JUVENTUS E MILAN: LA STORIA INFINITA

01.10.2011 21:15 di  Thomas Bertacchini   vedi letture
JUVENTUS E MILAN: LA STORIA INFINITA
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© foto di Alberto Lingria/PhotoViews

Il Milan che mercoledì scorso ha affrontato in Champions League il Viktoria Plzen aveva, oltre al successo, un obiettivo suggestivo da centrare: raggiungere il goal numero 2000 dell’era Berlusconi. Ne mancavano soltanto due: Ibrahimovic prima e Cassano poi gli hanno consentito di tagliare quel suggestivo traguardo. Il secco 2-0 con il quale il Diavolo ha liquidato la squadra campione della Repubblica Ceca ha permesso alla formazione allenata da Allegri di portarsi in testa alla classifica del gruppo H della massima competizione europea, a pari punti con il Barcellona (quattro, frutto di un pareggio e di una vittoria). Sistemata momentaneamente la situazione al di fuori dei confini italici adesso i rossoneri si concentreranno sul campionato di serie A, pronti a misurarsi contro l’avversaria di una vita: la Juventus, guidata attualmente da Antonio Conte, uno dei suoi ex giocatori più rappresentativi. Sono innumerevoli gli episodi che legano a doppio filo le storie dei due club, nati entrambi prima che iniziasse il ventesimo secolo e protagonisti a più riprese di cicli vittoriosi passati ormai alla leggenda di questo sport. A riprova di ciò basta considerare il fatto che in alcune occasioni la rinascita di uno dei due, avvenuta dopo inevitabili periodi di flessione, sia coincisa con duelli all’ultimo goal con l’altro contendente. Una di queste accadde, ad esempio, nella stagione 1949-50: all’epoca la Juventus era ancora ferma ai successi del quinquennio d’oro degli anni trenta, dato che dal lontano 1935 non era stata più in grado di conquistare uno scudetto (si aggiudicò, invece, due coppe Italia). Soltanto la tragedia di Superga (4 maggio 1949) riuscì a fermare il Grande Torino dominatore degli ultimi campionati: proprio alla Vecchia Signora e al Milan spettò - quindi - il compito di giocarsi quel tricolore. Alla quarta giornata del girone di ritorno le due squadre vennero a trovarsi di fronte allo stadio "Comunale", teatro dei futuri trionfi di Madama (5 febbraio 1950). Guidati da un giovane Boniperti e dal duo danese formato da Karl Aage Præst e John Hansen i bianconeri passarono in vantaggio con una rete di quest’ultimo, salvo poi subirne sette dagli scatenati rossoneri, la cui ossatura di squadra - di stampo svedese - era invece composta dal trio Gren, Nordahl e Liedholm (il famoso "Gre-No-Li").

Proprio Nils Liedholm, soprannominato "il Barone", fu avversario più volte della Juventus negli anni a venire tanto sui campi da gioco quanto seduto (a più riprese) sulle panchine del suo amato Milan, della Fiorentina e della Roma. Centrocampista (mediano e interno) e all’occorrenza difensore, dotato di una grandissima facilità di corsa, Liedholm sviluppò la sensibilità nel tocco al pallone in maniera originale: "Mi allenavo scartando due cani: bisogna essere rapidissimi, perché loro guardano la palla, non abboccano alle finte!". A chi gli domandò il perché smise di farlo, rispose con il suo proverbiale stile: "Non è per l’età, è che sono morti i cani".

Avversari con le scarpette ai piedi, lui e Boniperti avrebbero potuto lavorare insieme per riempire di trofei la bacheca di Madama, visto che il Presidentissimo lo avrebbe voluto alla guida della sua squadra. La trattativa non andò a buon fine, e lo svedese si limitò a descriverla con l’uso di semplici parole: "Non vado a Torino per lealtà verso il campionato. La Juve e io, insieme, lo uccideremmo". Curiosamente capitò poi a Giovanni Trapattoni l’occasione di scrivere la storia di un milanista vincente sul campo che poi avrebbe continuato a mietere successi da tecnico della Juventus.
In precedenza, nel corso della stagione 1969-70, lo stesso Liedholm aveva allenato il Varese in serie B portandolo alla promozione grazie anche ai goals realizzati da un giovane attaccante di razza da lui svezzato, arrivato in prestito dalla Vecchia Signora ed in grado di laurearsi capocannoniere con tredici reti in trenta presenze all’attivo: Roberto Bettega.

"Nei momenti difficili di una partita, c’è sempre nel mio subconscio qualcosa a cui mi appello, a quella capacità di non arrendersi mai. E questo è il motivo per cui la Juventus vince anche quando non te l’aspetti". All’Avvocato Agnelli gli spunti per pronunciare frasi simili venivano dati da avvenimenti realmente accaduti: persa per 1-7 la gara interna contro i rossoneri, la Vecchia Signora si dimostrò in grado di vincere le otto partite successive, accumulando un vantaggio in classifica tale da consentirle di conquistare lo scudetto nella stagione 1949-50. L’ottavo della propria storia.

Una storia che ultimamente è piena di pagine vuote, senza trionfi da raccontare e con qualche macchia. Fatto lo stadio, nuovo bellissimo, teatro degli scontri che verranno, ora bisogna metterci dentro la Juventus. La prima sfida di prestigio nella sua nuova casa Madama la sosterrà proprio contro il Milan: il caso vuole che l’arma in più dei rossoneri sia quello Zlatan Ibrahimovic (uno svedese, oltretutto) che mise la propria firma nelle ultime vittorie bianconere, mentre sulla sponda juventina la scorsa estate è approdato Andrea Pirlo, un altro ex dell’incontro, che si è immediatamente impadronito delle redini del gioco di Madama.

Il derby d’Italia, quindi, è servito. Chi vincerà? "Mi chiedete: Vinca la Juve o vinca il migliore? Vi rispondo: sono fortunato, spesso le due cose coincidono", amava ripetere l’Avvocato.
Si spera sia arrivata l’ora in cui queste coincidenze possano fare il proprio rientro a casa.