CONTE al Corsera: "La mia Juve umile e cattiva"

CONTE al Corsera: "La mia Juve umile e cattiva"TuttoJuve.com
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domenica 4 settembre 2011, 15:50Altre notizie
di Redazione TuttoJuve
fonte di Roberto Perrone per il "Corriere della Sera"

Il "Corriere della Sera" riporta una lunga intervista al tecnico della Juventus Antonio Conte, a firma di Roberto Perrone. Ecco di seguito i passaggi più significativi: 

Un voto al mercato della Juve.
«Non ho mai commentato una campagna acquisti, solo il campo dice la verità. È stato un mercato difficile per tutti, è un momento critico per il calcio italiano, i campioni vanno via e nessuno può spendere 30/40 milioni per un grande giocatore».

Ma almeno lo «spirito » è giusto?
«Giusto per la Juve: costruire il presente guardando al futuro; giocatori giovani, come Elia; spese e ingaggi adeguati al budget. Si è puntato sulla voglia di alcuni ragazzi come Giaccherini, Estigarribia, gente che vuole mangiare l’erba ».

La caratteristica che dovrà avere la sua Juve?
«L’umiltà e la cattiveria di una provinciale, correre più degli altri, la bava alla bocca,ma anche la qualità di una squadra importante».

Parlando di provinciali, non è che la rosa lo è un po’ troppo?
«In questo momento, nel calcio italiano, non abbiamo le capacità economiche di altri Paesi».

Sembra una strada senza uscita.
«L’uscita c’è, attraverso un bagno di umiltà collettivo, ritrovando vecchi valori come il campo, il gioco. Gli altri stanno davanti, rispetto a noi, basta vedere le prime uscite di Coppa. Anche il tifoso deve apprezzare una squadra che gioca a calcio. Il risultato è una conseguenza».

E quindi dello sciopero-serrata che ne pensa?
«Penso che prima era tutto a favore della società, adesso tutto per il giocatore, bisogna trovare un equilibrio. Rispetto ad altri sport noi siamo rimasti indietro, il contratto di Conte non può essere lo stesso di Buffon, per appeal, impatto mediatico. I contratti devono essere soggettivi, con tutele per club e calciatori».

Lei ha le idee chiare. Forse troppo, ha fama di essere un tecnico molto pressante, diciamola tutta: un rompiballe.
«Io mi definisco un grande lavoratore di campo, il campo è il mio habitat naturale. Io lo vivo in modo totalizzante, spesso a scapito della mia famiglia, di mia figlia Vittoria, della mia compagna Elisabetta, però sono fatto così».

La più bella soddisfazione ricevuta da allenatore?
«I miei ex giocatori del Siena che mi scrivono ringraziandomi perché con me hanno imparato a vincere. È meglio di un titolo».

Non si nasce vincenti?
«No. Si può avere predisposizione, ma c’è una strada da percorrere, fatta di salite, di sacrifici, di rabbia, però ti porta al godimento più totale, la vittoria». 

Il più grande campione con cui ha giocato?
«Zidane. Eri orgoglioso e felice di stare al suo fianco».

Quello che ha allenato?
«Tutti. Se stanno in squadra con me sono i più forti del mondo».



Chi è che chiede di più alla Juve?
«Pirlo».

Vulgata: Pirlo che non è adatto al gioco di Conte.
«Stupidaggini, Pirlo ha già dato la sua risposta nei fatti».

Crescere è una bella cosa, ma ci vuole pazienza. Che dice il tifoso della Juve?
«Si aspetta di ritrovare la Juve, si aspetta che la squadra torni competitiva e trasmetta la sua juventinità: cattiveria, determinazione, grinta. Veniamo da due settimi posti e non sono frutti del caso».

È vero che ha studiato fin da piccolo da allenatore della Juve?
«Volevo arrivare a una grande squadra. Sento questo non come un peso, ma con la responsabilità chemi spinge ad essere perfezionista su tutto, ogni minuto, perché non abbiamo tempo da perdere».

Su qualcosa, però, la Juve è davanti a tutti, lo stadio. Bellissimo, ma le hanno spiegato che la sua testa sarà a portata di tiro dei tifosi?
«La crescita ci coinvolge tutti. La cultura sportiva non è solo sul campo ma anche e soprattutto fuori. La nostra società è all’avanguardia, a livello delle grandi d’Europa. Noi e i tifosi dobbiamo prendere esempio dal club».

Cosa può trasmettere il nuovo stadio?
«Adrenalina allo stato puro, passione. È uno stadio all’inglese e anche a livello di tifo mi aspetto un salto di qualità. Noi stiamo lavorando per far tornare la Juve ai livelli chemerita. Ci vorrà tempo. Ma la squadra non deluderà: l’atteggiamento sarà quello di gente che non si arrenderà mai alla sconfitta».

Lo stadio può condizionare?
«Lo stadio è un valore aggiunto, ma ti può dare o togliere. Dipende dalla cultura del tifoso. È facile sostenere la squadra quando vince, ma durante l’anno ci possono essere momenti di difficoltà. È qui che i tifosi fanno la differenza».

Gli stadi più belli che ha frequentato da giocatore?
«Old Trafford e Bernabeu e vorrei tornare a frequentarli».

Le più belle partite al vecchio delle Alpi?
«Quelle di Coppa Campioni. Anni irripetibili, non eravamo neanche consci di quello che facevamo: due finali di Uefa e quattro di Champions».

Quale insegnamento trarne?
«Quella era una squadra operaia, con dei capomastri. Alzavamo il campo».

Bello, cosa vuol dire?
«Che lo metti in salita per gli avversari. Il passato è bello perché non te lo tocca nessuno, ma noi guardiamo avanti».

Chi vince lo scudetto?
«Chi lo meriterà sul campo».