LA JUVE SI RILANCIA A ROMA. E QUELLA FRASE DI MORATTI...

03.05.2011 21:30 di  Thomas Bertacchini   vedi letture
LA JUVE SI RILANCIA A ROMA. E QUELLA FRASE DI MORATTI...
TuttoJuve.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

"Il nostro dovere è di non lasciare nulla di intentato e l’obiettivo quindi è di fare il massimo dei punti nelle ultime quattro partite". Con queste dichiarazioni Del Neri descrisse lo spirito che animava la Juventus prima dell’incontro disputato ieri sera a Roma contro la Lazio.
Così espresse, in tutta sincerità, sembravano dare origine ad una versione "mascherata" del famoso concetto delle quattro finali consecutive da vincere, senza che comunque venisse stravolto il significato.

Nella sostanza, in effetti, variava poco: per dare un senso alla parte conclusiva della propria stagione alla Vecchia Signora non restava altro da fare se non provare a cogliere successi in tutte le gare rimaste a disposizione, per poi guardare - di volta in volta - cosa sarebbero state in grado di combinare le squadre davanti a lei in classifica.

Indossati i panni della sfavorita, espugnando lo stadio "Olimpico" la Juventus è riuscita a rilanciarsi, rovinando - nel contempo - i piani dei biancocelesti: senza i tre punti della mancata vittoria contro Madama la trasferta che dovranno affrontare ad Udine domenica prossima è diventata estremamente delicata. In caso di sconfitta verrebbero superati dai friulani; con un pareggio dovrebbero sperare in un risultato positivo del Milan contro la Roma per mantenere il quarto posto. In ogni caso adesso alla Lazio manca quel distacco necessario sulle dirette contendenti per giocarsi le ultime due giornate del torneo con relativa tranquillità, lasciando loro i posti disponibili per partecipare all’Europa League. Gli spiccioli, in pratica.

Madama era arrivata nella capitale forte di un miniciclo di sei risultati utili consecutivi, frutto di tre vittorie e altrettanti pareggi: troppo poco per fare salti in alto in classifica, abbastanza per rimanere nei dintorni degli obiettivi minimi ed alimentare ogni tanto nell’ambiente speranze di un balzo finale che le potesse consentire di dare (come detto) un senso alla stagione.
Le capitò una cosa simile anche ad inizio campionato, quando dalla sconfitta casalinga contro il Palermo (23 settembre 2010) a quella col Parma (sempre a Torino, 6 gennaio 2011) passarono tre mesi e mezzo e tredici incontri, di cui soltanto sette vinti. Quello, però, era il momento buono per cavalcare l’onda dei risultati positivi e raccogliere il più possibile, a fronte di momenti difficili che prima o poi, così come successo, sarebbero arrivati.

Sommati i (pochi) punti conquistati ad oggi dalla Juventus con quelli (molti) dilapidati nel corso dell’anno, è aumentato il rammarico per quanto poteva essere e non è stato. Non si sta certamente parlando di scudetto, quanto di poter accedere alla prossima edizione della Champions League entrando dalla porta di servizio, se non - addirittura - da quella principale. Infortuni a parte, una delle principali cause che hanno portato alla situazione attuale è la carenza di campioni di elevato spessore tecnico nella rosa a disposizione di Del Neri, quelli che aiutano non soltanto ad aumentare la qualità del gioco in mezzo al campo, ma consentono anche di avere a disposizione la personalità indispensabile per vincere quelle gare il cui risultato rimane in equilibrio sino al novantesimo minuto.
I campioni, quelli veri, oltre alla classe aggiungono la voglia di imporsi tipica di chi non si arrende (e non si accontenta) mai. Ovviamente non è un caso se nel corso delle ultime due stagioni la Juventus è riuscita ogni tanto a tirare fuori la testa dalla sabbia in concomitanza con le giornate in cui Del Piero l’ha presa per mano.

Prima dell’infortunio di Quagliarella si diceva che le mancasse una punta di peso fisico e specifico che potesse consentirle di "chiudere" quelle partite nelle quali era indispensabile il classico colpo del kappaò per avere ragione dell’avversario di turno; a seguito di quanto capitato all’attaccante di Castellammare di Stabia la Vecchia Signora rimase con poche munizioni nel reparto offensivo per due settimane (e tre gare: Bari, Sampdoria, Udinese) anche a causa dello stop forzato di Toni trascorsi pochi giorni dal suo arrivo a Torino, raccogliendo la miseria di quattro punti.

Il successivo innesto di Matri non bastò per colmare le lacune che - nel frattempo - si erano manifestate in altre zone del campo. Una squadra come la Juventus che in trentacinque gare di campionato non è in grado di vincerne sette dopo essere passata in vantaggio, accumula nove sconfitte, ha una media inglese di "- 13", subisce quarantadue goals (contro i ventitré del Milan o i trentatré della stessa Lazio) e totalizza due punti in più di quanto realizzato lo scorso campionato, più che di rimpianti deve parlare di errori. Di programmazione e di gestione, senza dimenticare come la sfortuna - per diverso tempo - è stata una cattiva compagna di viaggio.

Anche se, come ha correttamente osservato Del Neri al termine della gara disputata ieri sera, nell’arco di un’intera stagione ci sono pure situazioni nelle quali si riesce ad ottenere più di quanto si meriti: sempre la Lazio, giusto per fare il nome di una "vittima" dei bianconeri tanto all’andata quanto al ritorno, nonostante le buone prestazioni non è riuscita a racimolare contro la Juventus neanche un punticino a causa della sconfitta di Roma e di un goal a tempo abbondantemente scaduto di Krasic con la complicità di Muslera a Torino.

Adesso rimangono tre giornate (e nove punti) per sperare in un quarto posto difficile, ma ancora non impossibile. Nel frattempo il presidente dell’Inter Massimo Moratti "scuce" il tricolore dalle maglie della sua squadra per porgerlo al Milan: "Chi vince lo scudetto lo merita sempre". Chissà se lo avrà detto anche davanti al procuratore federale Palazzi nell’incontro che ebbero poco più di un mese fa, quando discussero degli anni in cui era la Juventus a fare raccolta di tricolori.
Queste parole non avranno certamente fatto piacere ad Andrea Agnelli, mentre John Elkann ha già fatto sapere di essere proiettato nel 2014: "I miei sentimenti sono legati alle cose che faremo in futuro. Non ho nessun tipo di attitudine nostalgica".
Solo chi è juventino può capire…