Gianluca Zambrotta: "Calciopoli? Eravamo i più forti, non avevamo bisogno di aiuti. Volevo rimanere alla Juve, ma non mi ritennero indispensabile per tornare in A"

Intervista all'ex bianconero.
21.11.2014 21:15 di  Alessandro Vignati   vedi letture
Gianluca Zambrotta: "Calciopoli? Eravamo i più forti, non avevamo bisogno di aiuti. Volevo rimanere alla Juve, ma non mi ritennero indispensabile per tornare in A"
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© foto di Antonio Vitiello

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex laterale della Juventus Gianluca Zambrotta è tornato sulla sua esperienza bianconera. Tanti successi, con un finale amaro: "Quando cominciai a Como ero un centrocampista, ma giocavo anche da ala offensiva. A Bari, con Fascetti, divenni un tornate, mentre alla Juventus cambiò tutto con l'arrivo di Camoranesi. Mauro era un'ala pura, così Lippi mi chiese se potevo giocare anche in una posizione più arretrata. Per me, ovviamente, non c'era alcun problema. Il più forte con cui ho giocato? Messi. Xavi è stato invece l'avversario più duro, una volta non gli rubai mai una volta la palla. Il mio dream team? Buffon; Pessotto, Nesta, Cannavaro, Maldini; Xavi, Pirlo, Iniesta; Messi, Ibrahimovic, Ronaldinho. Allenatore: Lippi. Allegri? E' stato forse l'allenatore, insieme a Leonardo, con cui ho avuto meno punti in comune. Gli dissi che pur puntando allo Scudetto io e altri, quelli che scendevano in campo pochissimo, ci sentivamo poco coinvolti nel progetto. Una rosa va coinvolta per l'intero per quanto mi riguarda, avrei gestito diversamente quella situazione.

Il trionfo più bello? La Coppa del Mondo del 2006. E' l'apice, la cosa più difficile da vincere, anche rispetto alle finali di Champions League. La delusione? La finale di Champions League del 2003. Calciopoli? Io sarei rimasto alla Juventus, ma nessuno venne a chiedermi di rinnovare il contratto. Fu un rammarico, forse non mi ritenevano indispensabile per il ritorno in Serie A. Ho fatto a quel punto le mie considerazioni e ho optato per un'esperienza all'estero. La Juve è la squadra che vince, contro di lei c'erano, ci sono e ci saranno sempre polemiche. Anche oggi quando c'è un episodio arbitrale dubbio con la Juve di mezzo succede sempre un pandemonio, per cui ditemi cosa è cambiato... Intercettazioni? Cho è stato punito, evidentemente, aveva delle colpe. Moggi era il personaggio principale da colpire in questa vicenda, e così è stato. Io e i miei compagni abbiamo sempre dato il massimo, nessuno veniva a dirci di stare tranquilli che avremmo vinto lo stesso. Eravamo i più forti, avevamo tanti fuoriclasse, non avevamo bisogno di alcun aiuto".