BUFFON: "Non partiamo battuti. Siamo un'ottima squadra che può diventare grande. Con Storari rapporto molto buono. Del Piero futuro Juve"

21.01.2011 21:40 di Redazione TuttoJuve   vedi letture
BUFFON: "Non partiamo battuti. Siamo un'ottima squadra che può diventare grande. Con Storari rapporto molto buono. Del Piero futuro Juve"
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© foto di Alberto Fornasari

Alle 19:30, come programmato, Sky Sport ha mandato in onda la lunghissima intervista realizzata da Federico Ferri a Gianluigi Buffon. Ecco la trascrizione integrale, riportata sul sito ufficiale bianconero:

Bentornato Gigi. Qual è stata la tua prima sensazione quando hai rimesso i guanti e sei rientrato in porta?
Quando ho rimesso i guanti era circa un mese fa, dunque ancora prima di poter disputare la prima partita. Sicuramente c’è stata un po’ di emozione, anche se mi allenavo ancora lontano da Vinovo, ero spesso all’Isokinetic. Il fatto di indossare i guanti era una piccola tappa che avevo raggiunto, che avevo conseguito, e che mi dava fiducia e speranza.

Hai mai avuto paura? Paura di non poter rientrare, di non essere più quello di prima, magari guardando ai rischi che comportava un intervento come quello che hai subito…
Più che paura io ho sempre avuto rispetto di tutti gli infortuni che ho avuto. E ne ho avuti anche parecchi… Come dico sempre, quando una persona ha avuto la possibilità di svolgere un lavoro come il mio è giusto che paghi dei dazi e io penso di averne pagati da quel punto di vista. Però sono fatalista e penso che se una cosa capita, se un problema c’è, si possa risolvere. Sennò non sarebbe un problema.

Mi dici come hai vissuto i giorni della fisioterapia, del lavoro in palestra dopo l’intervento?
Li ho vissuti cercando più che altro di non sovraccaricare le strutture nervose, in questo caso la testa. È inevitabile che stare fuori per sei, sette mesi - per uno come me che è abituato a essere sempre sollecitato, sempre protagonista - non è facile. L’ho vissuta forte dell’esperienza che avevo maturato prima del Mondiale 2006, quando mi ero infortunato alla spalla ed ero stato fuori cinque mesi. In quel caso avevo fatto il recupero sempre insieme alla squadra, stavo sempre con i ragazzi, e devo dire che a livello nervoso avevo sofferto maggiormente. È inevitabile che stando sempre insieme a loro, sentivo sempre parlare delle partite, di quello che accadeva e purtroppo io continuavo a stare fuori e a non poter essere protagonista come loro. Questa cosa l’avevo vissuta male.

Per questo stavolta sei stato in disparte?
Si, stavolta l’ho gestita in maniera diversa e sono arrivato in maniera più serena e più tranquilla all’appuntamento con il ritorno in campo, alla partita.

Che Juve hai lasciato a maggio e che Juve hai ritrovato a gennaio?
La Juventus di maggio è stata la Juventus che indubbiamente ha fallito ogni tipo di obiettivo. Una Juventus che ha deluso sotto tutti i punti di vista perché poi le ultime partite sono state veramente uno strazio per chi aveva un vago ricordo, anche solo vago, della Juventus vera. Io penso che quello sia stato inevitabilmente il nostro punto più basso.

E quella di oggi che Juventus è?
Questa è una Juventus che è costruita con tanti giocatori giovani, con moltissimi italiani, alcuni campioni, alcuni ottimi giocatori, altri ragazzi che stanno cercando la consacrazione, per cui è un mix di cose che potrebbero fare sì che, se si lavora nella maniera giusta e si inanellano delle situazioni anche fortuite, poi si possa disputare una grande stagione come lo è stato fino a tre, quattro domeniche fa, prima di perdere quelle due partite di fila. Adesso finalmente con il Bari ci siamo ripresi e speriamo di continuare quel cammino.

Come ti poni di fronte ai giudizi dati sugli obiettivi che può raggiungere la Juventus? Scudetto, zona Champions o…
Penso che sia innegabile dire che ci siano squadre o ci sono due squadre che probabilmente partono più avvantaggiate rispetto a noi, questo lo sappiamo tutti. È chiaro che poi con questo non bisogna fasciarsi la testa e neppure pensare di partire già sconfitti. Una squadra come la nostra deve sempre disputare ogni partita, sempre ogni torneo con la consapevolezza di essere un’ottima squadra che può diventare grande. Però l’importante è non toccare i minimi storici dell’anno scorso. A questo ci tengo molto.

Qual è la favorita per lo scudetto?
La favorita? Per me la squadra più forte è l’Inter. In assoluto. Però la favorita è il Milan perché è partita meglio dei nerazzurri e perché secondo me l’Inter è stata falcidiata per tre o quattro mesi da troppi infortuni.

Tu hai detto: in questo periodo molti hanno parlato di me, ma io sono stato zitto. Allora vorrei riportarti quello che è stato detto, che abbiamo detto, su di te e chiederti la tua versione. Comincio da: “Buffon era arrabbiato perché Storari è stato preso prima che si facesse male, dunque sa che la società voleva venderlo”. Vero o falso?
Falsissimo. Con la massima serenità lo posso dire. Io mi ero visto ancora a giugno con il nuovo direttore Marotta per sapere che tipo di prospettive avevo e se era intenzione da parte della società di continuare con me, lui mi aveva assicurato che saremmo andati avanti e anche la società avrebbe avuto piacere che io mantenessi il mio ruolo nella Juve. Poi è chiaro che nel momento in cui mi sono fatto male, è normale che anche loro dovessero prendere un portiere.

Vado avanti: “Buffon l’ha presa molto male perché non è stato confermato il preparatore dei portieri, e suo personale, Alessandro Nista”.
No, diciamo che in linea di massima credo sia più che normale che ci sia questo tipo di presa di posizione da parte della società, nel momento in cui arriva un allenatore nuovo come Del Neri con il suo staff. Poi le modalità fanno il resto. Però, ripeto, quello è un diritto che una società ha.

Ancora: “I rapporti con la società sono freddi, Buffon non è più al centro del progetto del club, come per la precedente dirigenza”.
Queste sono cose che dovete chiedere alla società, io per quello che mi riguarda ho parlato con Andrea Agnelli e con il direttore Marotta, ho parlato spesso con il mister e sinceramente mi sembra di avere avvertito una certa fiducia nei miei confronti. Una certa importanza.

Non senti questa freddezza nei rapporti?
No, rapporti freddi no. Sinceramente sento dire questa cosa spesso anche per quanto riguarda il mister ma io con il mister ho parlato spessissimo, anzi spesso ci scherziamo anche… Se ci fosse un rapporto freddo non avrei neppure voglia di parlare con una persona, è innegabile.

L’ultima: “Buffon guadagna troppo, la società lo deve vendere”.
Cosa posso dire io? Questo è un altro discorso da fare con la società. Io non posso dare una risposta. Non so se questo può essere un problema o no. Sicuramente penso che i calciatori siano fortunati perché guadagniamo tanto, d’altra parte credo che ci sono certi giocatori per i quali è giusto e normale guadagnare certe cifre.

Hai ricevuto una testimonianza d’affetto straordinaria dei tifosi al momento del tuo rientro in campo: che cosa significa per te?
È stato uno dei momenti più belli e più toccanti da quando sono alla Juventus, in dieci anni di Juve. Alla fine erano sette mesi che ero completamente fuori e non sai mai quale può essere la reazione del tifoso che ti rivede. È chiaro che la dimostrazione che c’è stata, di amore incondizionato nei miei confronti da parte del pubblico, è stata un qualcosa che non può fare rimanere insensibili. Questo è poco ma sicuro.

Domenica tutto lo stadio ha tributato un’ovazione a Marco Storari, che ti ha sostituito in questo periodo, e tu ti sei associato a questo applauso. Che rapporto c’è tra voi?
Molto buono, perché è un ragazzo con il quale si sta bene, si parla, si lavora, si scherza, si ride, per cui in linea di massima credo che anche lui abbia caratterialmente delle peculiarità simili alle mie. Del resto in 17 anni di calcio penso di essere andato d’accordo con quasi tutti i miei colleghi.

Cosa consigli a Storari? Di andare o di restare alla Juve?
Marco deve fare quello che ritiene più opportuno. È grande abbastanza per potere sapere cosa fare. Parlandoci in questi giorni, è chiaro che anche lui ha ribadito che è stato felicissimo di essere stato qua sei mesi, di avere fatto benissimo il suo lavoro come ha fatto, di avere creato con l’ambiente e con i tifosi un ottimo rapporto, però giustamente è un ragazzo ambizioso, un ragazzo che probabilmente adesso che ha 33/34 anni si sente nel pieno della sua maturità e magari non vorrebbe fermarsi proprio ora. Questo sono secondo me delle motivazioni più che giustificabili. Però è anche vero che, sai, la Juve è sempre la Juve. E a lasciarla fai sempre fatica.

Del Neri ha chiarito il senso di quelle sue frasi su di te e su Storari di un mese fa. Ti chiedo che cosa hai pensato quando le hai sentite quelle parole e se hai parlato con lui dopo quella conferenza.
Io le parole non le avevo sentite, devo essere sincero. Chiaramente mi avevano avvertito il giorno dopo in ottantamila persone… È chiaro che non ti può fare piacere quando su un giornale, o su due o su tre vengono riportate a caratteri cubitali certe notizie, però devo essere sincero che il giorno dopo il mister mi ha subito chiamato negli spogliatoi e mi ha spiegato la motivazione di certe sue frasi e del fatto che chiaramente anche a voi giornalisti faceva comodo riportarle in una certa maniera per creare una certa situazione. Penso che sia stato anche un gesto di rispetto nei confronti di Storari e sia stata una cosa giusta dirlo. Io non ho mai giocato perché qualcuno mi ha regalato qualcosa o per debiti di riconoscenza. Io ho sempre giocato perché in linea di massima ho sempre dato un contributo importante alla mia squadra quando sono stato bene e anche quando sono stato un po’ meno bene. Nel momento in cui non sono in condizione di dare un ottimo contributo, è giusto che giochi qualcun altro.

Sei diventato capitano della Nazionale praticamente mentre eri sul lettino della sala operatoria: ti senti di dovere qualcosa adesso a Prandelli?
Sicuramente di ringraziarlo, è il minimo. Soprattutto in determinati momenti nei quali uno è in difficoltà fisica come lo ero io – e anche mentale e psicologica perché non è stata una passeggiata di salute l’intervento che ho avuto - il fatto di sapere che c’è una persona, ovvero il ct della Nazionale, che si esprime in maniera entusiastica nei tuoi confronti, è una cosa che ti dà forza, ti dà morale, ti dà ancora più voglia di potere recuperare il prima possibile perché sai che ti stanno aspettando e perché sai che ci sono ancora per qualche anno, mi auguro, degli obiettivi importantissimi per i quali vale la pena di rimettersi in piedi e andare a lottare. Probabilmente ho capito lì che il mio ciclo con la Nazionale non si era ancora concluso e c’era ancora grande fiducia nei miei confronti e grandi aspettative. Quando ci sono grandi aspettative nei miei confronti mi piace rispondere “presente”.

Fra pochi giorni compirai 33 anni. Senti che per te è iniziato un secondo tempo della tua carriera, come se l’infortunio avesse fatto un po’ da spartiacque?
Ma, secondo tempo… Io ho fatto diversi tempi, secondo me, nella mia carriera. Perché inevitabilmente già il fatto di essere venuto dal Parma alla Juve, dieci anni fa, era già un secondo tempo. A Parma ero l’astro nascente, ero il ragazzo genio e sregolatezza che sicuramente aveva già fatto cose strabilianti, alla Juve invece dovevo trovare la consacrazione in una grandissima squadra, in una grandissima realtà, e tutto questo è accaduto. Poi è arrivata la vittoria ai Mondiali del 2006, la serie B dopo un mese, tornare in serie A, la rinascita della Juve, il fatto di avere compiuto trent’anni, poi l’infortunio, adesso i 33 anni… La mia carriera è stata scandita da diverse tappe molto importanti.

Fino a quando vuoi giocare?
Voglio giocare fino a quando sono in Nazionale, questo è poco ma sicuro, e se in Nazionale riesco a starci per più di due anni – magari se riuscissi ad arrivare al prossimo Mondiale – e se poi non fossi più convocato potrei anche pensare di smettere di lì a breve. Ma sicuramente la Nazionale detterà in maniera importante i miei tempi.

C’è qualcosa che hai riscoperto, intendo in senso positivo, in questi mesi di vita diversa, lontano dai campi, con le domeniche senza calcio?
Una grande paura che ha una persona come noi, impegnata giornalmente con intensità, è quella di smettere un giorno di essere così sotto pressione e di dire “chissà se a casa riuscirò a condurre una vita normale, come una persona normale, con mia moglie, i miei figli…”. Questa era una paura che sinceramente avevo anche io. Devo dire che io questa vicenda l’ho affrontata con curiosità, e alla fine mi sono detto che la famiglia che con mia moglie abbiamo costituito… il fatto di avere scelto una donna come lei… si sta rivelando una scelta giusta e azzeccata perché anche quando stiamo tanto insieme non ci annoiamo, si va d’accordo. Questo è molto importante.

Dunque la famiglia è stata molto importante in questi mesi: Alena, i tuoi genitori…
Sì, sono stati grandi. Perché è inutile negarlo, quando hai determinate problematiche, quando sei toccato al cuore, nell’orgoglio, ti rifugi sempre dalle persone delle quali hai una fiducia illimitata e che sai che non ti tradiranno mai. Come i genitori, le sorelle, la moglie, i figli e quei due o tre amici che ho.

Secondo te Del Piero la prossima stagione dovrebbe giocare ancora nella Juventus?
Penso che alla fine Ale giocherà ancora con noi e più che altro avrà sempre un ruolo importante per noi. Il suo ruolo se ci penso è in campo, perché risulta ancora decisivo con le sue giocate, ma anche fuori dal campo, anche solo per insegnare ai giovani che arrivano alla Juve o ai nuovi che cos’è la Juve, cosa trasmettere a questi ragazzi perché alla fine anche io quando sono arrivato qua dieci anni fa se non ci fossero stati esempi come Antonio Conte, Ciro Ferrara, come Paolo Montero, dai quali potevi attingere qualcosa di importante e unico sul mondo Juve, sarebbe stato più difficile il mio inserimento. Invece grazie a queste persone che avevano alle spalle ormai anni e anni di Juve, è stato molto più semplice.

Tu e Del Piero vi sentite un po’ come dei panda in via d’estinzione: siete gli ultimi rimasti tra i campioni del mondo che hanno deciso di restare in B, siete le ultime bandiere…
Dei panda sicuro perché restiamo nel mondo Fiat… Però sicuramente credo che fra me, Del Piero e altri casi come Totti o Materazzi all’Inter, o Zanetti, insomma ci sono tantissimi giocatori che hanno fatto e stanno facendo la storia dei propri club. È chiaro che ormai da un po’ di tempo a questa parte senti la gente che spesso dice che le bandiere non esistono più ma questo non è vero. Le bandiere secondo me ci sono. Poi alcune volte è questo calcio business che fa sì che non ci possano più essere. Ma alcune volte non perché dipenda solamente dai calciatori, ma dalla volontà di tante persone, compresa la società. Per cui non è detto che il fatto che non ci siano bandiere dipenda solo dal giocatore. Io penso che dipenda dal calcio in toto che è cambiato.

E questo varrà anche per te?
No, mi auguro di no. Mi auguro di poter continuare per tutta la mia carriera alla Juve.

L’anno prossimo Buffon giocherà nella Juventus?
Non vedo perché no. Credo proprio di sì, nel senso che a oggi le premesse per continuare ci sono tutte, anche perché ho giocato solo due partite, fatemene fare almeno altre quindici per avere un po’ più di certezza. Questo è quello che mi auguro, ecco. Poi siamo sotto questo cielo e basta avere pazienza. Ma penso che le possibilità ci siano.