Beccantini: "Vittoria in rimonta buon segno, ma sconsiglio voli pindarici. Il problema della Juve è che continua a prendere gol"
Il giornalista Roberto Beccantini commenta la vittoria della Juventus sul Bologna sulla sua pagina facebook: "Chi aggredisce la Juventus, qualcosa porta a casa: Roma e Napoli, addirittura il successo; il Chievo, un gol e molto altro, il Bologna, «solo» il gol di Mounier. Solo, perché la Juventus ha recuperato Khedira, la movida di Morata, errori compresi, e uno smalto globalmente meno opaco. Il problema è che continua a prendere gol a ogni partita: già otto. Troppi.
Non penso che Allegri non avesse avvertito i suoi dei tagli di Mounier. Delio Rossi, poi, è un allenatore che a Torino, contro la Juventus, vanta ben cinque vittorie: una con il Lecce, due con il Palermo, una con la Lazio (in Coppa Italia) e l’ultima con la Sampdoria, quella della doppietta di Icardi in dieci. Il Siviglia, mercoledì, aveva fatto catenaccio dall’inizio alla fine. Il Bologna, dal 10’ fino al 3-1, ricavando la fetta di Mounier, complici Evra e Buffon, dalla torta del pressing introduttivo.
Doveva ancora vincere in casa, Madama, e anche questa è una notizia. Ha vinto in rimonta, come a Manchester: buon segno. Sconsiglio voli pindarici. L’equilibrio è stato spaccato da uno di quei rigorini che dividono spesso i testimoni degli sposi: da una parte, l’abbraccio; dall’altro, il tonfo. Sono le classiche «copule» che il regolamento vieta e la legge del Bronx ogni tanto tollera.
Cresce l’intesa tra Morata e Dybala, e il timbro di Zaza, ancorché ridotto ai minimi termini, non è mai banale. Ho colto, in Pogba, una voglia di grandeur che non sempre coincide con la semplicità che, per Johan Cruijff, sta alla base del buon calcio.
Allegri non ha più satanassi che portino la Juventus oltre l’ostacolo. Deve essere la squadra tutta, possibilmente indottrinata, a farlo. Non si tratta di cercare il pelo nell’uovo e neppure nell’uomo, sul piano tattico, ma ogni volta che gli avversari pressano, ribadisco, suona sempre l'allarme. Come se il vecchio muro cominciasse a sentire il peso degli scalpi, delle cicatrici, delle coccole".