Al Friuli non c'è Matri, ecco Del Piero. E a lui vien da ridere...
Giochi il trofeo Berlusconi, ti fai male e salti la prima di campionato. Alessandro Matri sarebbe partito titolare insieme a Vucinic, ma la caviglia ha ceduto. Quagliarella parte dalla panchina, non ha ancora la forma migliore. Vucinic è lì, e insieme a lui toccherà a Del Piero condurre l'attacco juventino. Partirà titolare, e non sarà una partita come tante. L'anno della svolta, quella della riscossa lo vedrà protagonista sin dagli albori della nuova stagione. Anno 1998, 8 novembre. Siamo in autunno, temperature ancora accetabili, si gioca ad Udine e Alex c'è. Minuto 92. Pallone che spiove dall'alto, Alex è pressato ma prova ugualmente a crossare. Improvvisamente il gelo. L'autunno per pochi istanti si è trasformato in un gelido inverno, condito col calore soffocante dell'inferno. Il capitano è a terra. Braccio alto, sguardo dolorante e risonanza magnetica impietosa: lesione del legamento crociato anteriore e posteriore, intervento negli Stati Uniti e convalescenza di 9 mesi. Il calcio italiano guarda attonito. Insieme al suo compleanno, il 9 novembre, arrivano auguri di presta guarigione. Nove mesi sono tanti, infiniti, soprattutto quando sei nel pieno dell'exploit, quando vedi che all'orizzonte avresti accarezzato ogni trofeo. Alex si rialza, stampelle alla mano e sorriso stampato sul volto. I soliti al suo fianco, i più fidati. Riprende ad allenarsi e a vivere. A vivere con quel pallone che all'inizio sembra pesante, così come le accuse vili della stampa.
"Alex è finito, l'infortunio lo ha debilitato fisicamente". Non è vero. Non è mai stato vero. Appannamento naturale, paure che insorgono a ogni doppio passo, a ogni pallone calciato. Ma un fuoriclasse quelle le supera, così come dribbla ogni critica con la consueta classe, con una signorilità che appartiene a pochi. Alex c'è ancora, sguardo fiero e orgoglio granitico. Si riprende, torna a far gol. Non parla, e quando lo fa non le manda a dire. Sfiderebbe chiunque si fosse messo nei suoi panni a non togliersi qualche sassolino dalla scarpa. E con la sicurezza che accompagna ogni giocata, si lascia andare al solito sorriso irritante e spassoso. C'era in gioco la sua immagine e quella di un club glorioso. Ha sempre saputo che in fondo di Del Piero ce n'è uno solo. Unico e inimitabile, spocchioso e colmo d'umiltà, quella che appartiene ai fenomeni. Quello capace di rendere un mite autunno in un inverno gelido. Alex c'era e c'è sempre stato. Come ci sarà domenica, solito charme, solita classe cristallina. Iniziamo con te, ancora una volta. Come quella volta, come quel novembre del 1998 in cui ti sei rialzato e non sei più caduto. Tocca ancora a te capitano, buttala dentro ancora una volta. Noi siamo qui ad ammirarti, come abbiamo sempre fatto, come sempre faremo.
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