Biasin: "Gli inglesi importunano la Juve per Pogba, ma il patto con Raiola sarà rispettato"

31.05.2016 06:30 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
Biasin: "Gli inglesi importunano la Juve per Pogba, ma il patto con Raiola sarà rispettato"
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© foto di Federico De Luca

Fabrizio Biasin, responsabile delle pagine sportive di Libero, ha dedicato spazio anche al mercato della Juventus nel suo editoriale per Tuttomercatoweb: "Quando ormai molti anni fa il direttore e l'editore di questo portale mi dissero "Ok, se vuoi da oggi sarai l'editorialista del martedì" risposi con poca eleganza "sì, porca troia!". Subito dopo improvvisai un esame di coscienza da quattro soldi:

Coscienza: "Oh, guarda che non ci si improvvisa esperti di mercato. Tu di mercato non sai una fava".

Io: "Cazzo vuoi? Ne sono conscio, e allora? Basta scrivere cose più o meno credibili, al mercato del calcio vale tutto. Il segreto non è sapere, ma "far credere di sapere" e dire cose tipo "al 90% è fatta". Ti piace come idea?".

Coscienza: "Mi sembra una gran cazzata, rischi di fare figure di palta colossali. Fai quello che vuoi ma io non mi assumo alcuna responsabilità".

Io: "Taci coscienza, sempre in mezzo alle balle nei momenti meno opportuni".

Coscienza: "Ti ricordo altresì che settimana scorsa era il compleanno di tua madre e hai assicurato che le avresti portato il regalo questa settimana perché - e cito - "non è un regalo qualunque, richiede del tempo, mamma adorata". Quante cazzate racconti, sei un figlio infame".

Io: "Perdonami coscienza, ma io e te ci conosciamo? Siamo mai usciti a cena? No perché mi sembra che ti stia prendendo troppa confidenza".

Coscienza: "Ti ricordo che in terza elementare versasti due cucchiai di colla marca Coccoina nello yogurt della tua compagna Serenella, la quale finì al pronto soccorso. Per mesi mi dicesti "ora confesso", ma non lo hai mai fatto. Ne vogliamo parlare stronzone?".

Io: "A parte che ero convinto che la Coccoina fosse commestibile, ti prego di non venirmi a rompere l'anima con fatti che ormai sono clamorosamente caduti in prescrizione".

Coscienza: "Ti ricordo bello mio che per la qui presente coscienza la prescrizione non esiste, quella è valida solo nei tribunali italiani. A tal proposito mi piace ricordarti che in seguito a quell'episodio Serenella è poi caduta in un colossale stato di dipendenza da Coccoina al punto che ne butta giù un paio di cucchiaini al giorno, di nascosto dalla famiglia".

Io: "Sta bene? È viva? Ha messo su famiglia?".

Coscienza: "Sì".

Io: "E allora, mi domando, cazzo vuoi?".

Coscienza: "Uccide le zanzare con la lingua tipo i gechi. Ripeto: i gechi. Fai tu".

Questi curiosi dialoghi tra me e la mia coscienza avvengono con cadenza più o meno costante, in particolare alla riapertura del mercato pallonaro.

Coscienza: "Riapre il mercato, non aggiungo altro".

Io: "Guarda che ormai so quello che dico e scrivo. Mi son fatto i contatti, ho le fonti...".

Coscienza: "Sarà... In ogni caso, pistola, fatti un esame di coscienza".

La mia coscienza ultimamente se la tira al punto dal dirmi "fatti un esame di coscienza". Non ci sono più le coscienze di una volta.

Comunque, riapre il mercato. Il paradosso del calcio è che ormai c'è chi gode di più nel periodo delle compravendite che in quello del calcio giocato. "L'estate scorsa ne abbiamo presi 32323!". "Sì ma poi siete arrivati ottultimi". "Che c'entra? Al mercato abbiamo fatto brutto!". Cose così.

Dal canto nostro proveremo sempre a sfruttare le famose "fonti", laddove non bastasse (perché le "fonti" sono infami e si fanno trovare solo quando fa comodo a loro) punteremo sulla cara vecchia "logica". Se a prescindere da tutto scriveremo cazzate, allora mandateci serenamente affanzum, incasseremo in dignitoso silenzio.

Ha parlato Thohir, presidente dell'Inter con il brutto vizio della chiacchiera sincera. Era il suo compleanno e ha detto cose talmente credibili che a molti sono risultate fastidiose. "Uè ma questo qua dove pensa di essere? Qui siamo in Italia! Bisogna illudere, spacciare obiettivi improbabili!". E invece il buon Erick è stato parco: "Dovremo fare sacrifici ... abbiamo bisogno di plusvalenze per 50 milioni ... in uscita tratteremo Tizio e Caio ma non Sempronio ... vogliamo crescere e speriamo di riuscirci ecc ecc".

Ecco, da quando in nerazzurro comanda l'indonesiano, ragionare di Inter è molto più semplice: il patron ha la buona abitudine di ricevere i colleghi e di illustrare loro piani e prospettive. Il problema è che poi nessuno si fida, ma questo - converrete - è un brutto vizio di noialtri "abituati male".

E allora eccoci qui a illustrare quello che sarà un mercato "lacrime e sangue" , non tanto in riferimento "all'Inter squadra" (la rosa sarà comunque rinforzata), semmai per i suoi operatori di mercato, chiamati a fare i salti mortali per reperire risorse e liquidità. Thohir ha parlato di due/tre big in uscita, facile pensare a Brozovic, ma anche a Jovetic e Murillo. Potrebbero essere loro (insieme ai non confermati Telles e Ljajic) a dover lasciare la barca. Basteranno per realizzare 50 milioni di plusvalenze? No, è evidente, così come è evidente che per completare il bottino c'è tempo fino a giugno 2017 (quando l'Uefa pretenderà un "bilancio in equilibrio").

Per questo motivo stona un po' la richiesta - non ufficiali - di Roberto Mancini su un giocatore come Tourè, forte sì ma difficilmente raggiungibile per questioni legate all'ingaggio. Molto più semplice andare sulla "scaletta" del mercato nerazzurro - certificata, abbiate fede - e che ora andiamo rapidamente a snocciolare. Ad oggi, 31 maggio, l'Inter 1) non ha mai parlato né con Benatia né con il suo agente è assai difficilmente lo farà, 2) oltre a Banega e Erkin ha già opzionato un terzino destro (il nome non lo conosciamo, ma tutti gli indizi portano a Zabaleta) e un centrocampista "importante", ma 3) non può procedere con l'acquisto se prima non vende un paio di pedine. Poco? Beh, per essere il 30 maggio ci si può anche accontentare, suvvia...

Ha parlato Silvio Berlusconi, ma questa non è più una novità. La cadenza ormai quotidiana con cui il presidente del Milan ripete le sue considerazioni a mo' di mantra, può significare solo due cose: 1) Dice la verità e in attesa di "concretizzare" tiene a farcele imparare a memoria. 2) Vuol confondere le acque in attesa di esplodere in un pirotecnico coup de theatre.

Ripassiamo il "mantra" berlusconiano per provare a capire su che opzione conviene sbattere la testa.

Berlusconi, nelle ultime settimane (e ieri in esclusiva all'ottimo collega Stefano Donati di Telelombardia) ci dice che: 1) Vuole inizialmente vendere il 70% del club. 2) Vuole vendere in mani sicure. 3) Vuole vendere ai cinesi, ma solo se possono garantire investimenti sul mercato di un certo livello, altrimenti ci sono anche "quelli del petrolio". 4) I cinesi gli chiedono di restare a guidare la barca per altri tre anni. 5) Nel calcio attuale si fanno affari come se si giocasse con i soldi del Monopoli e di conseguenza risulta impossibile opporre resistenza. 6) Se con i cinesi dovesse finire tutto "in vacca", allora il patron chiederà ai suoi tifosi di ragionare su un Milan "italiano" dal quale ripartire. 7) Se alla fine sarà ancora il Milan di Berlusconi allora sarà ancora il Milan di Brocchi. 8) Non verranno rinnovati i contratti di Mexes, Boateng, Alex, mentre Balotelli tornerà in Inghilterra e "altri" partiranno.

In più, pungolato da Donati, ha aggiunto che: 9) In passato ha pensato a Pep Guardiola. 10) Per Donnarumma si parla di offerte potenziali vicine agli 80 milioni, ma "il portiere non è sul mercato". 11) Maldini è un capitolo chiuso perché ormai ha interessi in America. 12) Ama e vuole restare a San Siro "ma l'eventuale nuova proprietà farà le sue valutazioni".

Tutte queste dichiarazioni ci fanno arrivare alle seguenti conclusioni:

1) Berlusconi è un mago nel confondere le acque.

2) Non abbiamo ancora capito se vuole vendere davvero oppure no. Se voi lo avete capito vi preghiamo di farcelo sapere.

3) Dovessimo scommettere un euro lo punteremmo su Berlusconi che alla fine rimane al suo posto.

4) Maldini sarà anche un capitolo chiuso, ma non per colpa sua. Dipendesse dall'ex capitano, al Milan tornerebbe anche oggi, direttamente a nuoto da Miami.

5) Se San Siro è la "casa" presente e futura, allora la faccenda "Stadio al Portello" è la prova che c'è un clamoroso difetto di comunicazione all'interno del Milan e della stessa famiglia Berlusconi. Un difetto di comunicazione "costoso", tra l'altro.

6) Il fatto che si parli solo di giocatori in uscita e che alla definizione "Milan italiano" non vengano associati nomi se non quello di Saponara per questioni di opportunità (una parte del prezzo della sua cessione tornerebbe comunque nelle casse rossonere), Kovacic in prestito secco (potenzialmente ottimo, ma certo non con genitori nati a Bordighera) e Vangioni (29enne argentino seppur con passaporto italiano), ci fa pensare che al di là di tutto la "questione cinese" al momento è un ottimo paravento per schivare la solita, drammatica domanda: "C'è qualcuno che sta ragionando concretamente sul Milan 2016/2017, anche fosse solo quello giovane e italiano?". Risposta: "Eh, bisogna aspettare di vedere come va con i cinesi...". Troppo comodo, soprattutto molto-molto pericoloso.

E venne il momento degli inglesi che importunano la Vecchia Signora. Lassù sono certi: "Mou ha scelto Pogba e farà di tutto per averlo". Può darsi, ma difficilmente riuscirà nell'intento. Detto che l'eventuale acquisto da parte del Manchester United di un giocatore che "era suo, si è lasciato sfuggire a zero e ora ricomprerebbe a 100 milioni" li renderebbe zimbelli del mercato in eterno, le possibilità che la Juve ragioni su una cessione del francese si avvicinano allo zero. Il patto con Raiola - costosissimo per ragioni di ingaggio, ma indispensabile - c'è, e a meno di "tradimenti" sarà rispettato. Più facile che alla fine Mou riesca sì ad arrivare a un giocatore della Juve, ma via Real: proprio quel Morata che lo Special fece esordire ormai molti anni fa.

Per il resto il listino è ben assortito: i bianconeri restano caldi sul fronte Pjanic, caldissimi su quello Dani Alves (affare praticamente concluso), creano scompiglio per Mascherano (ma sanno di avere poche chance), mentre non si arrendono per André Gomes, giovinotto che piace a mezzo mondo e però al momento costa come mezzo Pogba, ovvero troppo. Il riassunto finale lo lasciamo a Beppe Marotta, altro dirigente che raramente racconta fiabe: "Andremo a ritoccare l'organico con poche operazioni ma di grande qualità, andranno via giocatori che hanno trovato poco spazio". Due semplici frasi che riassumono perfettamente le legittime - e sostenibili - ambizioni Champions dei bianconeri.

Chiusura con il Napoli, sotto attacco del Bayern di Carlo Ancelotti per il cartellino di Higuain. Come vi dicevamo solo sette giorni fa, questa sarà l'estate del Pipita venduto "settimanalmente" a questo e quel facoltoso club. Siamo passati dal Psg al Bayern, settimana prossima sarà la volta di un club inglese, scommettiamo? Il dato di fatto è che a Napoli non stanno a guardare e si avvicinano sempre più al "Pipita della B" Lapadula. Con Gabbiadini probabile "sacrificio" da 25/30 milioni e Mertens confermatissimo, il matrimonio col bomber del Pescara completerebbe un reparto d'attacco da leccarsi i baffi.

Saluti a voi. Vi lascio con una faccenda assai personale, legata a questioni di burocrazia e muri osceni costruiti nella città dove sono cresciuto, che poi è Como. Diego Minonzio, direttore de "La Provincia di Como", con una mega-iniziativa sul suo giornale prova a smuovere le coscienze di chi dopo anni di indifferenza, ancora non ha fatto nulla per levare dalla riva del Lago un muro fetente e vergognoso. Mi ha chiesto "vuoi dire la tua sul muro fetente e vergognoso?". L'ho fatto in maniera ovviamente minchionesca. Chiedo umilmente scusa.

(se anche voi avete "rogne cittadine" o altri fattacci sportivi che volete pubblicare, scrivete a: ilsensodelgol@gmail.com Twitter: @FBiasin @ilsensodelgol ).

Sei volte ho visto il lago.
1) La prima è assai antica. Scendo dalla funicolare, la maestra urla "in fila per due, maledetti", poi ci guida fino al Tempio Voltiano. Volto lo sguardo a destra e vedo lago. Solo lago. Sono ipnotizzato. Una specie di sindrome di Stendhal. E la maestra: "Guarda davanti che vai a sbattere, scimunito".

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2) La seconda è spaventosa. Osservo dall'altissima Brunate e vedo il Lario incazzato nero. Si è preso la città. Esondato, uscito "di casa" senza permesso come solo certi fetentissimi adolescenti. Da quando gli hanno messo "le barriere" non ci ha più provato. Un caso? Io non credo.

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3) La terza fa male al cuore. Piazza Matteotti. Lei bellissima e sfacciata, io 18enne fesso e brufoloso. "Saliamo sul battello". "Ma sono le tre del mattino". "Appunto. Su, dai". "Ma...". "Questa cosa ci unirà per sempre, dai...". Saliamo. Mi bacia. Suona una specie d'allarme. Ci beccano. Mi indica: "È stata una sua idea". Ora è sposata con tre figli. Certamente infelice. Stronza.

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4) La quarta è da cretini. "Se ti butti dallo scivolo di fronte alla fermata del C50 Cantù ti do cinquemila lire". "Mi hai preso per un pirla?". "Uh, che senza palle". "Ok, mi butto". Alghe, acqua limacciosa, 40 di febbre. "Bravo, le 5000 te le do domani a scuola". Mai viste.

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5) La quinta è da cretini/2. "Mamma, vado a studiare in biblioteca". E invece no: sbronza parecchio ignorante al bar "Al Molo". In tasca dodicimila lire in quattro. "Oh, contiamo fino a tre e scappiamo senza pagare. Mi raccomando, teniamo la riva che tra gli alberi non ci vedono. Pronti? Uno, due...". "Alt, dove andate infami?". Il solerte cameriere. Telefonata a casa ad avvisare. Mazzate paterne. Legittime, tra l'altro.

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6) Promozione del Como in serie A. "Buttiamoci dallo scivolo nel lago!". "Eh, ma ti ricordi quella volta che poi non mi hai dato le cinquemilali...". Spinta da dietro, acqua limacciosa, alghe, 40 di febbre, Como in serie B neanche un anno dopo. Preziosi, noi non dimentichiamo.

Oggi, tutte queste cose, succedono ancora. A mio nipote, a tuo figlio, a tutti i loro amici. Solo che "loro" sbattono contro un muro, non vedono il lago, soprattutto non salgono su battelli alle tre di notte. Converrete che davvero non è la stessa cosa.

Fabrizio Biasin, comasco costretto dal lavoro alla "milanesità", comasco offeso dalla burocrazia, comasco con un tarlo in testa: "Ma se ce l'hanno fatta quel giorno a Berlino, possibile che non ce la facciamo noi?".