La Stampa - Godin: "Ho già steso l’Italia ci riprovo con la Juve. Tevez avversario scomodo”

30.09.2014 08:20 di Redazione TuttoJuve Twitter:    vedi letture
La Stampa - Godin: "Ho già steso l’Italia ci riprovo con la Juve. Tevez avversario scomodo”
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Diego Godin, colonna dell'Atletico Madrid e della Nazionale uruguaiana che proprio con un suo gol ha eliminato l'Italia all'ultimo Mondiale, ha rilasciato un'intervista ai colleghi de "La Stampa". Ecco alcuni passaggi:



"Concedere il replay con Gigi Buffon? Se segno non lo so, certo lo spero, anche se l’importante è vincere questa partita: per noi, è troppo importante. Allegri dice che è una sfida fondamentale? Per noi, lo è di sicuro. Vitale: giochiamo contro una rivale durissima, abbiamo già perso in Grecia e se vogliamo andare avanti dobbiamo vincere qui, in casa nostra. Che nemico è Tevez? Scomodo, tanto. Uno competitivo, con grinta e voglia di vincere, sempre. Diciamo che, per il momento, non siamo stati fortunati. La Juve può essere l’Atletico della scorsa stagione? Può darsi, anche se loro non sarebbero una vera sorpresa: sono una grande squadra, con una grandissima storia. Vengono da tre scudetti vinti e sono competitivi anche per la Champions. Il segreto dell'Atletico? (si indica il petto) Il cuore, la voglia di vincere, e lo vedi quando giochiamo al Calderon. E poi il lavoro, ogni giorno. In Champions, è stata dura morire a un passo dalla fine? Sì, ma restiamo orgogliosi lo stesso: erano 40 anni che l’Atletico non arrivava in finale. Avevamo appena vinto la Liga? In una settimana abbiamo visto l’altra faccia della medaglia». Al Camp Nou aveva segnato sempre lei: come ci si sente? «Mi viene ancora la pelle d’oca. Quando finì, mi stesi sul prato e mi venne da piangere. Simeone? Un grande, e non mi riferisco alle vittorie, perché sarebbe banale. Ma penso al momento della sconfitta, dopo la finale di Champions. Ci disse che era dispiaciuto da morire per noi, ma anche che dovevamo essere orgogliosi per quello che avevamo fatto e per aver lavorato ogni giorni, per arrivare fino in fondo. Queste, disse, sono cose che ti restano. Aveva ragione".