Tardelli a Mediaset: "Boniperti, quando mi vide, mi disse di togliermi tutto e tagliarmi i capelli. In quel momento capii che la mia vita stava davvero cambiando"

30.10.2014 17:00 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
Fonte: ufficio stampa Mediaset
Tardelli a Mediaset: "Boniperti, quando mi vide, mi disse di togliermi tutto e tagliarmi i capelli. In quel momento capii che la mia vita stava davvero cambiando"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

All’interno della puntata la Tribù del calcio, un’intervista esclusiva a Marco Tardelli. L’ex giocatore di Juventus e Nazionale, ripercorrendo gli inizi di carriera, dichiara: “La mia è una generazione che viene dal calcio di strada: ricordo che scavalcavo il muro e andavo a giocare a pallone nei campi vicino a casa, con le porticine fatte con i maglioni. A casa, mia mamma si lamentava sempre: un po’ perché rovinavo le scarpe, un po’ perché secondo lei ero troppo magro e malaticcio per dedicarmi a questo sport. Ma io non l’ascoltavo, d’estate giocavo dalla mattina alla sera, niente vacanze: grandi partite e poi tutti a rubare susine e uva. Era bellissimo. Sono cresciuto in una serena povertà: un’infanzia bellissima, tre fratelli che mi hanno sempre protetto, un padre presente che alla sera al suo rientro giocava sempre con noi. E naturalmente mia madre, che oggi ha 92 anni e sono così felice di avere ancora qui con me. Lei era la più severa, voleva che studiassimo di più. Papà si convinse a farmi provare l’avventura nel calcio grazie ai miei fratelli: sono loro che hanno insistito tanto, che mi hanno comprato la prima valigia per andare in ritiro. Mio padre di calcio non capiva niente, non ci credeva. Venne a vedermi solo una volta, quando con il Como fummo promossi in serie A. Da piccolo ero interista per esclusione, perché i miei fratelli tifavano uno per la Fiorentina, uno per il Milan e uno per la Juve. Ma il mio idolo era Gigi Riva: era mancino e grazie a lui sono diventato ambidestro. Io ero destro ma volevo calciare come lui e allora passai sei o sette mesi a giocare con gli amici calciando solo di sinistro. Ma il problema che avevo era un altro: ero piccolo, magro, esile e nessuno mi dava credito. Feci diversi provini: con la Fiorentina, il Bologna, il Milan, ma tutti mi chiusero le porte in faccia. A credere in me alla fine fu il Pisa, poi arrivò il Como e a 21 anni il passaggio alla Juventus, anche se a dire il vero prima della Juve era tutto fatto con l’Inter: ricordo che Fraizzoli aveva già fatto le foto con me. L’accordo col Como era di 700 milioni più Guida. Ma a un certo punto arrivò Boniperti con il cash: un miliardo. Ovviamente il Como accettò. Ricordo che a contratto siglato Boniperti chiese a Beltrami (allora direttore dell’Inter, ndr) se lo avesse fregato o meno. E Beltrami gli rispose che sarei andato al Mondiale già nel ‘78. E così fu. Firmai per la Juve a 21 anni e quell’estate arrivai in sede con la catenina al collo, il  braccialetto e i capelli lunghi. Boniperti, quando mi vide, mi disse di togliermi tutto e tagliarmi i capelli. In quel momento capii che la mia vita stava davvero cambiando”.