Bucchioni: "Effetto Conte terminato, Allegri chiede cose diverse"

24.10.2014 23:00 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
Bucchioni: "Effetto Conte terminato, Allegri chiede cose diverse"
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© foto di Federico De Luca

Enzo Bucchioni, direttore del Qs (La Nazione-Il giorno-Il Resto del Carlino) ha affrontato i temi caldi del nostro calcio ai microfoni di EuropaCalcio.it:

 

Direttore, cominciamo dalla Juventus: le difficoltà in Champions sembrano non avere fine.

“Direi che l’effetto Conte, per i bianconeri, è terminato. Allegri ha ereditato un 3-5-2 bene oliato, capace di funzionare alla perfezione almeno per quello che concerne il campionato. In Champions, però, serve qualcosa di più. Ho visto una squadra anche piuttosto fiacca dal punto di vista fisico, come già era accaduto contro il Sassuolo. Allegri poi chiede cose diverse rispetto a Conte: vuole un gioco più orizzontale e, in questo senso, Pirlo è sacrificato. Il numero 21 necessita di una compagine che corra intorno a lui e fa la differenza se può imbeccare l’uomo che si inserisce tra le linee: oggi così non è”.

 

E’ d’accordo con chi sostiene che la colpa risieda prevalentemente in un modulo che funziona solo in Italia e che, per la coppa, andrebbe rivisitato?

“No. La questione che riguarda la Juve è tutta da individuare nella mentalità con cui scende in campo. I numeri poi contano il giusto: contro i greci ho visto Asamoah giocare molto basso, allineato con la difesa. Il Bayern, per dire, ha giocato per lunghi tratti con la difesa a tre,contro la Roma. Conta la testa, poi viene il contorno”.

 

A proposito di Bayern: non ha l’impressione che Garcià abbia caricato un po’ troppo un ambiente che poi, inevitabilmente, è esploso?

 “Garcià ha mandato in campo una Roma presuntuosa ed è stato stritolato. A quei livelli non puoi permetterti atteggiamenti di sufficienza. Io ho come l’impressione che il tecnico francese si sia un po’ troppo romanizzato, se mi passa il termine: si è lasciato trasportare dai facili entusiasmi della tifoseria, mentre dovrebbe sempre restare distaccato. Ricordiamoci che l’ultimo scudetto, a Roma, lo ha vinto un allenatore glaciale come Fabio Capello, passando soprattutto per la gestione delle emozioni della piazza”.

 

Nessuno, probabilmente, avrebbe potuto pensare ad un Napoli contestato dopo una gara contro lo Young Boys.

“Eppure è successo. Diciamoci la verità: il progetto Napoli non esiste più. Benitez ha perso fiducia, Higuain vuole giocare la Champions e gli uomini mercato, avallati da De Laurentis, sono riusciti ad indebolire la squadra quando bastavano due tasselli di primo piano per farle fare il salto di qualità. C’è poco altro da aggiungere”.

 

La Fiorentina, invece, può tornare a pensare alla risalita in campionato?

“Sì, ma non prendiamo come parametro di riferimento il girone di Europa League. Ci sono squadre davvero scarse e i match, spesso e volentieri, sono soporiferi. Montella è stato bravo a rimescolare le carte e a prendersi la terza vittoria, ma il Paok non è il Milan. Domenica sarà tutt’altra faccenda: urge ritrovare velocità di manovra e concentrazione sotto porta”.

 

L’addio di Moratti all’Inter l’ha presa in contropiede?

“Sinceramente no. Avevo anche scritto qualcosa, in proposito, circa un anno fa. Moratti non sopportava da tempo i troppi sgarbi ricevuti da Tohir, come l’epurazione degli uomini inseriti da lui in società. Averlo velatamente accusato per i conti che non tornano è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Lui però non si è mai veramente adattato alla sua nuova posizione: pur avendo il 30% ha continuato a pensare di poter essere coinvolto in tutto, ma così non è stato. Adesso vedremo che farà l’indonesiano, da solo”.