Gazzetta - Parte il Ramadan, digiuna anche Sissoko

Sono musulmani e anche calciatori. Allah e il dio pallone, insieme. Una convivenza complicata per un mese all’anno: ieri è iniziato il Ramadan, mese sacro di digiuno ed astinenza per l’Islam. Dall’alba al tramonto i musulmani devono rinunciare alla vita sessuale e al fumo, ma soprattutto non possono né bere né mangiare. Insomma, per 30 giorni cambiano i bioritmi di un atleta. Troppo per il calcio ad alti livelli? E il rendimento in campo ne risente?
Sisso e Kharja
Weah ai tempi del Milan aveva trovato una soluzione, un po’ curiosa per la verità: il liberiano pensava a giocare e un amico digiunava al posto suo. Troppo facile così, più difficile fare come Sissoko. Il mediano della Juve, musulmano osservante, pratica il Ramadan in maniera integrale: allenamenti e partite senza bere e mangiare fino al tramonto. E non è un caso che, durante questo mese, il maliano dia il meglio di sé quando si gioca in notturna, dopo essersi idratato e alimentato. Come lui anche Houssine Kharja, marocchino neoacquisto del Genoa: anche lui al vero Ramadan non rinuncia mai, anche a costo di faticare più degli altri. Grande fede e professionalità estrema.
E pazienza se si rischia qualcosa, come spiega Tamara Pamich, medico dello sport: «Soprattutto in questo periodo il rischio disidratazione è altissimo. Anche se sono mentalmente abituati, allenarsi senza bere e mangiare è pur sempre pericoloso».
La regola
Non tutti comunque ce la fanno: i musulmani del calcio nostrano di solito preferiscono seguire alla lettera la regola solo quando non ci si deve allenare e non ci sono partite in vista. Durante la stagione agonistica meglio non rischiare ed evitare rischi o complicazioni. Ce ne sono tanti: Papa Waigo della Fiorentina, Muntari dell’Inter, Ghezzal del Siena, Meghni e Makinwa della Lazio, Berisa e Inler dell’Udinese. E poi un baby talento nostrano: Stephan El Shaarawi, genoano e savonese doc. E’ musulmano e c’è chi giura che tra non molto lo vedremo in maglia azzurra. Ma l’Islam consente deroghe al digiuno per loro? «Assolutamente no: non è possibile mettere lo sport davanti alla fede. — spiega Abdel Hamid Shaari, portavoce della moschea di viale Jenner a Milano — O fai il Ramadan o non lo fai, è una scelta di fede. Un buon musulmano dovrebbe farlo e un uomo che guadagna così tanti soldi potrebbe anche stringere i denti per un mese. E poi, non dimentichiamoci che anche nei Paesi islamici ci sono tanti calciatori osservanti...»