PAGELLONE FINALE - Juve fallimentare. Si salvano in pochi

29.05.2011 18:00 di Davide Terruzzi   vedi letture
PAGELLONE FINALE - Juve fallimentare. Si salvano in pochi
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© foto di Alberto Fornasari

BUFFON 7 -  Ha saltato la prima parte della stagione per l’infortunio patito ai Mondiali. E’ rientrato tra le polemiche, ha avuto bisogno di qualche partita per ritornare ai suoi straordinari livelli pur mostrando qualche incertezza di troppo. Il portiere titolare per la prossima stagione è lui ammesso che resti a Torino. 

STORARI 8 - Definirlo vice Buffon è riduttivo. Ha dimostrato di poter essere il portiere titolare della Juventus dando sicurezza all’intero reparto e salvando in diverse occasioni il risultato. Sarebbe un peccato vederlo partire altrove anche perché la coppia di portieri dà ampie garanzie.

GROSSO 6 - Scaricato dalla dirigenza, dopo l’infortunio di De Ceglie è diventato il titolare della corsia sinistra alternando buone giocate in fase offensiva e qualche dimenticanza di troppo in quella difensiva. 

GRYGERA 5 - Difficile giudicare la stagione del difensore ceco. Frenato dagli infortuni, ha fatto una stagione mediocre come il suo livello. Non dà più garanzie quando viene impegnato. Il suo nome è inserito tra quello dei partenti. 

LEGROTTAGLIE 5.5 - Doveva essere l’uomo di fiducia di mister Delneri, ma il tecnico di Aquileia non ha mai puntato su di lui. A gennaio si è trasferito a Milano cercando fortuna e ha vinto uno scudetto. 

MOTTA 4 - E’ diventato l’emblema della stagione fallimentare, fischiato ogni volta che toccava palla. Imbarazzante in fase difensiva, propositivo in quella offensiva. Non è cresciuto nel corso della stagione, ha sentito eccessivamente il peso della maglia. Torino non è l’ambiente giusto per lui, verrà riscattato e inserito immediatamente in qualche trattativa. 

RINAUDO 4 - Acquisto misterioso il suo. Ha fatto registrare solamente una presenza stagionale schierato nel ruolo di esterno destro e poi si è infortunato. 

SALIHAMIDZIC 5 - Ripudiato dalla società, ma poi recuperato, ha giocato come terzino destro. Da buon operaio del calcio ha fatto il suo. 

SORENSEN 6.5 - La sorpresa della stagione. Ha fermato Eto’o, ha dato il meglio nella prima parte della stagione per poi finire in calando. E’ un giovane che va fatto crescere senza dargli eccessive responsabilità. 

TRAORE' 4 - Altro acquisto misterioso. Se Wenger lascia partire un suo giocatore senza monetizzare significa che questo non è un fenomeno. Sembra che sia arrivato a Torino per svernare e aveva paura di sporcare la maglia. Troppo elegante per essere vero. 

CHIELLINI 5 - Doveva essere il perno del reparto difensivo, ma ha mostrato troppi limiti caratteriali per fare il definitivo salto di qualità. Bravissimo nell’uno contro uno, meno, decisamente meno, quando si tratta di guidare i compagni. Ragiona troppo con la pancia che col cervello, ma nonostante tutto resta un uomo da cui ripartire. 

BONUCCI 4 - La più grande delusione della stagione. Chissà quanto gli saranno fischiate le orecchie quando ha sentito le parole di Agnelli. E’ uno dei giocatori simbolo della Juventus 2010-2011: tante parole, pochi fatti. Ha le caratteristiche per essere un giocatore da top team, ma deve crescere, e tanto, a livello caratteriale. 

BARZAGLI 8 - Accolto con scetticismo da tifosi e critici, ha smentito tutto a suon di buone prestazioni. E’ ritornato il giocatore che avevamo ammirato ai Mondiali del 2006. E’ stato il migliore del reparto arretrato guidando la difesa con sicurezza e classe. VOTO 8

DE CEGLIE 6 - Il ragazzo è davvero sfortunato. Era migliorato a livello difensivo sfornando cross interessanti per le punte. E’ stato frenato sul più bello per colpa di un infortunio alla rotula. Si giocherà il posto da titolare con Ziegler.

PEPE 5 - Ha lasciato Udine per conquistare la Champions a Torino. Non sa leggere nel futuro. Arrivato come attaccante esterno, in bianconero si è trasformato in centrocampista rincorrendo gli avversari. E’ un uomo di quantità più che di qualità. Uomo spogliatoio per eccellenza, potrebbe trovare fortuna come terzino. 

MARCHISIO 5.5 - Ha iniziato la stagione con l’ansia del contratto arrivato nelle ultime settimane della stagione. Rischia di diventare un jolly di centrocampo, il meglio di sé lo dà quando riesce a buttarsi negli spazi. Deve crescere, e tanto, sotto l’aspetto caratteriale. 

SISSOKO 4 - L’ufo della Juventus. Era l’idolo dei tifosi, potrebbe lasciare Torino sebbene Antonio Conte straveda per lui. Nelle poche presenze stagionali ha sbagliato una quantità industriali di palloni dando evidenti segnali di nervosismo. La Piovra Nera che recuperava palloni su palloni non c’è più.

LANZAFAME 4 - Richiamato alla base dopo le positive esperienze a Bari e Palermo, ha iniziato bene coi preliminari di Europa League prima di immalinconirsi in panchina. A gennaio è sbarcato a Brescia, non lasciando neppure lì il segno. 

AQUILANI 5.5 - Arrivato a fine agosto da Liverpool come regista, è stato reimpostato da Delneri come mediano. Ce lo ricordavamo ai tempi della Roma dove aveva una forte predisposizione offensiva, ma a Torino è stato troppo legato a fare filtro. La sua grande pecca è la personalità: uno come lui deve prendere in mano la squadra nei momenti di difficoltà. 

KRASIC 5 - Prima parte della stagione eccezionale. Abbiamo ancora tutti negli occhi i suoi gol decisivi, le sue discese lunga la fascia destra: era incontenibile. Poi si è spento. Ok, non riposava da due anni, poteva essere stanco, ma una volta che gli avversari gli hanno preso le misure, lui è sparito. In netta difficoltà sui movimenti difensivi.

FELIPE MELO 5 - Trattenuto per volontà dei vertici, ha inizialmente ripagato la fiducia di Marotta e Delneri con delle buone prestazioni, ma restando lontano dai livelli di Firenze. Il 2011 è iniziato con la follia contro il Parma e da lì è andato in discesa. Molto probabilmente lascerà Torino per cercare fortuna altrove. 

MARTINEZ 3 - E’ il simbolo della campagna acquisti voluta e impostata da Beppe Marotta. Acquistato per 12 milioni, una follia, ha deluso fortemente. Frenato dagli infortuni, ha sentito il peso della maglia della Juventus che non è quella del Catania. Colpa sua, certo, ma anche di chi lo ha voluto a tutti i costi. 

IAQUINTA 5 - Un gigante di cristallo. 20 presenze stagionali e 4 reti. Ha dato un buon contributo quando è stato chiamato in causa, ma i troppi infortuni lo hanno frenato a lungo. E’ un giocatore sul quale è difficile puntare per il futuro.

AMAURI 5 - A inizio stagione Marotta e Dlenri, per necessità mista a convinzione, hanno puntato su di lui. Sembrava essersi ritrovato nelle prime amichevoli e partite ufficiali, ma una volta che la stagione è entrato nel vivo ha mostrato tutti i suoi limiti caratteriali. La maglia della Juventus pesa, le sue spalle sono grosse, ma non sufficientemente forti per reggere le pressioni. Rinato a Parma, non resterà a Torino portando un buon gruzzolo nelle casse bianconere.

MATRI 7.5 - Arrivato l’ultimo giorno di mercato, ha rappresentato una piacevole sorpresa. In sedici presenze stagionali, è andato a segno 9 volte dimostrando una continuità degna di grande squadra dimostrando di poter essere il centravanti titolare. 

TONI 5.5 Altro acquisto arrivato a gennaio per tamponare l’emergenza vittima rimanendo vittima anch’egli di un infortunio muscolare. Da apprezzare la sua volontà e dedizione alla causa, ma è lontano dal giocatore che avevamo visto negli ultimi anni. 

QUAGLIARELLA 8 - Accolto con scetticismo da tifosi e critici ha risposto a suon di gol, 9 in 17 partite, trascinando la Juventus ai vertici della classifica. L’infortunio del 6 gennaio lo ha frenato minando i sogni di gloria della squadra di Delneri. 

DEL PIERO 8.5 -  A 36 anni suonati, Ale è stato il giocatore più presente in questa stagione. Si resta estasiati ammirando il suo talento infinito. Andrebbe clonato prima che decida di lasciare Torino. Non è riuscito a trasmettere la sua voglia di vincere al resto della squadra. 

DELNERI 4 - Arrivato a Torino dopo la straordinaria cavalcata di Genova, ha iniziato la sua avventura in bianconero con carica ed entusiasmo. I primi mesi sono stati positivi, ma da gennaio in poi è entrato in un tunnel dal quale non è più saputo uscire. La sua Juventus viene annoverata tra le peggiori che la società bianconera abbia schierato: squadra senza identità, senza gioco, fragile e provinciale. Di grande aveva solo il nome. Qualche alibi, gli infortuni ad esempio, li ha, ma nascondersi dietro a essi non serve a nessuno. Ammettere gli errori commessi è segno di forza, non debolezza, ma mister Delneri si è trincerato con le sue granitiche certezze.

MAROTTA 4 - La sua nomina a direttore generale fu accolta con piacere da parte di critica e tifosi. Finalmente arrivava a Torino, dopo l’inarrivabile Moggi, una persona competente che andava a ricoprire la maggiore carica tecnica. Ha sbagliato quasi tutto: dalla scelta dell’allenatore a quella dei giocatori. Ha puntato su una rivoluzione acquistando tanto e male. Martinez è l’esempio di una scellerata campagna acquisti, fatta in fretta e furia senza una logica ben precisa. A Torino servono campioni, giocatori con forte personalità. Figurine in bianconero sono destinate a trovare spazio solo sull’album Panini. Pare aver capito gli errori commessi, ma il suo futuro si gioca sulla prossima campagna acquisti.

AGNELLI 5.5 -  Ha dimostrato di non possedere la bacchetta magica e di non poter risolvere in poco tempo la situazione tragica che la gestione Blanc-Secco ha lasciato. Si dice che abbia dovuto subire la scelta di Marotta come direttore generale e quella di Delneri come allenatore, ma ha avvallato le decisioni puntando con convinzione su una forte rivoluzione della rosa. I risultati non gli hanno dato ragione, ma soprattutto Andrea è rimasto deluso dall’attegiamento dei senatori dello spogliatoio che pare abbiano perso l’identità bianconera. Su Calciopoli si è fatto sentire con convinzione, ma dalla Federazione risposte non ne sono arrivate. La Juve ha perso peso politico: a lui il compito di creare nuovi equilibri in Lega e Figc. Ora punta tutto sulla campagna acquisti di quest’estate: se dovesse fallire, non avrebbe più scuse. Ma è utile cambiare presidente ogni due anni?