Altafini: "In Italia ricomincia tutto da capo"

03.03.2015 23:15 di Redazione TuttoJuve Twitter:    vedi letture
Fonte: uffivio stampa Mediaset
Altafini: "In Italia ricomincia tutto da capo"
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© foto di Federico De Luca

All’interno della puntata la prima parte di un’intervista esclusiva a Josè Altafini. L’ex giocatore di Milan, Napoli e Juventus, ripercorrendo gliinizi di carriera, dichiara: “Ho fatto tanti lavori, i bambini in Brasile se non lavoravano erano dei vagabondi: era obbligo dei genitori trovare un lavoro a noi bambini. Ho fatto il garzone di barbiere, ho lavorato in una fabbrica di scope, in un mobilificio, in una tintoria, in una fabbrica di bibite, in una macelleria: capitava che mi alzassi alle 4 del mattino e per un bambino di 10 -11 anni non era facile. Ma se avessi letto mille libri non avrei imparato tanto… Le mie prime scarpe da calcio? Un giorno tra i rifiuti ne trovai un paio: il sinistro era ancora sano, il destro aveva un lungo sbrego che mi sono cucito da solo con il fil di ferro! Da ragazzino il mio idolo era Zizino, un giocatore del Brasile del ’50, un idolo anche di Pelè. Un giorno me lo trovai come avversario, non vi dico l’emozione, e lui mi atterrò: rimasi a terra, mi venne vicino,  mi prese le mani e mi chiese scusa. Per me fu un insegnamento di vita”.

In patria, Altafini era conosciuto come Mazzola: “Andò così – spiega il brasiliano –, il grande Torino giocò in Brasile e lasciò una foto di squadra nello spogliatoio: un allenatore, guardandola, mi disse che il mio nome non andava bene. Assomigliavo a Mazzola e da allora divenni Mazzola per tutti. non durò a lungo: ho vinto un Mondiale, sono arrivato sul tetto del mondo come Mazzola, ma quando dopo due mesi arrivai in Italia dovetti ricominciare tutto da capo: ho portato con grande onore e orgoglio il nome di Mazzola, in Italia i suoi figli avevano iniziato a giocare a calcio e io non potevo portare il nome del loro padre. Pensate: ancora oggi quando vado in Brasile nessuno sa chi è Altafini…”

Infine, a proposito di Pelè e di quel Brasile, Altafini dichiara: “Di Pelè era incredibile la facilità con cui giocava, tutto gli veniva naturale. In Svezia per il Mondiale ci accolsero benissimo, c’era tanta curiosità verso di noi perché non erano abituati a vedere gente di colore: i bambini toccandoci cercavano di capire se sotto alla pelle venivamo puliti. Tornammo da campioni, accolti da milioni di persone e sapete che premi ricevemmo? Un orologio placcato d’oro, poi una bicicletta, un frigorifero e infine un terreno, ma un terreno nelle paludi brasiliane! Il presidente Lula cinque anni fa convocò a Brasilia quei campioni del mondo e ci fece avere circa 39.000 euro: questo è stato il nostro premio….!