Pasquale Gallo: "Io, testimone di Calciopoli. Avvoltoi aspettavano morte di Gianni e Umberto Agnelli. Processi rapidi per mettere in atto proposito atteso da 90 anni"

06.08.2015 09:10 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
Pasquale Gallo: "Io, testimone di Calciopoli. Avvoltoi aspettavano morte di Gianni e Umberto Agnelli. Processi rapidi per mettere in atto proposito atteso da 90 anni"
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© foto di Alessio Alaimo

Sulle pagine del suo sito internet, il procuratore Pasquale Gallo ha affrontato il tema Calciopoli. Ecco le sue parole da pasqualegallo.net:  "Non passa giorno che il ricordo del 2006 non turbi il mio naturale umore ed immenso diventa lo sforzo per mantenere un apparente equilibrio. Sto lavorando sodo affinchè per Natale 2015 possiate leggere un racconto; per esser precisi il mio racconto perché, mio malgrado, spettatore e al tempo stesso "testimone" di alcuni momenti maggiormente significativi di quella brutta storiaccia. Perché non si materializzasse quella calamità, Gianni ed Umberto Agnelli avrebbero dovuto possedere il dono dell'immortalità: gli avvoltoi erano ovviamente consapevoli che l'eternità non esiste ed erano già da tempo organizzati per poter colpire con violenza inaudita e soprattutto per ribaltare la verità a loro esclusivo vantaggio. Che ognuno di noi abbia dei nemici si è tutti consapevoli. Ma la vera drammaticità (che non sarà mai superata da "quelli che sanno") si avverte nel momento in cui la mente con la sua intelligenza (dal latino intelligere, ossia unire i punti distanti tra loro per ottenere una immagine netta) realizza che il nemico è più vicino di quanto si sia potuto immaginare (a volte in casa) e capace di lotte fratricide per il potere. Come su accennato nel prossimo futuro chiarirò quali sono i punti da unire e se non sarà sufficiente il capitolo (del libro) dedicato all'argomento, lavorerò per la pubblicazione di una "dispensa" sul tema. La vera calciopoli è iniziata (sviluppandosi fino all'incendio) dopo l'anno 2006. A volte, con le dovute proporzioni ed argomentazioni di natura maledettamente diversa, scorgo un parallelismo con gli stravolgimenti politici.

Questi ultimi avvengono per la sostituzione cruenta (quando non è possibile quella democratica) dei governi con gruppi nuovi che, stanchi nell'attesa da decenni ricorrono a qualsiasi mezzo per assaltare il palazzo. Non ho mai considerato questi atti come sentimento d'amore, di ambizione e di odio si! Ricordate il ministro Melandri affermare che ci sarebbero state sentenze esemplari? Che nessun colpo di spugna sarebbe stato possibile pur di eliminare il marcio? Ed infatti mai come allora si fece tutto maledettamente in fretta per mettere in atto un proposito atteso da novant'anni: punire la Juventus ed il suo mondo. Fu la mancata difesa a lasciare inebetiti ed in taluni casi a stroncare la passione del popolo di fede juventina. In qualsiasi argomentazione l'antipatia, l'avversione ed altri sentimenti simili sono anche comprensibili, ma l'odio così forte giammai! Sto dissertando di calcio e non di guerre. L'analisi degli avvenimenti degli ultimi nove anni ci sballotta dalla finale di Berlino con in campo una Juventus al completo tra le formazioni dell'Italia e della Francia ad una attualità che certifica la nostra discesa agli inferi (sportivi) nel ranking europeo e mondiale: corruzione, tribunale, vertenze, processi sportivi e non, dirigenze posizionate immeritatamente ad alti livelli e, per completare il quadro, istituzioni sportive che senza carisma confondono ancor di più il popolo di appassionati con l'esibizione di un potere arrogante. Quanti discorsi etici, quanti conflitti di interessi, quali curriculum vitae a dir poco discutibili. Ma apprendo che tra qualche giorno riprendono i processi finalizzati ovviamente alla (ri)pulizia del mondo del calcio, un esercizio noiosamente ricorrente che vedrà emergere soggetti nuovi tutti da scoprire, ovviamente fino a nuove inchieste. Ma davvero ci siamo? O ci fanno? E' sempre l'Italia del gattopardo, anzi no!Abbiamo insegnato bene al mondo come si fa finta di cambiare senza che nulla cambi!".