato dal 1999-2000).

Principali prove:

- Intercettazioni e distribuzione di schede straniere (accolta in toto la dichiarazione del teste Di Laroni sul sistema di attribuzione delle schede). Nessun dubbio sull’individuazione di persone, luoghi ed interlocutori nelle varie intercettazioni. Determinanti le conversazioni di Moggi dove invita all’utilizzo delle schede criptate o fa esplicito riferimento all’opportunità di inserire o meno arbitri ed assistenti nelle griglie di alcune partite.
- E’ confermata la regolarità sorteggio, ma solo per insufficienza della prova. Si rileva quanto detto da Zamparini (pur trattandosi di sue impressioni che non assurgono ad elementi di prova vera e propria) che chiese a Moggi Rizzoli come arbitro ottenendo la sua designazione nella partita successiva come riscontrato in una chiamata tra Moggi e Giraudo che si lamentavano della mancata riconoscenza di Zamparini.  Di contatti anomali e sorteggi irregolari hanno parlato anche Auricchio e Martino Manfredi a cui si aggiunge la constatazione di una particolare leggerezza dei controlli effettuati. Le deposizioni dei notai sono considerate ininfluenti in quanto un’affermazione positiva significherebbe riconoscere la falsità dell’attestazione dello stesso con responsabilità penale dei notai stessi.
- Piena prova e nessun dubbio sulla formazione precostituita delle  griglie le cui preclusioni minime garantivano grande discrezionalità nella scelta delle fasce. A riprova di questo viene registrato il cambio di metodo di designazione deciso da Collina.
- Ruolo fondamentale attribuito al sistema televisivo per creare giudizi positivi su squadre, arbitri e assistenti. Eloquenti i contatti tra Moggi e Biscardi con suggerimenti sulla moviola per influenzare il gradimento di un arbitro anche con televoti pilotati (vedasi caso Bertini)
- Importanti per la formazione della prova le riunioni conviviali presso le abitazioni di Giraudo, Moggi, Pairetto e Mazzini in prossimità dei sorteggi e con personaggi ai vertici dell’associazione. Mazzini quando assente veniva regolarmente informato.

Il ruolo di Moggi:

Ruolo preminente quello di Moggi rispetto a Pairetto e Mazzini come mostrato dalla sua capacità di mettere in contatto molteplici ambienti calcistici con spregiudicatezza non comune. E’ lui il promotore anche per come alimenta, ricerca nuovi sodali e nuovi percorsi criminali.  Pairetto e Mazzini sono solo meri organizzatori.
Moggi è l’ideatore del sodalizio, ha creato i presupposti per avere un’influenza abnorme in ambito federale. Eclatanti anche le incursioni negli spogliatoi come nel caso Paparesta che seppur ha negato tale episodio, ha comunque confermato la condotta aggressiva di Moggi. Rileva la mancata indicazione nel referto di quell’episodio sintomatico c del timore dell’arbitro verso il dg bianconero. Altre incursioni  si sono verificate come dopo Parma Juve del 2005 (arbitro Farneti) che anche se vuole apparire scherzosa come indicato dalla difesa è sintomatica di un'abitudine ad un comportamento vietato (quello di entrare negli spogliatoi).
Confermata la deposizione di Monti in quanto quella principale non più acquisibile (di Facchetti senior ora defunto) e alla luce delle conferme del figlio Giacinto. Nulla vale la deposizione di Collina sulla professionalità colleghi o sull’assenza di anomalie perché nulla dice sull’influenza di Moggi (le incursioni erano di dominio pubblico!). Potere, oltretuttto, rilevato dall’insolito risalto dato ai suoi giudizi (vedi Carraro) o dal timore che subivano alcuni personaggi come Della Valle.
Di Moggi rileva anche la capacità di difendere l’associazione con contatti con personaggi invisi come Baldini per acquisire ancora più credibilità negli ambienti calcistici.

Su De Sanctis, Bertini, Dondarini, Dattilo e Racalbuto vengono considerate prove determinanti il possesso delle schede straniere, l’aggancio delle celle prima e dopo alcune decisive partite, nonché il forte interesse ad ottenere giudizi positivi specie in trasmissioni come “Il Processo del lunedì” di Biscardi dove più volte sarà lo stesso Moggi ad intercedere per loro (in particolare con contatti con Baldas). Inoltre:

- De Santis in diverse intercettazioni ammette la propria partecipazione all’associazione, ma la rilevanza è desunta da altre conversazioni di Moggi (parla di “delitto perfetto” in Fiorentina Bologna con Damascelli dove l’arbitro ammonisce tre giocatori in diffida prima del match con la Juve. L’assistente Marocchi ha evidenziato nella sua deposizione gli errori commessi dall’arbitro in quel match); rileva anche  l’intercettazione in cui Cellino dopo Reggina Cagliari attacca De Santis per i suoi legami con Moggi e dove De Santis promette una squalifica per l’ingresso nello spogliatoio del presidente del club sardo (cosa di fatto avvenuta diversamente a quanto accaduto con Moggi).
- Dattilo e il caso Udinese Juve. Esemplare in tal senso l’intercettazione Moggi-Giraudo dopo Udinese Brescia che lodavano l’espulsione di Jankulovski ma si lamentava del fatto che l’arbitro non avesse osato di più con il metodo delle ammonizioni pilotate dimezzando i giocatori dell’Udinese che dovevano poi incontrare la Juve; il fatto che poi gli ammoniti non saltarono il turno non incide sulla condotta evidente nella conduzione della gara  (Giraudo dirà di aver guardato solo 20 minuti di partita e di aver smesso dopo aver visto tutti i danni causati ai giocatori dell’Udinese). Nulla importa che l’espulsione di Jankulovski è una decisione dell’assistente, considerato che il titolare del potere decisionale resta l’arbitro e visto le mancate espulsioni di altri giocatori protagonisti della rissa.

In definitiva il “sistema Moggi” pur non trovando alcun riscontro effettivo in alterazioni delle partite, appare come un reato di pericolo in cui già la sola creazione dell’associazione (con la consegna delle schede straniere, le riunioni periodiche e le conversazioni intercettate tra Moggi e gli organi federali ed arbitrali) mirava ad esercitare un sistema di controllo diffuso in un periodo in cui le televisioni cominciavano ad esercitare un’influenza determinante. Proprio l’utilizzo delle schede, la precosituzione delle griglie arbitrali e le pressioni sulle moviole per agevolare i giudizi sugli arbitri rappresentano le prove più forti a sostegno dell’impianto accusatorio.