CONTE E LA JUVENTUS AL TROFEO "L. BERLUSCONI"

19.08.2011 20:05 di  Thomas Bertacchini   vedi letture
CONTE E LA JUVENTUS AL TROFEO "L. BERLUSCONI"
TuttoJuve.com
© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

Giunto a Torino, sponda juventina, nell’ormai lontano 1996, il croato Alen Boksic si trovò ad affrontare per la prima volta il Milan con i suoi nuovi compagni in occasione del trofeo "Luigi Berlusconi". L’appuntamento, fissato per il giorno 21 agosto, avrebbe messo di fronte la squadra campione d’Italia (i rossoneri) con i freschi vincitori della Champions League (i bianconeri).
Interrogato sul suo livello di conoscenza circa la tradizionale rivalità tra i due club nei momenti precedenti la gara, l’attaccante rispose: "Abbastanza, visto che si tratta pur sempre di una sfida storica, anche se arriva ad agosto. Diciamo che è la meno amichevole fra le amichevoli d’estate".

Come due avversari che si rispettano ma non si amano, pronti a duellare dall’inizio alla fine della stagione per contendersi i principali titoli nazionali ed internazionali, Juventus e Milan si scambiarono i veloci convenevoli di rito per poi affrontarsi a viso aperto sul campo: come confermato dallo stesso Boksic si trattò di una partita che si trasformò - col trascorrere dei minuti - in battaglia.
"La voglia di far bene è superiore a quanto possiamo dare in questo momento. I falli più duri hanno avuto inizio dopo un’ora di gioco, quando eravamo meno lucidi", ammise il rossonero Boban una volta terminato l’incontro.

Non a caso la rete decisiva venne realizzata da Stefano Eranio, entrato proprio al posto di Boban qualche istante prima del fischio finale. Il trofeo andò quindi al Milan, ma entrambe le contendenti uscirono ammaccate dallo scontro.

Un fallo commesso da Del Piero su Savicevic provocò una reazione sconsiderata del giocatore rossonero: in difesa del talento bianconero arrivò Antonio Conte, che si beccò lo stesso cartellino rosso sventolato dall’arbitro davanti al naso del montenegrino. Il prezzo da pagare fu altissimo per entrambi: due giornate di squalifica comminate dal giudice sportivo, da scontare in campionato. L’attuale allenatore juventino dovette così saltare l’esordio di Madama a Reggio Emilia (8 settembre), salvo poi ottenere uno sconto dalla Disciplinare ed essere nuovamente a disposizione di Lippi per la successiva gara casalinga contro il Cagliari.
Nella lista dei cattivi non finirono per un soffio Edgar Davids (all’epoca al Milan) e Paolo Montero, venuti pericolosamente a contatto durante la sfida con la compartecipazione di Angelo Di Livio.

Nella Juventus campione d’Europa in carica, stravolta da un mercato che aveva visto tra gli altri la partenza per l’Inghilterra (destinazione Premier League) dei due pezzi da novanta Vialli e Ravanelli, Marcello Lippi aveva provato ad inserire il gioiello Zidane nel cuore di un centrocampo a tre posizionato dietro il nuovo tridente offensivo, dove - rispetto al recente passato, come titolare - era rimasto il solo Del Piero.
Così parlò lo stesso Lippi, prima dell’incontro: "Per noi sarà partita vera e soprattutto sarà un’importante verifica. Vedremo se il processo di integrazione dei nuovi sta andando avanti, se certi equilibri sono presto raggiungibili. Bisogna provare se giocatori dalle determinate caratteristiche tecniche possano coesistere". Con il trascorrere del tempo, una volta iniziata la stagione, l’allenatore spostò il fantasista francese qualche metro più avanti, libero di divertirsi e divertire: a seguito di quella mossa la sua (nuova) Juventus spiccò definitivamente il volo.

In casa rossonera, con la squadra affidata ad un Tabarez che non arrivò poi a mangiare il panettone (venne sostituito dal rientrante Arrigo Sacchi), in quei giorni fece scalpore il grido d’allarme lanciato da Adriano Galliani in merito ai problemi del calcio nostrano: "Qui facciamo la fine del basket, sorpassato, e di molto, da quello greco. Un esempio: Vieira. Se l’avessimo venduto in Italia avremmo preso tutti i soldi tra quattro o cinque anni. Invece è arrivato l’Arsenal, ha offerto il doppio dell’ingaggio al giocatore e a noi ha chiesto: quanto? Cinque milioni di dollari. Hanno firmato l’assegno e i soldi sono già in banca. 128 società professionistiche sono troppe, non ci sono neanche in un Paese come gli Stati Uniti che ha quattro sport importanti come basket, football, baseball e hockey ghiaccio". A distanza di quindici anni da quelle dichiarazioni, lo stesso vice presidente vicario del Milan ha chiuso il cerchio sull’argomento, parlando di un calcio italiano diventato "da ristorante di lusso a pizzeria".

Domenica sera il trofeo "Luigi Berlusconi" giungerà alla sua ventunesima edizione: ad oggi le vittorie dei rossoneri sono undici, mentre ai bianconeri (che lo scorso agosto posero fine ad un digiuno che durava da cinque anni) sono andate le restanti nove. Il Milan ha affrontato squadre diverse dalla Juventus in tre occasioni (dal 1992 al 1994): le avversarie furono Inter, Real Madrid, Bayern Monaco. La minore affluenza di pubblico in quelle gare ed il maggiore fascino della sfida con la Vecchia Signora convinsero il  Diavolo a chiederle di diventare l’unica (ed esclusiva) contendente: il vero derby d’Italia, in fondo, è quello. Indirettamente lo ha ammesso recentemente anche Andrea Agnelli: "Noi abbiamo vinto 29 scudetti, il Milan 18 e l’Inter non so…".

Conclusa anche l’amichevole "meno amichevole" dell’estate, l’attenzione della truppa di Conte si concentrerà sul fine settimana successivo, quando finalmente riprenderà il campionato di serie A. Il Milan partirà nuovamente in pole position, forte della vittoria ottenuta nella scorsa stagione e di un’ossatura di squadra rimasta pressoché inalterata rispetto alla precedente, fatto salvo il trasferimento di Andrea Pirlo proprio a Torino (quella di domenica sarà, per lui, la prima volta a "San Siro" con la maglia bianconera).
Dall’arrivo di Antonio Conte per Madama sembrano essere finiti i tempi dei proclami, tanto che lo stesso tecnico ha celato le ambizioni del club dietro le parole "zitti, pedalare, lavorare".
Nell’attesa (e nella speranza) che arrivino presto anche i risultati positivi, se non altro c’è qualcuno che si ricorda (e ricorda) come si ragionava tempo fa alla Juventus.