Calcagno rieletto presidente AIC: "Troppe partite, non si può andare avanti così"

22.04.2024 21:40 di  Alessandra Stefanelli   vedi letture
Calcagno rieletto presidente AIC: "Troppe partite, non si può andare avanti così"
TuttoJuve.com

Si è svolta oggi a Milano l'Assemblea generale AIC. I delegati delle squadre, dopo l'approvazione del bilancio, sono stati chiamati al rinnovo delle cariche per il prossimo quadriennio (2024-2028). L'Assemblea ha eletto i seguenti 25 consiglieri: Acerbi Francesco, Baschirotto Federico, Biondini Davide, Biraghi Cristiano, Bisoli Dimitri, Brighenti Nicolò, Bruscagin Matteo, Buongiorno Alessandro, Calabria Davide, Calcagno Umberto, Cavion Michele, Ciofani Daniel, Ciofi Andrea, Cristante Bryan, De Silvestri Lorenzo, De Vitis Alessandro, Fazzi Nicolò, Gaggioli Giorgio, Gama Sara, Locatelli Manuel, Parisi Alice, Pessina Matteo, Provedel Ivan, Riggio Cristian e Romano Sergio. Il susseguente Consiglio Direttivo, svolto al termine dell'Assemblea, ha confermato alla presidenza Umberto Calcagno e alla vicepresidenza vicaria Davide Biondini. Confermati vicepresidenti anche Sara Gama e Giorgio Gaggioli. Gianni Grazioli Direttore generale.

Queste le parole di Calcagno all'assemblea elettiva di Milano, raccolte da TMW: "Ai calciatori viene richiesto di giocare grandi partite ogni 3-4 giorni. Durante la stagione fanno pochi allenamenti veri, sono di tutti di recupero o orientati alla preparazione della gara successiva. Non si può andare avanti così, per una questione fisica e anche mentale. Il discorso non vale solamente per i giocatori ma anche per gli arbitri e gli allenatori. Siamo stati criticati per la richiesta della pausa invernale, ma è stata fatta non per andare in vacanza ma per recuperare energie fisiche e mentali. Pensando al calendario della prossima stagione immaginiamo i calciatori di Inter e Juventus, impegnati nel mondiale per club oltre che le varie competizioni, che finisce a metà luglio e inizia a metà giugno. C’è un intasamento del calendario che è un problema e non sembra esserci una soluzione. Se non si fa un passo indietro per riequilibrare i meccanismi ci potremmo ritrovare con due squadre sfinite. I calciatori sono molto fortunati ma anche molto bravi, perché non è un caso che sono arrivati a quei livelli. Ma vanno tutelati e salvaguardati, per la loro salute e se vogliamo anche per salvaguardare lo spettacolo. Le partite ogni 3-4 giorni sono un dato scientificamente acclarato: la certezza è che a questi ritmi ci sarà un incremento esponenziale degli infortuni e riguarderanno i top player. Cioè quelli che fanno più di 70 partite l’anno fra club e nazionali. Questa è una strada che non ci porterà lontano”.

Ancora Calcagno:: “Sono anche molto preoccupato alle mission che assegniamo alla B e alla Lega Pro. Negli ultimi 15 anni si è azzerato il mercato verso le categorie minori. Oggi il mercato della C muove poche risorse, 15 anni fa invece i conti erano differenti. Manca la distribuzione delle risorse verso il basso, in Europa siamo ultimi in questa speciale statistica. Le risorse generate dalle nuove competizioni non vengono veicolate verso le categorie minori. La filiera dei settori giovanili non viene tutelata come dovrebbe. La diminuzione delle squadre di A da 20 a 18? Deve essere parte di un accordo con la UEFA, la FIFA, altrimenti il nostro fondato timore è che non si gioca di meno ma si gioca meno solamente in A. Presenteremo un documento alla FIFA per creare una interlocuzione. La domanda è che tipo di calcio vogliamo in futuro. Alcune dinamiche le abbiamo vissute, come agli inizi del 2000 dove c’era esigenza di un maggior numero di partite. I ricavi del nostro mondo sono aumentati del 15% ma sono aumentati del 50% anche i debiti. Se non si risana non si può immaginare che la parte apicale del sistema può redistribuire di più e meglio. Bisogna fare un salto di qualità da questo punto di vista, serve che la A dia delle mission alla B e alla C. Oggi si basa tutto sui prestiti e sui minutaggi, finalmente si è iniziato con il progetto delle seconde squadre per valorizzare la nostra filiera. E speriamo ci siano altre squadre del genere. I dati del minutaggio in C dicono che solamente l’8% dei formati nei settori giovanili gioca nella categoria. Un sistema che oggettivamente non può funzionare con queste modalità”.