Sergio Brio: "Quella sera all'Heysel ci dissero di giocare. Non sapevamo la verità"

Intervista all'ex bianconero.
27.05.2015 20:00 di Alessandro Vignati   vedi letture
Sergio Brio: "Quella sera all'Heysel ci dissero di giocare. Non sapevamo la verità"
TuttoJuve.com

Intervistato da Il Tirreno, l'ex difensore della Juventus Sergio Brio è tornato sulla tragedia dell'Heysel. Una notte che difficilmente chi l'ha vissuta può dimenticarla a distanza di 30 anni. Ecco l'intervista completa.

Brio, cosa ricorda di quella maledetta sera?

"Cose brutte che ovviamente mi porterò dietro per tutta la vita. E pensare che fin da bambino sognavo di giocare una finale di Coppa del Campioni. Volevamo fare una grande partita contro un grande Liverpool, battuto già a Torino in Supercoppa europea. Poi, durante il riscaldamento, vedevamo gli spettatori entrare in campo senza scarpe. Ci chiedevamo cosa fosse successo".

In quei momenti concitati quali informazioni avevate?

"Avevamo capito solo che era successo qualcosa di grave. Si vociferava che ci fosse stato un morto nella curva Z. Poi dall’Uefa ci hanno comunicato che la partita sarebbe iniziata in ritardo e per questo motivo, dalla torretta dello stadio, ci hanno invitato a parlare con i nostri tifosi per calmarli e spiegare loro che comunque avremmo giocato".

Giocare fu la scelta migliore?

"Il presidente Giampiero Boniperti, in verità, avrebbe preferito rinviare la partita. Fu l’Uefa, per motivi di ordine pubblico, a imporre il fischio d’inizio. Boniperti, tornando nel nostro spogliatoio, ci disse che dovevamo vincere per onorare la memoria di questo nostro tifoso".

Quando vi siete resi conto dell’entità della tragedia?

"Solo una volta ritornati in hotel".

Il giorno dopo non mancarono i festeggiamenti. I parenti delle vittime per questo motivo vi hanno criticato.

"Li capisco perfettamente, so il dolore che hanno patito a causa della scomparsa dei propri cari e insieme a loro ne piango le morti. Ma se le loro polemiche sono assolutamente legittime, a criticarci furono anche i nemici e i detrattori della Juventus. Per loro, qualsiasi cosa avessimo fatto, sarebbe stata sbagliata".

Lei uscì dall’aereo con in braccio la Coppa dei Campioni.

"Sì. Mi sono assunto tutte le responsabilità in quanto facevo da capitano. Boniperti mi disse: “Prendi la coppa e onora i nostri 39 morti”. Questa è la verità. L’ho fatto per commemorarli".

Quella strage, in Italia, ha insegnato qualcosa?

"Non ha insegnato nulla. Basta vedere il derby Lazio-Roma di lunedì scorso. Mentre Margaret Thatcher in Gran Bretagna ha usato il pugno di ferro contro gli hooligans, che però all’estero facevano tutto ciò che volevano, da noi le leggi ci sono, ma non vengono fatte rispettare. Purtroppo continueremo così fintanto che certi delinquenti non saranno presi, rinchiusi in galera e buttata la chiave".