Fabrizio Bocca: "Milano sta sparendo dal grande calcio. O si cambia o addio Juve"

Parla il giornalista.
03.05.2016 21:30 di  Alessandro Vignati   vedi letture
Fabrizio Bocca: "Milano sta sparendo dal grande calcio. O si cambia o addio Juve"
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Attraverso la sua rubrica sul sito di Repubblica "Bloooog", il giornalista del quotidiano romano Fabrizio Bocca ha parlato delle milanesi. Una stagione deludente: "Inter - 24 punti, Milan - 34. La crisi di Milano - altro che crisi, praticamente una sparizione da "Chi l’ha visto?" - è tutta in questi di due semplicissimi numeri. Che poi nient’altro sono che i distacchi che le due squadre di Milano accusano dalla Juve. Ed è anche assai probabile che da qui alla fine del campionato aumentino pure. Che il mancato ingresso in Champions League (Inter) o quello probabile, andando di questo passo, in Europa League (Milan) siano dei fallimenti è ovvio, ma il riferimento deve essere ovviamente la Juventus. Perché Milano tradizionalmente è stata la capitale del football italiano e San Siro la Scala del calcio. E soprattutto perché Inter e Milan sono stati gli ultimi club a contendere le vittorie alla Juve negli ultimi anni. Negli ultimi 15 anni il calcio italiano è stato la Juve, oppure Milano (Inter & Milan). Per trovare lo scudetto di un club diverso bisogna risalire alla Roma 2000-2001. Potremmo entrare di nuovo, qui, adesso, dentro la crisi delle due squadre, inchiodare Thohir e Berlusconi alle loro responsabilità, prendercela con gli allenatori che più o meno hanno fatto male  tutti quanti (da Mazzarri a Mancini, da Seedorf a Brocchi) e con i giocatori, tra cui non esistono più i campioni di un tempo tutto sommato anche recente (da Ibrahimovic a Eto’o). Ma non esistono innocenti nel precipizio delle due squadre che tanto lustro hanno portato al calcio italiano nel secolo scorso e nei primi anni di questo. Di certo però, sembra che la malattia abbia ormai connotati cronici. E che non ci sia guarigione a patto di resettare e ricominciare tutto da capo. Erik Thohir come tutti i presidenti stranieri che sono venuti in Italia per fare business è un signore distaccato, distante, lontano, che non ha confronto con alcuno. Berlusconi è semplicemente un totem decadente e bizzoso, che vede il suo potere e soprattutto il suo ascendente sbriciolarsi. (Ricordiamoci tutti la patetica scena dello scorso anno, in cui lui  seduto tra i giocatori dava la linea tattica ad allenatore e squadra: “Attaccare! Attaccare!”). E’ proprio questo il punto, fare un calcio strategicamente razionale e finanziariamente equilibrato, per non parlare poi della chimera di volerci guadagnare sopra dei soldi: in Italia è quasi impossibile.

Anche la Juve - che pure è ormai la società più moderna e strategicamente quasi perfetta - fa fatica a stare dentro questi parametri: perché vincere costa tanto, tantissimo. E perdere, soprattutto quando manchi i traguardi europei, costa ancora di più. Il calcio ha una struttura folle e irrazionale: vittoria e guadagno sono termini raramente compatibili. Accade spesso nello sport iperprofessionistico dove la vittoria è l’unico metro di paragone: pensiamo alla Formula 1 e alla Ferrari. Tutto l’impegno in prima persona di Marchionne non sta affatto garantendo risultati, anzi direi quasi il contrario. Milano ha avuto successo finché è stata legata al calcio antico dei padroni classici (Moratti e Berlusconi), niente affatto interessati al guadagno economico, ma interessati piuttosto all’enorme popolarità da sfruttare poi sotto altre forme remunerative. Ottenendone così enorme ritorno sociale, politico o economico. Si fa, si faceva calcio per questo, non per altro. Berlusconi è ancora legato agli avanzi, a quel che resta di quella maniera giurassica ormai di concepire il pallone. Il classico e ormai ridicolo “El ghe penso mi”. Non so se Ali Baba e Jack Ma - o chi, o quali delle sue società per lui - possano essere la soluzione giusta, di certo Berlusconi sta portando il Milan all’esaurimento, immobilizzando e paralizzando la società e conseguentemente devastando la squadra. Erik Thohir è semplicemente nessuno, uno che prima di tutto non ha abbastanza soldi per costruire da solo un grandissimo club Internazionale - come la storica denominazione ufficiale vorrebbe - ed è per di più incapace di dare le deleghe giuste, di reggere e dare struttura operativa a un club di calcio. L'Inter oggi è Mancini e poco altro. Se sbaglia Mancini, crolla tutta l'Inter. Per rinascere Inter e Milan devono spazzare via quanto di antico e inadeguato c’è ancora in loro, e ricominciare tutto da capo adesso. Con nuovi e soprattutto grandi gruppi societari, nuovi quadri, nuove strategie, stadi nuovi e separati. Se non vogliono che la Juventus di punti di distacco gliene dia ben presto cinquanta. A meno che non vogliano sperare - è sempre possibile, a Leicester succede no? - in un miracolo a Milano".